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Lagarde prende tempo, la Bce deciderà a giugno

Mariarosaria Marchesano

La crescita economica sarà lenta nei prossimi mesi a causa del conflitto, che pesa sull'Eurozona in termini di fiducia e incertezza. L’Eurotower vuole tenersi aperte tutte le strade

Dopo la svolta da falco del mese di marzo, con l’annuncio della fine degli acquisti di obbligazioni più veloce del previsto, Christine Lagarde torna un po’ colomba con l’effetto di rassicurare i mercati finanziari, che temevano una fiammata dei rendimenti, mentre l’euro ha reagito scivolando ai minimi degli ultimi due anni nel rapporto con il dollaro. La presidente della Banca centrale europea ha sottolineato che la guerra in Ucraina sta influenzando la situazione dell’Eurozona, soprattutto in termini di fiducia e incertezza, e pur ammettendo che le pressioni inflazionistiche si sono intensificate in molti settori, ha preso atto che la crescita economica sarà lenta nei prossimi mesi a causa del conflitto. 


E se ci fosse un embargo su gas e petrolio russi? “Un brusco boicottaggio avrebbe sicuramente un impatto significativo”, ha risposto senza esitazioni. Così, “la politica monetaria è ancora fondamentale per la ripresa e il supporto fiscale resta cruciale”. Parole più accomodanti del previsto. Tale cautela, però, non ha impedito a Lagarde di continuare la sua narrativa di opzionalità, gradualità e flessibilità che qualche fraintendimento lo ha già creato. Il fatto è che l’Eurotower vuole tenersi aperte tutte le strade perché è consapevole che in futuro le sue mosse dipenderanno dai nuovi dati e dall’evolversi delle prospettive. Così la riunione di giovedì ha preferito rinviare tutto a giugno, comprese indicazioni più precise sulla prospettiva di aumento dei tassi ed eventuali annunci di nuovi strumenti che la Bce starebbe mettendo a punto per compensare la fine del Pepp, il programma di acquisti pandemico chiuso a fine marzo. Un attendismo che lascia perplessi gli osservatori di mercato. 


“La guerra in Ucraina continua a confondere le acque per le previsioni dell’istituto centrale e, nonostante l’inflazione rimanga dilagante, ciò ha spinto a rimandare ancora per qualche altro mese ogni decisione sulla politica di una certa importanza, il che renderà la riunione di giugno un evento importante per i mercati”, commenta una nota di Gam Investments, secondo cui quello di ieri è stato  un “non evento”. Pasquale Diana, capo della ricerca macroeconomica di AcomeA Sgr, si domanda: “Gradualità, flessibilità e apertura alle opzioni” sono il nuovo mantra della Bce. Ma che vuol dire? “In sostanza la Bce riconosce che la combinazione dell’uscita dalla pandemia, i prezzi energetici e il conflitto in Ucraina creano una situazione di enorme incertezza. In questi frangenti, le previsioni macro sono importanti ma bisogna essere pronti a qualsiasi scenario”. Per Diana è possibile che nel board della Bce si stiano creando le condizioni per un compromesso tra falchi e colombe. “Di quale flessibilità parla esattamente Lagarde? Di quella già presente nella politica dei reinvestimenti del Pepp? Oppure di qualcosa di nuovo? Quando la Bce dice di voler adeguare tutti gli strumenti, lascia pensare che stia predisponendo uno strumento nuovo. Questo è d’altronde ciò che Lagarde stessa aveva lasciato intendere nel corso dell’ultima Ecb Watchers Conference”. 


La novità, dunque, potrebbe essere che la futura linea della Bce passi attraverso un grande compromesso tra fazioni opposte dopo che nelle ultime riunioni c’era stata la netta sensazione che i falchi avessero preso il sopravvento, cosa che ha spinto il mercato a prezzare ben cinque rialzi dei tassi nei prossimi 12 mesi, nonostante un chiarissimo deterioramento delle prospettive di crescita dell’Eurozona. “Lagarde ha dato un colpo al cerchio e una alla botte”, osserva  Antonio Cesarano, chief global strategist di Intermonte, per il quale la presidente della Bce “ha enfatizzato sia il rischio al rialzo per l’inflazione sia quello al ribasso per la crescita, sottolineando come dall’ultimo lending survey condotto tra le banche dell’area sia emersa l’intenzione di applicare credit standard più restrittivi nei prossimi mesi”. Secondo Pietro Baffico, economista europeo di Abrdn, la finestra per il rialzo dei tassi è ancora aperta per il quarto trimestre e d’altra parte proprio questa conferma chiude la porta alle speculazioni su un improvviso primo rialzo dei tassi a giugno o luglio. “Gli investitori che stavano già valutando più rialzi dei tassi di deposito nel corso dell’estate hanno quindi dovuto rivedere le loro aspettative. Questo si è riflesso nella reazione del mercato, con il deprezzamento dell’euro contro il dollaro e il calo dei rendimenti delle obbligazioni della zona euro”.
 

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