Catastrofe, catastrofe, lo grida la Fao, lo annuncia l’Economist in copertina (tre spighe di grano e al posto dei chicchi una catena di teschi), lo scrivono giornalisti pluridecorati sui vasti campi della carta stampata e degli schermi televisivi. La guerra del grano può scatenare una vera e propria carestia in gran parte del mondo. Lanciano allarmi accorati il Fondo monetario, Ursula von der Leyen, i globalisti di Davos che si macerano sulla “de-globalizzazione”. Il ministro degli Esteri cinese Wang Yi cerca una mediazione perché, ennesimo paradosso della storia, i più colpiti non sono l’Europa e l’America, ma l’Egitto, la Siria, la Cina stessa, gli amici della Russia.
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