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le stime del primo trimestre

Istat: il pil italiano vede il segno meno. Rallenta l'inflazione

Alberto Chiumento

Il commercio estero e un calo nell'offerta legata ai servizi penalizzano la crescita del paese (-0,2 per cento), ma le stime dell'istituto di statistica sono migliori delle previsioni del Def (-0,5). Aumentano i prezzi della produzione industriale mentre si riducono i beni energetici 

Il 2022 non inizia nel migliore dei modi per l’economia italiana, che nel primo trimestre subisce una lieve flessione del pil rispetto al trimestre precedente. Le stime preliminari di Istat mostrano che il prodotto interno lordo è diminuito dello 0,2 per cento, interrompendo la serie dei quattro trimestri tutti con segno positivo nel 2021 (+0,3; +2,7; +2,5; +0,7). Passando dall’analisi per periodi a quella su base annuale, la crescita economica resta però molto sostenuta. Infatti, il pil del primo trimestre del 2022 è aumentato del 5,8 per cento rispetto al dato di dodici mesi fa: si tratta del quinto trimestre consecutivo di espansione del prodotto interno lordo. 

“Il dato che abbiamo diffuso oggi è parzialmente negativo sulla crescita del primo trimestre. È comunque contenuto rispetto alle previsioni che circolavano fino a qualche settimana fa” dice Giovanni Savio, direttore generale della contabilità generale di Istat, nella conferenza stampa a seguito della pubblicazione dei dati. “Ad esempio, il Def prevedeva un -0,5, mentre la flessione è stata più contenuta, fermandosi a -0,2”.

Le ragioni della diminuzione sono dovute a un calo nell’offerta legato soprattutto ai servizi mentre il settore industriale è rimasto stabile e quello agricolo è cresciuto. Istat ha sottolineato che proprio la raccolta dei dati per il settore dei servizi è particolarmente complessa quando si elaborano stime flash come questa. Dunque, i dati potrebbe subire ancora qualche modifica prima di diventare ufficiali (pubblicazione 31 maggio). Dal lato della domanda, invece, il commercio con l’estero ha influito in modo negativo.

 

Savio poi sottolinea due aspetti da non dimenticare osservando questi dati. “La crescita acquisita, cioè la crescita annuale che si otterrebbe se non si registrasse alcuna crescita nei prossimi 3 trimestri, sarebbe comunque pari al 2,2 per cento per il 2022. Allo stesso tempo, però, non abbiamo ancora recuperato i livelli economici prepandemici. Il valore del primo trimestre del 2022 è ancora inferiore di 0,4 punti percentuali ai livelli di fine 2019”

Tra le varie cause che hanno contribuito alla flessione del pil vi è anche l’incertezza generata dall’inflazione, che negli ultimi mesi è stata particolarmente elevata. Osservando però i dati di aprile è possibile aspettarsi delle novità per le prossime settimane. Ad aprile, l’inflazione ha rallentato, registrando un incremento di soltanto lo 0,2 per cento rispetto a marzo, mese in cui era aumentata dell’1 per cento rispetto a febbraio. Pur restando notevole in valore assoluto, anche l’incremento (6,2 per cento) su base annuale è minore rispetto a quello di marzo (6,5 per cento). Ed è la prima volta che si verifica dopo nove mesi crescita continua.

La situazione inflattiva è piuttosto omogenea in tutto Europa, dove pur restando estremamente alta è risultata contenuta ad aprile. In Francia, Italia e Germania l’indice che Eurostat usa per valutare l’inflazione è compreso tra 0,5 e 0,7 mentre la Spagna, che scontava una inflazione precedente più elevata, presenta un valore negativo. Dati che la Bce dovrà interpretare con attenzione prima di definire le sue prossime mosse di politica monetaria.

In Italia, il rallentamento si deve soprattutto ai prezzi dei beni energetici, che sono diminuiti sia nella loro componente regolamentata sia in quella non regolamentata. In questo, una parte significativa è legata all’operato del governo che è intervenuto con ampie risorse per ridurre il prezzo delle bollette e dei carburanti. “I tassi di crescita dei beni energetici restano molto elevati, quelli regolamentati segnano +71 per cento, quelli non regolamentati +32 per cento su base annua. Su quest’ultima componente si sentono molto anche i tagli delle accise del carburante definiti dal governo”, dice Federico Polidoro di Istat. Proprio in questi giorni il ministro dell’economia Daniele Franco sta per chiudere un nuovo pacchetto di aiuti da circa sei miliardi di euro per prorogare le misure eccezionali di sostegno alle imprese e alle famiglie.

La diminuzione dovuta all’energia è però controbilanciata da aumenti di prezzi in altri settori merceologici, d’altronde l’inflazione è qualcosa che si propaga, più o meno velocemente, tra tutti i comparti. In particolar modo sono aumentati i beni durevoli e anche quelli non durevoli. Inoltre, l’inflazione di fondo, cioè al netto di beni energetici ed alimentari, è aumentata fino al 2,5 per cento rispetto a marzo, quando registrava un valore di 1,9 per cento. Anche il costo delle materie prime alimentari – e quindi dei beni alimentari - pesa parecchio: l’inflazione depurata dei soli beni energetici ha raggiunto ad aprile il 2,9 per cento. 

Un altro elemento importante è rappresentato dai prezzi alla produzione industriale, che nel primo trimestre del 2022, rispetto al trimestre precedente, sono aumentati del 12,7 per cento: l’incremento è stato molto più sostenuto sul mercato interno che in quello estero. Su base annua, a marzo i prezzi sono cresciuti del 37 per cento.

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