(Foto di Ansa)

L'intervista

All'Italia serve un Figliuolo dell'energia. Parla il numero 1 di Elettricità Futura

Fabio Bogo

Agostino Re Rebaudengo avverte l'Italia: "Dobbiamo investire e crescere, se non vogliamo perdere l'opportunità di raggiungere il benessere che abbiamo sfiorato"

Alle 12.32 del 20 aprile 2022 il decreto che fissava i prezzi minimi garantiti per le bioenergie era ancora privo di alcuni elementi attuativi. Il decreto risale al marzo 2011, ed era quindi in attesa di operatività da 4068 giorni, 10 ore, 35 minuti e 55 secondi. Il provvedimento che fissa i valori obiettivi di riduzione delle emissioni è più fortunato: sta aspettando di completare il suoi iter da 3.116 giorni, 11 ore, 39 minuti e 35  secondi, visto che era previsto da un decreto del 6 luglio 2012 e doveva arrivare in porto l’8 ottobre 2013. Agostino Re Rebaudengo, presidente di Elettricità Futura, l’associazione di Confindustria che raggruppa il 70% delle aziende del settore energetico (ci sono tra gli altri Eni, Enel, A2A…) guarda il Ritardometro che ha inventato e che corre nel suo blog e scuote la testa: “E’ pazzesco – dice – una via crucis per tutti gli operatori”.

  

Ma nel momento in cui l’Italia è a disperata caccia di energia per compensare quella che arriva dalla Russia e con i cui proventi Putin finanzia la sua guerra, i numeri del Ritardometro sono anche un segnale d’allarme strategico. “Non ci si rende ancora conto – spiega –  che l’Italia ha bisogno di rendersi quanto più autosufficiente possa. E per farlo bisogna sbloccare un meccanismo perverso che vede tutti i progetti restare impigliati nelle rete delle autorizzazioni, delle inerzie amministrative, delle priorità sbagliate”.

 

Giusto, ma come se ne esce in un paese bloccato da veti e competenze frammentate? “Bisogna fissare un obiettivo. Nelle rinnovabili ottenere 60 gigawatt entro il 2030 da sole e vento, poi tirare fuori il nostro gas. Il tutto governato da un commissario, come si è fatto per il Covid con il generale Figliuolo, o come si è fatto a Genova per il ponte Morandi”.

 

Sta dicendo che bisogna mettere da parte il Mite e il ministro Cingolani? “No. Ma il ministro ha tantissime cose da fare, e gestire un’emergenza energetica come quella attuale non è cosa semplice con i poteri ordinari che gli sono stati dati, basti pensare al difficile coordinamento con le regioni. Ma serve una governance effettiva”. Decidere per un commissario non è una cosa semplice. “Nemmeno troppo – dice Re Rebaudengo – per Genova non è stato difficile. E il sindaco Marco Bucci non si è risentito per l’idea del commissario, poi anzi lo è diventato lui. Di fatto senza il Commissario il Ponte Morandi sarebbe ancora giù, e staremmo parlando dei ricorsi al Consiglio di Stato. Per l’energia serve una struttura agile e già operativa. Penso alla Commissione Via-Vas istituita al Mite, e c’è voluto un anno per costituirla, che è dotata di una buona base. Il Commissario può venire da lì, ed essere affiancato da subcommissari, i governatori delle Regioni o loro delegati”. Ma questo commissario avrebbe solo il compito di sbloccare i progetti delle rinnovabili o avrebbe voce in capitolo anche su altri progetti? Perchè nell’emergenza le rinnovabili non bastano a rimpiazzare il gas. E lì si entra nella geopolitica.

  

“Il gas oggi ha una importanza enorme nel nostro sistema energetico, perché il 60% dell’elettricità la produciamo ancora grazie a lui e in piccola parte con il carbone. Ma sappiamo che in prospettiva dovremmo usarne sempre meno, se vogliamo rispettare gli impegni che ci siano dati in termini di decarbonizzazione. Allora dico: forti interventi sulle rinnovabili e in questa fase usiamo il nostro gas. Dobbiamo farlo per motivi strategici, perchè  abbiamo sole, un po’ di vento al Sud e giacimenti in Adriatico. E per motivi economici. Ai prezzi attuali l’energia elettrica prodotta con le rinnovabili è competitiva, e lo è anche il nostro gas. Se quello dell’Adriatico costa come quello del Congo o anche meno, perché debbo andare laggiù a prenderlo? Dobbiamo combattere per tirarlo fuori, risparmieremmo i rigassificatori. E siccome la battaglia sarebbe sui permessi, ecco allora che il commissario servirebbe per sbloccare la partita”.

  

Parlare di sblocco in Italia sembra un ossimoro. “Siamo riusciti a complicare anche il percorso del biometano – dice Re Rebaudengo – che è una produzione di energia virtuosissima e che dovrebbe trovare d’accordo tutti. Invece ecco cosa succede. C’era un provvedimento del 2018, in scadenza quest’anno che stabiliva le regole per tutti i progetti avviati e che avevano già ottenuto gran parte delle autorizzazioni. Bisognava solo prorogarlo. Invece si è stabilito di farne uno nuovo, e la bozza in discussione ha cambiato molti parametri. Il risultato finale è che adesso si sono fermati anche gli impianti in via di costruzione, perché le banche, non avendo certezze sugli incentivi o sui tempi di realizzazione delle opere e della loro produttività effettiva, hanno smesso di erogare i finanziamenti. Vi pare possibile? L’Italia sta rischiando: senza un Pnrr che metta ordine legislativo perdiamo l’opportunità di mantenere quel benessere che abbiamo sfiorato. Dobbiamo investire e crescere. Sennò finiamo come Will Coyote, che nel cartoon finchè non guarda giù non cade. Poi però precipita”.

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