Sul gas in rubli è muro contro muro con la Russia. Austria e Germania attivano il piano d'emergenza
L'Ue resta compatta nel rifutare la richiesta di Mosca sul pagamento in valuta russa, ma Putin non accenna a fare passi indietro: entro domani Gazprom dovrebbe modificare i contratti. Berlino e Vienna si preparano a razionare i flussi
Il governo tedesco si prepara a una possibile interruzione dei flussi di gas russi verso l'Europa. Oggi il ministro dell'Economia Robert Habeck ha annunciato che sarà istituita una task force che dovrà monitorare sugli approvvigionamenti "in modo che, se necessario, possano essere adottate ulteriori misure per aumentare la sicurezza". Si tratta della "fase di allerta preventiva", primo passo del piano di emergenza previsto da Berlino: il terzo step prevede l'interruzione delle forniture ad alcune parti dell'industria tedesca per garantire il servizio alle famiglie. Una procedura molto simile a quella prevista anche in Italia in caso di riduzione drastica dell'offerta.
Il livello di "allerta preventiva" può essere dichiarato quando vi sono indicazioni concrete, serie e attendibili di un significativo deterioramento della situazione dell'approvvigionamento del gas. L'indicazione concreta è la richiesta di Vladimir Putin di ricevere pagamenti in rubli invece che in euro e dollari per i volumi venduti all'estero. Entro domani il governo russo dovrebbe approvare una direttiva che vincolerà Gazprom, la compagnia energetica russa, a modificare in rubli i contratti in essere per le forniture. Ma i meccanismi che regolano i pagamenti in valuta russa non inizieranno a funzionare a breve, ha fatto sapere il portavoce del Cremlino questa mattina, spiegando che si tratta di un processo che richiede tempo.
Da quando Putin ha messo sul tavolo questa opzione, lo scorso 23 marzo, l'Unione europea e la comunità internazionale hanno fatto sapere che avrebbero rifiutato qualsiasi variazione ai contratti stipulati con Gazprom. La minaccia russa è sembrata fin dal primo momento un'ammissione di debolezza di Mosca, un tentativo di rafforzare la sua moneta nazionale ma anche una provocazione politica, alla quale i paesi europei hanno risposto compatti. Ancora ieri i leader del G7 hanno ribadito che la richiesta russa "è inaccettabile" e nei giorni scorsi diversi capi di stato e di governo hanno spiegato che non si tratta di un'opzione percorribile. "Non disponiamo di rubli. Per cambiare i contratti bisogna sedersi al tavolo e aprire nuove contrattazioni", ha detto Mario Draghi, altrimenti "è una violazione delle condizioni contrattuali".
Ma in questo scenario di guerra, il fatto che i leader europei non accettino le nuove condizioni di Gazprom non significa che Gazprom (dunque Putin) non le imporrà. La domanda che in molti si pongono è dunque se il presidente russo abbia davvero intenzione di modificare unilateralmente i contratti, andando incontro a un rifiuto e quindi a un'interruzione dei flussi. Un muro contro muro che non conviene a nessuno: Mosca perderebbe circa un miliardo al giorno, ritrovandosi con un surplus di produzione che nel breve periodo non potrebbe essere trasportata sul mercato asiatico per mancanza di infrastrutture, mentre gli stati europei andrebbero incontro a possibili razionamenti dell'energia che colpirebbero soprattutto l'industria, rallentando in maniera significativa la crescita già fiaccata dalla guerra. A subirne i contraccolpi peggiori sarebbero Germania e Italia. Secondo Volker Wieland, professore di economia all'Università di Francoforte e membro del consiglio tedesco dei consulenti economici sentito dal Financial Times, senza il gas russo la Germania correrebbe un rischio "sostanziale" di recessione, andando incontro "quasi al raddoppio" dei tassi di inflazione, che potrebbero salire arrivare fino al 9 per cento.
Scommettere su un passo indietro di Putin, tuttavia, è rischioso: prima del 24 febbraio, in pochi credevano che fosse capace di invadere i confini ucraini e spingersi in una guerra. Per questo la Germania, che dipende per un terzo dei suoi consumi totali di energia da Mosca, ha formalmente avviato il processo che consente di prepararsi a "tutti gli scenari", come ha spiegato in un tweet Klaus Mueller, presidente della Bundesnetzagentur, l'Agenzia tedesca preposta alla gestione delle reti. "L'obiettivo è e resta quello di evitare un deterioramento delle forniture. Consumatori e industria devono contribuire e tenersi pronti". Anche se attualmente c'è abbastanza gas, da oggi tutti i consumatori tedeschi sono tenuti a ridurre il più possibile i consumi. Servirà risparmiare, nel caso in cui Putin decidesse di lasciare l'Europa al buio.
Articolo aggiornato alle 16,30
Dopo la Germania anche l'Austria ha reso noto di aver attivato l'allerta preventiva sul gas. Secondo il cancelliere Karl Nehammer, la misura consente di "essere preparati in caso di cambiamenti e essere in grado di reagire rapidamente". Gli stoccaggi austriaci sono pieni al 13 per cento, ben al di sotto della media europea, sebbene in linea con il livello degli anni precenti, fa sapere il governo.