Mosca ha un piano per aggirare le sanzioni sul gas. Passa dall'Africa

Enrico Pitzianti

Il rischio che la Russia possa controllare il gasdotto Nigeria-Marocco va ben oltre le sole materie prime energetiche. Il Cremlino potrebbe ampliare la propria influenza nel continente per circondare e destabilizzare l'Europa

La guerra in Ucraina voluta dal Cremlino, ormai è chiaro, limiterà e comprometterà il commercio russo di materie prime energetiche verso l’Europa. Dalle sanzioni, almeno sul lungo periodo, non si scappa. Ma c’è un  modo con cui Mosca potrebbe cercare di mantenere il suo ruolo di fornitore privilegiato di energia al vecchio continente, cosa che consentirebbe al governo di Vladimir Putin sia di non veder sprofondare la propria economia sia di mantenere la sua posizione politica così influente all’estero. Come? Puntando  sull’Africa.

“Ho incontrato i russi in ufficio la scorsa settimana, sono ansiosi di investire in questo progetto e ci sono anche molte altre persone che vogliono farlo”. Questa frase l’ha detta lo scorso due maggio Timipre Sylva, il ministro del petrolio nigeriano, e si riferisce all’enorme gasdotto (di cui si parla sin dal 2016) che collegherà la Nigeria al Marocco. Dal Marocco, poi, (è questo l’obiettivo principale) il gas potrà arrivare in Europa. In altre parole, la Russia potrebbe riuscire a fare in Africa gli investimenti necessari per bypassare le sanzioni che l’Ue sta faticosamente mettendo a punto in queste ore. I tempi sono brevi: il ministro ha aggiunto che il premier nigeriano, Muhammadu Buhari, ha previsto di dare il via al progetto prima di lasciare il suo incarico, quindi già nel maggio 2023, tra un anno esatto.

Il ministro Sylva lo ha detto chiaramente: la Russia vorrebbe finanziare la realizzazione del gasdotto, un’opera di oltre 5.600 chilometri di lunghezza che, arrivando a pochi chilometri dalla Spagna, aprirebbe per l’Europa  un’ottima possibilità di ottenere forniture a prezzi concorrenziali. Ma se quest’opera la finanzia (e quindi, a rigor di logica, la gestisce) proprio la Russia allora l’efficacia delle sanzioni rischia di essere compromessa. 


La Nigeria è ricchissima di idrocarburi, ma è ancora relativamente povera di infrastrutture e impianti per la produzione di energia. Basta questo motivo per rendere conveniente per Abuja far arrivare il proprio gas e il proprio petrolio a nord, fino alla sponda sud del Mediterraneo. Ma di motivo ce n’è un altro forse ancora più sostanzioso: proprio in questo periodo la strategia di molti paesi comunitari, Italia inclusa, è proprio quella di diversificare le proprie fonti di approvvigionamento. Al blocco europeo serve interrompere velocemente la propria dipendenza dalle esportazioni russe, così da mettere alle strette il Cremlino e, possibilmente, costringerlo a una soluzione diplomatica e a un cessate il fuoco. Per farlo si punta proprio su paesi africani come Algeria, Angola, Congo ed Egitto. E qui sta il nodo della questione: Mosca potrebbe usare l’Africa come una seconda frontiera da cui triangolare le proprie operazioni, gestire comunque il commercio di materie prime energetiche e, con un furbesco gioco delle tre carte, liberarsi dal giogo delle sanzioni. 


Se Mosca oggi è nelle condizioni di controllare le esportazioni di alcuni tra i più importanti paesi africani è per via di una strategia già ben avviata nel continente. Da tempo Mosca si propone come interlocutore credibile in Africa facendo leva soprattutto sull’assenza di un proprio passato coloniale; colma i vuoti lasciati dal progressivo disinteresse europeo; approfitta dell’instabilità creata nel Sahel dall’estremismo jihadista per mettere in cattiva luce, e sabotare, le missioni europee come Eucap e Barkhane. Allo stesso tempo fornisce armamenti e milizie (inclusi i neonazisti del gruppo Wagner) e avvalla colpi di stato, come accaduto in Mali.
Il rischio che Mosca possa controllare il gasdotto Nigeria-Marocco va ben oltre le sole materie prime energetiche. Il Cremlino potrebbe ampliare la propria influenza sull’Africa per circondare e destabilizzare il continente europeo, magari indirizzando a proprio piacimento i flussi migratori verso le frontiere dell’Ue per favorire partiti e candidati sovranisti ed euroscettici. Cioè gli stessi che da anni sostengono politiche filorusse. 

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