La misura annunciata ieri da Rishi Sunak, ministro dell’Economia britannico, è stata ispirata da quella italiana. È un’addizionale del 25 per cento, che si aggiunge all’attuale aliquota del 40 per cento, sui profitti realizzati dalle società energetiche
Dublino. Alla fine, il governo di Boris Johnson ha ceduto e ha introdotto la tassa sugli extraprofitti delle società energetiche. Quella che segna una grande marcia indietro politica è stata annunciata ieri da Rishi Sunak, ministro dell’Economia e delle finanze britannico, in un discorso alla Camera dei Comuni. Fino a qualche giorno fa, i principali rappresentanti del partito conservatore erano contrari a un simile intervento. Il rischio era che si potesse rendere meno attraente per le grandi aziende il contesto economico britannico e che la tassa venisse percepita come ostacolo alla libera iniziativa e agli investimenti. La pensava così lo stesso ministro dell’Energia Kwasi Kwarteng, il cui ruolo si estende anche alle strategie industriali e agli affari: “Non sono mai stato un sostenitore della tassa sugli extra profitti”, aveva detto a marzo a diverse televisioni inglesi.
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