Alessandro Benetton è il nuovo volto dietro Atlantia: ecco l'Opa da 12,7 miliardi
Edizione annuncia un'offerta pubblica totalitaria in risposta a quella di Perez. La mossa con Blackstone e poi l'altra partita di famiglia: quella su Generali
I Benetton sono tornati: hanno trovato un nuovo capo famiglia, Alessandro, figlio secondogenito di Luciano, diventato un mese fa presidente della holding Edizione dopo essere rimasto appartato finché al comando c’era lo zio Gilberto; si sono tolti le spine pungenti di Autostrade per l’Italia acquistate dalla Cassa depositi e prestiti insieme ai fondi Blackstone e Macquarie; hanno fatto ordine in casa e riannodato i fili con i propri alleati; s’apprestano a giocare un ruolo nella partita aperta per il controllo delle Assicurazioni Generali e adesso si prendono Atlantia, il gruppo di infrastrutture del quale già possiedono un terzo. Le ferite del ponte Morandi non sono rimarginate, ma certo si tratta di una ripartenza.
L’attacco portato dal Movimento 5 Stelle e la campagna per espropriare i Benetton, s’è rivelato velleitario, controproducente perché ha gettato il peso sulla Cdp e l’onere finanziario sul bilancio pubblico, oltre che pasticciato come solo i grillini riescono a fare. Atlantia senza Aspi non crolla, si rilancia. Giovedì Edizione ha annunciato l’offerta pubblica di acquisto totalitaria a 23 euro per azione più un dividendo di 0,74 euro, con un premio del 28 per cento. Il valore dell’Opa vene calcolato in 12,7 miliardi di euro. Una volta andata in porto Atlantia verrà tolta dal listino. La borsa ha apprezzato con un più 4 per cento allineando il titolo al valore dell’Opa.
La mossa è una risposta all’avance informale dei fondi Gip Capital e Brookfield ai quali s’è aggiunto Florentino Perez il costruttore proprietario del Real Madrid socio di Atlantia con il 49,1 per cento in Abertis la società che controlla le Autostrade spagnole. Ma questa mattina Alessandro Benetton ha sottolineato che l’Opa “rappresenta un momento fondamentale nella storia di Edizione. Il nostro investimento in Atlantia ha natura strategica ed è una nostra ferma volontà continuare a concorrere allo sviluppo sostenibile della società, mantenendone il radicamento italiano e valorizzando l'attuale disegno industriale”. Dunque non una difesa tattica, ma una scelta di fondo. La famiglia Benetton conferma che le infrastrutture sono il core business, Atlantia rappresenta tre quinti del valore delle attività, e la vuole blindare insieme alla fondazione Crt (la Cassa di risparmio di Torino) alleata ormai dal 1999 e a Gic il fondo sovrano di Singapore.
L’operazione, che per avere successo dovrà ottenere il 90 per cento del capitale, userà la società veicolo Schemaquarantatrè (HoldCo), costituita il 6 aprile scorso, il cui capitale è interamente detenuto da Schemaquarantadue, società che a sua volta fa riferimento per il 65 per cento a Edizione (tramite Sintonia) e per il resto a Blackstone (tramite due società lussemburghesi in accomandita speciale). Si sarebbe ormai definito un prestito di 8 miliardi di euro garantito da un gruppo di banche internazionali e italiane. Il prossimo mese dovrebbe chiudersi la cessione di Aspi dalla quale i Benetton attraverso Sintonia posseggono l’88 per cento, l’intera vendita vale 9,3 miliardi, dunque alla famiglia di Ponzano Veneto andrebbero proprio 8,2 miliardi. Fioccano già le polemiche: con i soldi pubblici i Benetton s’ingoiano l’intera Atlantia che possiede gli aeroporti di Roma, Cannes e St.Tropez oltre ad autostrade in 11 paesi.
Il Financial Times sottolinea che si tratta della più grande operazione di mercato finora lanciata in Europa. Un ruolo chiave lo svolge Blackstone presente in entrambe le operazioni, che conferma il suo impegno in Italia. Alessandro Benetton dovrà anche decidere come schierarsi nella battaglia finanziaria per le Generali in vista dell’assemblea del prossimo 29 aprile. La famiglia possiede il 3,9 per cento della compagnia e il 2 per cento di Mediobanca. Nel settembre scorso è uscita dal patto di consultazione dell’istituto di piazzetta Cuccia facendo capire di voler restare fuori sia dal conflitto tra Leonardo Del Vecchio e Alberto Nagel sia dalla tenzone per il Leone di Trieste.
Ma molti osservatori sono convinti che Alessandro sosterrà la lista presentata da Francesco Caltagirone e guidata da Claudio Costamagna per la presidenza con Luciano Cirinà come amministratore delegato, contro la proposta del consiglio uscente sostenuta da Mediobanca, con Andrea Sironi come presidente e la conferma dell’amministratore delegato Philippe Donnet. Il peso dei Benetton potrebbe essere determinante. Trait-d’union è la fondazione Crt che possiede l’1,7 per cento e ha già comunicato il proprio appoggio al piano di Caltagirone. In attesa di capire quale ruolo svolgerà nella saga Generali, l’Opa su Atlantia ridà smalto e iniziativa a una delle poche grandi famiglie di un capitalismo italiano affetto da nanismo.