Ecco i primi effetti delle sanzioni sull'economia della Russia
La filiale europea della banca di stato russa Sberbank è a rischio bancarotta. Oggi l’elenco ufficiale degli istituti che saranno espulsi dal sistema internazionale di pagamenti Swift
Le sanzioni economiche imposte dall’Unione europea per fermare la guerra in Ucraina colpiscono al cuore la finanza russa. Durante la notte, la Bce ha dichiarato che la Sberbank Europe Ag, la filiale europea della banca di stato russa con sede a Mosca, è in sostanza a rischio bancarotta. Sberbank è infatti uno dei maggiori istituti di credito della Russia e il più grande dell’Europa dell’est. Per la Bce, la Sberbank Europe e alcune delle sue controllate dell’area euro (Slovenia e Croazia) hanno subìto un “drastico deterioramento della loro posizione di liquidità e non ci sono misure che possano realisticamente ripristinare tale posizione”. Perciò è probabile che “la banca non sia in grado di pagare i suoi debiti o le altre passività alla scadenza”.
Intanto, è attesa in giornata la pubblicazione dell’elenco ufficiale delle banche russe che saranno espulse dal sistema internazionale di pagamenti Swift, che collega 11 mila istituti in tutto il mondo ed è responsabile dell’esecuzione della stragrande maggioranza delle operazioni finanziarie. Josep Borrell, l’alto rappresentante per la politica estera dell’Ue, ha sottolineato che il provvedimento sarà selettivo in modo da provocare gravi danni al sistema finanziario russo ma al tempo stesso lasciando un certo margine di operatività per le famiglie. La promessa di Bruxelles di fare tutto il possibile anche sul piano economico per isolare la Russia sta per essere in pratica con un’azione a tenaglia tra Bce e istituzioni economiche europee che ha già costretto la banca centrale russa ad aumentare d’un solo colpo i tassi d’interesse del 10,5 per cento. “La Russia è sul punto di essere scollegata dal sistema economico mondiale”, ha detto stamattina il segretario di stato francese per gli affari europei, Clement Beaune, invitando l’Unione europea ad essere consapevole dei suoi punti di forza nel gestire il conflitto ucraino.
Le interrelazioni tra il sistema bancario russo e quello occidentale sono tali da consentire di attaccare ai fianchi Mosca che forse non aveva messo in conto quanto l’impatto del crollo della sua reputazione potesse provocare una fuga di capitali da una istituzione statale come la Sberbank che è sì controllata dalla Federazione russa, ma in Europa opera attraverso una filiale con la testa in Austria e che per questo ricade sotto la vigilanza della Bce. Quest’ultima ha assunto la supervisione della Sberbank Europe Ag nel 2014 in considerazione dell’ampiezza delle sue attività transfrontaliere. Sberbank Europe ha a sua volta filiali nella Federazione di Bosnia ed Erzegovia, Repubblica Srpska, Repubblica Ceca, Croazia. Ungheria, Slovenia e Serbia (ha anche una filiale in Germania) e a fine 2021 il suo patrimonio era di 13,6 miliardi di euro. Oggi secondo la Bce la Sberbank Europe Ag e le sue due filiali che ricadono nell’unione bancaria, cioè in Croazia e in Slovenia, “sono in dissesto o rischiano di fallire a causa del deterioramento della loro situazione di liquidità”.
Che tipo di impatto avrà questa decisione sul sistema finanziario russo e su quello occidentale è ancora prematuro dirlo. I depositi nella Sberbank sono garantiti fino a 100 mila euro e quindi i piccoli risparmiatori dovrebbero godere di una specie di rete di protezione (anche se da questa mattina il ritiro dei contanti è stato limitato), ma per ora non si sa quante imprese occidentali usassero queste filiali per le loro attività economiche con la Russia e in ogni caso sembra che a dare il via al ritiro dei capitali siano stati da giorni proprio gli operatori economici europei e occidentali spaventati dall’escalation di tensioni. Sul piano finanziario, la decisione della Bce sembra aver colpito soprattutto gli azionisti della Sberbank, cioè lo stato russo visto che la banca sta perdendo tre quarti del suo valore alla borsa di Londra dove è quotata (il titolo è andato giù del 75 per cento).