(foto di Ansa)

un rifiuto inspiegabile

Le sovraintendenze contro l'energia pulita. Toscana: un caso per Draghi

Fabio Bogo

Lo stop alla centrale geotermica di Abbadia San Salvatore lascia di stucco Sorgenia. L'impianto genererebbe 80 milioni di kilowattora di elettricità, che da soli basterebbero per 32 mila famiglie. Ora il dossier va a palazzo Chigi, che può archiviare il ricorso

La regione Toscana aveva esaminato il progetto della centrale geotermica e dato il suo via libera. Lo stesso aveva fatto il comune di Abbadia San Salvatore (Siena) approvando l’installazione da realizzare non in piena campagna ma in area industriale. Sotto il profilo architettonico era stato ingaggiato persino lo studio di Stefano Boeri, quello che ha lanciato il pluripremiato bosco verticale di Milano, e che per l’occasione aveva disegnato strutture immerse nel paesaggio. E per fugare ulteriori dubbi era stata convocata una Conferenza di servizi, al termine della quale era stato dato il disco verde.

 

Era tutto pronto insomma per l’impianto energetico di Sorgenia in val di Paglia, 80 milioni di kilowattora di energia pulita, senza emissioni e senza consumo di acqua, circondato da piste ciclabili, capace di alimentare 32mila famiglie, un terzo di quelle della provincia di Siena. Ma appena si stava per partire è arrivato il no della Sovrintendenza della Toscana: la settimana scorsa firmato il ricorso e impianto bloccato, con plauso dei 5Stelle che ritornano alla demolitoria tendenza alla decrescita felice. Ora la palla finirà sul tavolo di Palazzo Chigi ( nei prossimi giorni sono previsti due incontri tecnici esplorativi) con il rischio di allargare uno strappo sempre più acuto nel governo tra il Mibac di Dario Franceschini e il Mite di Roberto Cingolani.

 

È in Toscana stavolta che si consuma l’ennesimo cortocircuito tra emergenza energetica e l’ostinato stop a nuove le fonti di produzione. In Sorgenia sono allibiti. “Siamo due volte sorpresi – dice il vicepresidente Alberto Bigi – perché per prima cosa è difficile non pensare al contesto emergenziale che stiamo vivendo; dall’altro vediamo contrastata una centrale che si svilupperà in area industriale, con tecnologia all’avanguardia, che eviterebbe l’immissione in atmosfera di 40 milioni di tonnellate di C02”. Politica energetica e salvaguardia ambientale assieme, insomma. Ma per Il Movimento 5Stelle, che si è intestato la battaglia per fermare l’impianto, la cosa è secondaria e la centrale non si deve fare. Irene Galletti, capogruppo 5stelle in regione, ha motivato la decisione del controllore paesaggistico così: “Buone notizie da Roma, con il ministro Franceschini che ha firmato il ricorso della Sovrintendenza. I territori debbono sempre essere coinvolti, e l’Amiata non è terra di coltivazione geotermica”.

 

In realtà i territori sono stati coinvolti (fino a prova contraria la giunta regionale è stata eletta con il voto dei cittadini, ed il sindaco di Abbadia aveva la centrale nel suo programma elettorale) e che l’Amiata non sia terra di geotermia è una tesi quantomeno singolare. La Geotermia italiana è nata in Toscana, il 30 % dell’energia regionale deriva da queste fonti, i soffioni boraciferi di Larderello (Pisa) ed il loro utilizzo si studiano alle elementari e sull’Amiata le centrali sono presenti dagli anni ’60. Se per i 5Stelle il blocco della centrale sono buone notizie, per Francesco Ferrante, vicepresidente del Kyoto Club e per anni segretario di Legambiente, “lo stop è una follia. Io sono favorevolissimo”. Perchè allora Legambiente Toscana ha firmato gli appelli contro la centrale? “Deve essere sfuggito il pedale, capita anche nelle migliori famiglie. Ma credo – dice – che ci stiano ripensando. L’impianto sorge tra le bellezze della Val d’Orcia ma nell’area industriale di Abbadia, che fa schifo; è un impianto modello, con emissioni vicine allo zero; e come impatto visivo è poco più che una scatola. Insomma, fermare tutto è stato un errore, ci si è fatti trascinare da un ambientalismo frou frou di derivazione Asor Rosa che nelle zone limitrofe, purtroppo, è molto diffuso”.

 

Una reazione pavloviana, in sostanza. Che potrebbe essere corretta se Palazzo Chigi, usando i poteri speciali, decidesse di archiviare la sospensiva disposta dal Mibac. “Serve un sforzo collettivo esorta Bigi – per ridurre la nostra dipendenza dall’estero, facendo leva sulle risorse rinnovabili, come promosso dallo stesso Governo”. Succederà? E’ perplesso il Coordinamento Free, un pianeta variegato che raggruppa 26 associazioni, da Legambiente ad Adiconsum a Assopetroli, che sul caso Amiata parla di “governo Giano Bifronte, che di giorno afferma la necessità delle rinnovabili e di notte le blocca”. E che con la definizione fotografa il crescente impasse dell’esecutivo e della maggioranza. Dove il leader dei 5Stelle Giuseppe Conte, contrastando il progetto di termovalorizzatore romano del sindaco Gualtieri, ha affermato che il Movimento “è realmente ecologista”. Conte ha anche detto – scimmiottando una definizione che ha reso famoso l’immobiliarista Stefano Ricucci – che il Movimento “sugli impianti non fa l’ambientalista con i giardini degli altri”. La vicenda dell’impianto toscano però dice il contrario. E quell’energia persa finirà dolorosamente nel giardino di qualcun altro.