(foto d'archivio Ansa)

festa del lavoro

Sorpresa: a marzo 103 mila posti fissi in più. E le imprese stabilizzano i giovani per paura di perderli

Dario Di Vico

Pil, lavoro, depositi in banca: la resilienza registrata nel terzo mese dell'anno ci dice che gli italiani hanno reagito alla crisi. Durerà?

Non capita spesso che alla casella della nota Istat sull’occupazione che riguarda il saldo dei posti fissi, ovvero la somma algebrica tra neo assunti e dimessi, ci sia scritto addirittura +103 mila. E’ successo oggi e la sorpresa tra gli addetti ai lavori è stata grande. Il motivo dello stupore è doppio: da una parte ci si aspettava il peggio per i riflessi della guerra sull’economia reale e dall’altra la tendenza dell’occupazione dei mesi scorsi aveva come elemento dominante il trionfo dei contratti a termine. Che erano sembrati diventare l’unica porta di accesso alla cittadella degli occupati, quasi un contratto di ingresso forzato come conditio sine qua non per uscire dalla disoccupazione.

Marzo 2022 pare smentire questa interpretazione anche se quel +103 mila “è un numero troppo grande per un mese che non avrebbe ragione di fornirne, anzi avrebbe ragioni opposte”, chiosa Andrea Garnero, economista dell’Ocse. Come ulteriore caveat gli esperti aggiungono che i pur preziosi dati Istat pubblicati di mese in mese risentono di un’alta volatilità e per formulare giudizi di tendenza meglio basarsi su una striscia di almeno tre mesi (“c’è bisogno di evidenze reiterate nel tempo”). 

Per amor di cronaca va detto che tutti i numeri di oggi sull’occupazione sono positivi. Il saldo complessivo, che comprende posti fissi più contratti a termine più gli indipendenti, a marzo dà +81 mila e la sottrazione è causata dalla crisi del lavoro autonomo che non accenna ad arrestarsi (in un mese -41 mila). Gli occupati totali ora sono +804 mila rispetto a un anno fa, il tasso di occupazione è salito in dodici mesi di 2,8 punti ed è diminuito il numero degli inattivi. In più, a essere interessati dall’aumento dei contratti a tempo indeterminato sono i soggetti più deboli, giovani e donne. Ma torniamo al rebus dei 103 mila posti fissi che si sono accompagnati comunque a un altro incremento di 19 mila unità per quanto riguarda i contratti a termine. Le ipotesi a questo punto diventano due: la prima tira in ballo una vivace ripresa delle assunzioni nella Pubblica amministrazione; la seconda parla di un’accelerata stabilizzazione dei contratti a termine da parte delle imprese del triangolo industriale, anche grazie a una serie incentivi previsti dai vari progetti che compongono il Pnrr. Spiega Andrea Malacrida, amministratore delegato di Adecco Italia: “Sono esplose le richieste di lavoro e le stabilizzazioni. I settori interessati sono edilizia, logistica, ristorazione e hospitality. Il 2021 è stato per le agenzie del lavoro un anno record e il 2022 segna una crescita a doppia cifra”.

In attesa di saperne di più, e capire se l’effetto guerra capovolgerà il trend, si può solo dire che marzo si è rivelato un mese resiliente. La caduta del pil del primo trimestre è stata più contenuta (-0,2 per cento) delle previsioni dello stesso governo (-0,5 per cento), dei dati dell’occupazione abbiamo detto, restano da aggiungere i numeri che riguardano i depositi bancari. E vanno nella stessa direzione. Durante la pandemia abbiamo visto famiglie e imprese parcheggiare molta liquidità sui conti correnti, ebbene a marzo questo trend non si è interrotto. I dati Abi di fine marzo parlano di uno stock di 1.830 miliardi, +5 per cento sull’anno precedente e 11 miliardi in più rispetto a febbraio. Sarà interessante capire, quando avremo il dettaglio, se la spinta al risparmio ulteriore è arrivata più dalle famiglie – come sembra – che dalle imprese. Aprile quindi si presenta come un mese estremamente interessante anche per gli statistici chiamati a giudicare se la resilienza di marzo è solo un effetto-ritardo.

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