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“L'unica alternativa al carbone è tenere al freddo l'Italia”. Parla Tabarelli

Maria Carla Sicilia

Aumentare la quota di carbone nel mix energetico è la soluzione più rapida per compensare una quota di gas russo. E potrebbe anche calmierare i prezzi. “Non farlo è follia”, ci dice il presidente di Nomisma Energia 

E’ ormai chiaro che per sostituire i 29 miliardi di metri cubi di gas che importiamo dalla Russia dobbiamo agire su più livelli e con più fonti di energia, creando nel minor tempo possibile delle alternative che in tempi normali richiederebbero molti anni. Ma c’è un punto da cui non si scappa. In questo nuovo mix energetico sarà difficile non aumentare la quota di carbone, almeno nell’immediato, almeno in via transitoria. “Usare subito tutta la capacità delle centrali a carbone è totalmente necessario. Non farlo sarebbe una follia”, dice al Foglio l’economista e presidente di Nomisma Energia Davide Tabarelli. In Italia significherebbe risparmiare 3-4 miliardi di metri cubi di gas naturale all’anno.  (Sicilia segue nell’inserto V)
Una quota limitata ma di cui difficilmente potremo fare a meno, che nell’immediato può avere anche effetti positivi sui prezzi. “Sì, da questo punto di vista sarebbe d’aiuto, nonostante in Europa siano esplosi anche i prezzi del carbone. Soprattutto, ci consentirebbe di essere meno esposti nel caso di embargo, anche se è chiaro che non basterebbe per risolvere il problema di un ammanco di gas dalla Russia”. Così, quello che il governo italiano e gli altri governi europei dicono in punta di lingua è presto detto senza esitazioni.


La Germania sta già bruciando più carbone, come altri paesi più dipendenti da Mosca, per esempio Repubblica ceca, Romania e Bulgaria. Anche il  piano di emergenza italiano presentato dal premier Mario Draghi prevede la possibilità di incrementare la produzione termoelettrica con il carbone. Eppure nella Comunicazione della Commissione europea  denominata REPowerEU non ce n’è cenno. In generale sembrerebbe che ricorrere al carbone sia l’ultima opzione possibile. Invece è vero esattamente il contrario. 


Potenziare le importazioni di gas naturale dall’Azerbaijan via Tap ottenendo altri 10 miliardi di metri cubi è possibile e il governo ci sta lavorando, ma come detto dal ministro della Transizione ecologica Roberto Cingolani, servono dai 4 ai 5 anni e mezzo. Aumentare la capacità di rigassificazione e dunque la quota di Gnl non è un’operazione che si chiude prima di 12-18 mesi (al netto delle autorizzazioni) nel caso di unità galleggianti, altrimenti si parla di 3/4 anni per i terminali onshore. Soprattutto, nota Tabarelli,  non c’è al momento abbastanza Gnl disponibile  nel mondo. “Se ce ne fosse così tanto, in questo momento, con i prezzi che ci sono, ne saremmo sommersi. Ma nessuno negli anni passati, quando i prezzi erano bassi, ha fatto investimenti. Ricordiamoci che tutti profetizzavano la fine dei combustibili fossili, dicendo che avremmo dovuto abbandonarli nel giro di pochi anni”. Così anche l’ottimismo di Bruxelles, che nella sua Comunicazione conta su 50 miliardi di metri cubi di Gnl per sostituire un terzo delle importazioni dalla Russia, deve fare i conti con questo dato di fatto. 


Se dovessimo decidere di mettere all’angolo la Russia smettendo di finanziare la guerra di Vladimir Putin, la prima cosa da fare sarebbe dunque far lavorare a pieno regime le sei centrali a carbone già accese. Richiamando in funzione anche il gruppo a carbone della centrale Enel di La Spezia, come già successo a metà dicembre. In totale si tratta di  7.151 MW subito disponibili. A cui si possono aggiungere i 960 MW di San Filippo del Mela, che va a olio combustibile. “L’alternativa al carbone – dice Tabarelli – è tenere al freddo gli italiani”. 


Guardando oltre l’inverno, il problema tuttavia non si esaurisce. Perché “senza gas russo non riusciremo neppure a tenere accesi i condizionatori e non basterà neppure il carbone”, continua l’economista. C’è poi il capitolo stoccaggi, che dobbiamo riempire al 90 per cento entro ottobre per accumulare scorte in vista dell’anno prossimo. “Dobbiamo prendere il gas russo e metterlo sotto terra. In alternativa dobbiamo subito razionare i consumi tagliando la domanda”. Uno scenario da economia di guerra, al quale pure il governo è preparato. 

 

Intanto, tra le misure da attivare subito c’è quella di risparmiare gas. “Si può salvare circa un miliardo di metri cubi, non è molto ma tutto è utile in questo momento”. Con una postilla: “Va bene ridurre la temperatura dei riscaldamenti –  dice Tabarelli – ma non aspettiamoci che la soluzione sia dire alla gente di mettere un maglione in più”.
 

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  • Maria Carla Sicilia
  • Nata a Cosenza nel 1988, vive a Roma da più di dieci anni. Ogni anno pensa che andrà via dalla città delle buche e del Colosseo, ma finora ha sempre trovato buoni motivi per restare. Uno di questi è il Foglio, dove ha iniziato a lavorare nel 2017. Oggi si occupa del coordinamento del Foglio.it.