I pannelli solari installati da Cantina Argiolas di Serdiana (Cagliari) (Foto Ansa) 

Per Cna, l'indipendenza dalle fonti fossili passa dalle Pmi

Sergio Silvestrini

Oggi i piccoli impianti per l’autoproduzione di artigiani e piccole imprese sono circa 138 mila con una potenza installata di 6 mila MW/h, ma il potenziale che si può mobilitare è enorme

I prezzi energetici a livelli record e i timori di penuria di gas hanno rianimato il dibattito sulla necessità per l’Europa e soprattutto per l’Italia di accelerare sul percorso di una diversa e più efficiente composizione del mix energetico e di riequilibrio geografico dei flussi le cui fondamenta devono essere la sicurezza degli approvvigionamenti e un livello dei prezzi allineato ai principali partner. Obiettivi ai quali artigiani e piccole imprese possono offrire un contributo determinante nell’interesse generale del paese.

Un rinnovato impulso all’energia da fonti rinnovabili rappresenta uno dei tasselli fondamentali della nuova strategia energetica. Al governo va dato atto di essere intervenuto stanziando risorse importanti contro il caro-energia e di mostrare un certo dinamismo per favorire il processo di riduzione della dipendenza dalle fonti fossili. Ma questo agire spesso ricorda le fatiche del mito greco Sisifo quando si tratta di semplificare norme e procedure.

Emblematico il capitolo per la realizzazione di nuovi impianti da energie rinnovabili. Il presidente del Consiglio Mario Draghi ha fissato il target di 7 GW/h aggiuntivi all’anno per i prossimi anni e per invertire il trend negativo della nuova capacità installata (da 6 GW/h all’anno dieci anni fa a meno di 1 GW/h negli ultimi tre anni) il governo ha recentemente approvato un decreto di semplificazione ma, come spesso accade, la foresta pietrificata della burocrazia appare impermeabile alle modifiche. Il sistema degli incentivi pubblici è stato cucito per i grandi impianti con effetti meno che modesti. Le richieste idonee a essere incentivate negli ultimi 5 bandi sono scese dall’80 per cento della potenza disponibile del primo al 12 per cento dell’ultimo. La semplificazione introdotta non è destinata a modificare la situazione, mancando una adeguata funzione di monitoraggio di procedure variegate sul territorio dove servono, in alcune regioni, fino a tre anni per ottenere il via libera per un impianto.

Cna da tempo sollecita una accelerazione dell’autoproduzione di energia elettrica. L’andamento della dipendenza italiana dal gas estero mostra una stretta correlazione con le fasi di maggiore o minore sviluppo delle fonti rinnovabili, a dimostrazione che devono fare parte del mix di risposte alla crisi energetica. 
Purtroppo artigiani e piccole imprese sono rimasti fuori dalle misure per incentivare le fonti rinnovabili. Le famiglie hanno a disposizione i bonus, mentre per i grandi interventi si è pensato alle aste. 

Da un nostro studio recente con la Fondazione sviluppo sostenibile, 1 impresa su 2 ha effettuato interventi di miglioramento energetico negli ultimi 3 anni ma, di queste, solo il 49 per cento ha puntato sulle rinnovabili, mentre la maggior parte ha agito sull’efficienza energetica concentrandosi su interventi meno strutturati e più semplici. Una scelta determinata proprio dall’assenza di misure incentivanti e la conseguente necessità di effettuare l’intervento con risorse proprie, orientandosi su interventi meno costosi. Si tratta di un vulnus che, nelle condizioni attuali, denota una grave carenza nelle strategie adottate (o, meglio, non adottate) per sostenere lo sviluppo dell’autoproduzione diffusa.

Si è persa l’occasione di spingere le piccole imprese verso interventi che hanno un impatto diretto in termini di alleggerimento delle bollette e che offrono benefici ambientali e un miglioramento del mix energetico. Le sole Pmi manifatturiere assorbono consumi energetici superiori a 26 milioni di Tep, pari a tutto il gas utilizzato per riscaldare le nostre case. Convertire soltanto il 20 per cento di quei consumi dal termoelettrico alle rinnovabili significa un taglio alla domanda di gas per 6 miliardi di mc all’anno.

Oggi i piccoli impianti per l’autoproduzione di artigiani e piccole imprese sono circa 138 mila con una potenza installata di 6 mila MW/h, ma il potenziale che si può mobilitare è enorme. Gli immobili strumentali delle piccole imprese sono circa 500 mila con una superficie totale di 375 milioni di mq. Una sorta di enorme parco fotovoltaico che può esprimere una potenza di 60 mila MW/h, tre volte la capacità installata in Italia. Realisticamente si possono stimare in pochi anni almeno 400 mila piccoli impianti con un risparmio di gas di oltre 2 miliardi di mc l’anno. Un contributo pubblico del 50 per cento sull’investimento costerebbe circa 1,5 miliardi per tre anni; una somma importante ma non sproporzionata rispetto alle risorse contro il caro-energia e che si può finanziare riorientando il Pnrr in materia di fonti rinnovabili. Senza trascurare i notevoli effetti positivi sul percorso della riduzione delle emissioni e soprattutto in termini di ricadute economiche attivando investimenti privati con forte impulso alla domanda interna e quindi alla crescita.

La traiettoria per ridurre la dipendenza dell’Italia dalle fonti fossili passa per gli artigiani e le piccole imprese.

 

Sergio Silvestrini, segretario generale Cna

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