Long Covid e lavoro, un problema da non sottovalutare

Filippo Passeri

Secondo uno studio britannico un quinto dei pazienti ospedalizzati a causa del Covid non lavora a 5 mesi di distanza dal ricovero

Dispnea, palpitazioni cardiache, estrema stanchezza, insonnia, depressione, “annebbiamento mentale”, e ancora mancanza di olfatto, dolori muscolari, cali di concentrazione, sono tutti sintomi riconducibili al long Covid, una condizione clinica e fisica debilitante nella quale i sintomi dell’infezione persistono a dodici settimane di distanza da quest’ultima. “Una crisi sanitaria silenziosa” così molti studiosi identificano il long Covid, il mondo della medicina ha impiegato tanto tempo a riconoscerlo come una delle conseguenze più gravi della pandemia e tutt’ora le cure e i trattamenti per questa condizione latitano. I ricercatori non sanno ancora chi è più a rischio o quanto tempo potrebbe durare, se alcune variabili congenite potrebbero causarlo più frequentemente o la misura in cui i vaccini potrebbero eliminarlo. Non esiste nemmeno un modo per prevenirlo completamente. 

 
Nel mondo, secondo le ultime stime, sono circa 100 milioni le persone a soffrirne, con ricadute importanti sul sistema ospedaliero e sul mondo del lavoro. Il Financial Times, in un suo articolo, analizza proprio le conseguenze che il long Covid potrebbe avere sull’universo lavorativo: secondo uno studio britannico un quinto dei pazienti ospedalizzati a causa del Covid non lavora a cinque mesi di distanza dal ricovero e ancora, la Brookings Institution rileva che il 15 per cento dei 10,6 milioni di inoccupati negli Stati Uniti potrebbero esserlo a causa del long Covid, numeri elevatissimi e preoccupanti che hanno messo in allarme i decisori pubblici. In un futuro non troppo lontano molte di queste persone richiederanno assistenza sanitaria permanente e probabilmente non potranno tornare a lavorare, se non per qualche ora al giorno, gravando sui bilanci statali e mettendo in difficoltà le aziende che si trovano improvvisamente private di forza lavoro. C’è bisogno di nuove politiche, per esempio riconoscere il long Covid come disabilità, così da aiutare sia chi ne è afflitto sia le imprese. 

  
In Italia a soffrire di Long Covid sarebbero 3-4 milioni di persone ma per ora il problema sembra non sussistere, probabilmente perché non si hanno abbastanza dati circa questa condizione. Il rischio è quello di scoprire, tra qualche mese, la portata potenzialmente distruttiva che il long Covid avrà sull’occupazione, con centinaia di migliaia di persone che non torneranno a lavorare mettendo in crisi soprattutto le piccole aziende. È giunta l’ora di prendere coscienza di questo strascico che l’epidemia ci ha lasciato, così da dotarci degli strumenti adatti a combatterlo per minimizzarne gli effetti.

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