La partita Generali
Il piano di Caltagirone è una sana scossa per il Leone
L'imprenditore ha presentato la sua lista alternativa con il banchiere Claudio Costamagna e il dirigente di Generali, Luciano Cirinà, come presidente e amministratore delegato. Il loro piano alternativo prevede cinque azioni strategiche e 7 miliardi di acquisizioni
Se il contro-piano di Caltagirone per Generali presentato ieri a Milano abbia le caratteristiche per dare una scossa alla “foresta pietrificata” del capitalismo italiano si vedrà, ma intanto smuove le acque, costringe tutti a riflettere sul futuro della più grande compagnia assicurativa del paese. Per Caltagirone il Leone di Trieste si può “risvegliare” con 7 miliardi di acquisizioni senza che questo metta a rischio l’equilibrio finanziario e, soprattutto, può correre di più arrivando al traguardo di 4,2 miliardi di utili nel 2024, una volta e mezzo i profitti del 2021. E’ insolito che nella finanza italiana venga lanciata una sfida così a viso aperto da un socio di peso, il quale dice di aver intrapreso una battaglia “per l’indipendenza” di Generali che può diventare una “grande multinazionale con sovranità italiana” mentre l’ultimo piano presentato dall’ad Philippe Donnet “ha un’ambizione di crescita troppo modesta”. Critiche pesanti a cui Generali ha replicato in serata dicendo che, sotto la guida di Donnet, il gruppo “ha lanciato e portato a termine due piani strategici triennali con successo, centrando e superando ogni volta tutti gli obiettivi nonostante il contesto molto sfidante”. Ma per Caltagirone, evidentemente, non è abbastanza e dopo una fase in cui ha condiviso con Leonardo Del Vecchio e Fondazione Crt il dissenso nei confronti dell’attuale gestione – troppo appiattita su Mediobanca –, si è poi sganciato arrivando a presentare una lista alternativa a quella del cda uscente in vista dello scontro finale: l’assemblea del 29 aprile. All’hotel Four Season di Milano ieri è arrivato anche l’imprenditore romano a dare manforte al banchiere Claudio Costamagna e al dirigente (sospeso) di Generali, Luciano Cirinà, rispettivamente candidato presidente e candidato amministratore delegato, i quali hanno svelato l’atteso “contropiano”. Non un vero business plan, come qualcuno forse si attendeva, ma un programma a grandi linee costruito, è stato specificato, solo su dati noti al mercato, considerata anche la particolare situazione di Cirinà fino a ieri in forze a Generali. Cinque le azioni strategiche indicate da Costamagna: razionalizzazione della presenza geografica della compagnia assicurativa nel mondo con focus sulle aree in cui può crescere con maggior profitto (mercato domestico, Cina e India per i settori vita e danni, Stati Uniti per il risparmio gestito); semplificazione organizzativa con tagli di costi per 600 milioni; miglioramento della performance di business; 1,5 miliardi di investimenti in tecnologie; acquisizioni per 7 miliardi con utilizzo della cassa e in parte della leva finanziaria. “Se ci fosse un’operazione di grosse dimensioni che crea valore nel lungo periodo non avremmo a prendere in considerazione anche un aumento di capitale”, ha detto Costamagna facendo, però, intendere che si tratta solo di un’ipotesi teorica perché i mezzi finanziari a disposizione sono già sufficienti. Programma e lista di Caltagirone ora dovranno superare la prova più difficile, quella del mercato che in questa partita ha un peso molto rilevante. Gli investitori istituzionali, italiani ed esteri, detengono, infatti, il 35 per cento del capitale del Leone e sembrerebbe che Assogestioni abbia intenzione di presentarsi in assemblea con una propria lista di candidati in modo da offrire una terza alternativa ai fondi i quali, altrimenti, potranno scegliere tra i candidati del cda (lista Mediobanca-Donnet) oppure quella proposta da Caltagirone, che potrà contare sui voti di Del Vecchio e Fondazione Crt ma non si sa se anche su quelli del gruppo Benetton, che continua a non schierarsi. C’è da dire che il piano Caltagirone è stato accolto favorevolmente dalla Borsa dove il titolo Generali ha guadagnato ieri l’1,9 per cento, ma non ha fatto proprio un exploit anche a causa dei dubbi espressi da alcuni analisti, soprattutto esteri. Una nota di Bnp Parisbas, ad esempio, ha evidenziato che una crescita superiore al 14 per cento dell’utile per azione (rispetto al 6-8 per cento del piano attuale) sarebbe in assoluto la più elevata del settore assicurativo. Per la banca d’affari americana Citi, invece, il piano presentato è fin troppo aggressivo in un momento difficile per fusioni e acquisizioni su larga scala. Quando c’è concorrenza le opinioni possono essere diverse, ma è proprio grazie a questo confronto a tutto campo che in futuro Generali sarà spinta a fare meglio, comunque vada a finire in assemblea.