Il piano di Putin per farci cedere: dalla carestia globale alle migrazioni di massa
Così l'autocrate russo sta usando la guerra ibrida per ottenere i suoi obiettivi. In primis la rimozione delle sanzioni occidentali
L’ex ambasciatore tedesco a Mosca Rüdiger von Fritsch ha detto in un’intervista a Tagesspiegel che la crisi alimentare creata dalla guerra di Vladimir Putin in Ucraina porterà a un aumento dei flussi migratori verso l’Europa. Come già accaduto in passato, l’azione di destabilizzazione della Russia opera su più fronti: la guerra sta causando una carestia globale e con essa la fuga di chi cerca di scappare dalla fame. Il numero degli sfollati nel mondo per violenze e violazioni dei diritti ha superato per la prima volta quota 100 milioni, ha detto l’Onu. Almeno 400 milioni di persone sono a rischio fame ed è in arrivo una crisi alimentare globale entro dieci settimane, avverte sempre l’Onu. Il filo conduttore tra questi due allarmi parte da Mosca. Nell’analisi onusiana, la guerra russa all’Ucraina è tra i fattori che stanno alimentato l’esodo.
L’Alto commissario delle Nazioni Unite per i rifugiati, l’italiano Filippo Grandi, parla di “una cifra impressionante che riflette e allarma in egual misura”: rappresenta l’un per cento della popolazione mondiale (se fossero gli abitanti di un paese, questo sarebbe il quattordicesimo più popoloso del mondo). Nel dato ci sono sia i rifugiati e richiedenti asilo, sia i 53,2 milioni di persone sfollate all’interno dei confini nazionali a causa di conflitti, secondo il recente rapporto dell’Internal Displacement Monitoring Centre (Idmc). Già a fine 2021, il numero indicava 90 milioni di persone in fuga a causa delle “nuove ondate di violenza o conflitti prolungati in paesi come Etiopia, Burkina Faso, Myanmar, Nigeria, Afghanistan e Repubblica democratica del Congo”. La cifra è ora arrivata a questo “record che non avrebbe mai dovuto essere raggiunto”, sempre per usare le parole di Filippo Grandi, appunto per l’impatto della guerra di Putin: 8 milioni di sfollati interni e 6,5 milioni di rifugiati dall’Ucraina. Per non parlare di 1,3 milioni di deportati verso la Russia (tra cui 223 mila bambini): come denuncia il governo di Kyiv e come ormai ammette anche quello di Mosca, definendoli “trasferimenti spontanei”. Secondo l’Onu, entro fine anno gli espatriati ucraini potrebbero arrivare a 8,3 milioni, su una popolazione che nei territori sotto il controllo del governo di Kyiv prima della guerra era di 37 milioni.
Tuttavia il numero degli esuli dall’Ucraina non ha ancora raggiunto la cifra di quelli dal Venezuela: 7 milioni su una popolazione di 28 milioni, che continuano ad accrescersi al ritmo di 1.400 al giorno. La Siria, terza, ne ha 5,5 milioni, contro 17,5 milioni di abitanti restati. In Venezuela non c’è la guerra, ma il malgoverno e l’autoritarismo del regime di Maduro hanno effetti altrettanto devastanti. In comune fra tutti e tre i paesi c’è il ruolo di Putin. Ha lanciato direttamente il suo esercito contro l’Ucraina; appoggia in particolare con la forza aerea la repressione di Assad in Siria; e appoggia Maduro anche con uomini sul terreno (la presenza di due basi russe in territorio venezuelano non è ufficializzata perché violerebbero la Costituzione).
La crisi dei rifugiati raccolti deliberatamente con l’inganno in medio oriente e poi portati in Bielorussia per essere spinti al confine con la Polonia indica anche in questo strumento un aspetto di quella “guerra non lineare” che il Cremlino conduce su molti fronti: esattamente come gli hacker, i troll o i contractor della Wagner. E esattamente come quella che è ora definita la “guerra del grano”, di cui l’Ucraina rappresenta il 10 per cento dell’export mondiale. Come ha spiegato all’Economist il ministro dell’Agricoltura ucraino Mykola Solskyi, prima dell’invasione dal suo paese partivano 5 milioni di tonnellate di grano al mese. Ma “ad aprile siamo riusciti a spedirne all’estero circa un milione”.
Anton Gerashchenko, giornalista ed ex viceministro tuttora tra i consulenti del governo ucraino, dice che “come al solito, Putin sta usando la guerra ibrida per ottenere ciò che vuole. Questa volta sta ricattando il mondo con una carestia globale” L’obiettivo è ammorbidire le sanzioni occidentali.