il voto al parlamento ue
Fit for 55, oggi a Strasburgo si decide (anche) il futuro della Motor Valley di Modena
Il Parlamento europeo vota sul pacchetto di misure ambientali per dimezzare le emissioni entro il 2030. Tra le decisioni, quella di vietare la vendita delle automobili diesel e benzina. Un guaio per Ferrari, Lamborghini & co. Si lavora a una deroga
Oggi arriva a Strasburgo il pacchetto di misure presentate a luglio dell'anno scorso dalla Commissione europea per tagliare del 55 per cento le emissioni entro il 2030 e raggiungere la neutralità climatica per il 2050. Si chiama Fit for 55 e prevede azioni su diversi fronti: industria, energia, automobili, treni, aerei, navi, riscaldamento, agricoltura, immobili, rifiuti, importazioni dal resto del mondo.
L'industria dell'Auto europea guarda con molta apprensione al voto del Parlamento europeo questo pomeriggio, perché una delle iniziative è quella di bandire i motori a combustione interna a partire dal 2035. “Un simile sforzo non è sostenibile”, aveva detto al Foglio il presidente dell'Anfia, Paolo Scudieri, parlando dell'industria italiana che la sua associazione rappresenta: "E' essenziale che le istituzioni italiane rappresentino con determinazione le istanze di uno dei settori più importanti del paese nell’iter legislativo che seguirà la proposta europea nei prossimi mesi”. Da quel momento è passato quasi un anno. Gli industriali hanno fatto i loro calcoli: la misura potrebbe portare in Italia a una perdita di circa 73 mila posti di lavoro, di cui 63 mila nel periodo 2025-2030, dicono le ultime stime Anfia-Clepa-Pwc.
Eppure, le posizioni dei partiti sul tema sono ancora molto distanti. Dall'Europarlamento il dibattito si acceso anche in Italia, con il segretario del Partito democratico, Enrico Letta, che questa mattina ha twittato polemico: "Oggi al Parlamento Europeo di Strasburgo noi votiamo per un futuro green. Le destre italiane scelgono il nero fossile". Sul fronte opposto, oltre a Lega, Fratelli d'Italia e Forza Italia, anche Azione.
L'unico punto di convergenza riguarda la tutela del polo industriale dell'Emilia-Romagna, dove c'è il cuore delle aziende italiane che hanno fatto la storia del settore come Ferrari, Lamborghini, Dallara, Ducati, Ferrari, Magneti Marelli, Maserati, Pagani e Toro Rosso. Anche perché, senza una deroga, l'alternativa è nera (più del fossile di cui twittava Letta).
In provincia di Modena lavorano circa 90 mila persone tra 16.500 aziende che fatturano 16 miliardi l'anno, con un export che vale 7 miliardi. "Con i nuovi obblighi Ue la Motor Valley chiude", ha detto in più occasioni il ministro della Transizione ecologica Roberto Cingolani, accompagnato in questo avvertimento da Giancarlo Giorgetti, che al ministero di Via Veneto ha convocato nei mesi scorsi un tavolo con i rappresentanti del settore. L'ultimo incontro si è tenuto a febbraio.
Lo sforzo politico ha prodotto un emendamento trasversale sostenuto dagli eurodeputati italiani che oggi è all'esame del Parlamento di Strasburgo. La proposta è escludere dall'obbligo del full electric chi produce meno di mille auto nuove per anno solare. Inoltre, come riporta il Corriere della Sera, il testo - che dovrebbe avere il voto favorevole anche di francesi, cechi, polacchi e in parte spagnoli - proroga dal 2030 al 2036 la deroga sulle emissioni per i produttori di un numero di auto compreso tra mille e 10 mila l’anno (nel caso di veicoli commerciali leggeri, tra mille e 22 mila). Per avere una misura, nel 2021 Ferrari ha prodotto più di 11mila auto mentre Lamborghini ne ha consegnate 8.405.
All'emendamento per salvare la Motor Valley se ne affianca un altro più ampio presentato dal Ppe che riduce dal 100 al 90 per cento la quota di auto elettriche nuove da produrre obbligatoriamente. Un compromesso, questo, che potrebbe portare il Parlamento a esprimere una posizione condivisa da portare poi alla trattativa con i governi nazionali, dalla quale emergeranno le decisioni definitive.
Il percorso non sarà semplice. Da una parte c'è il futuro della più apprezzata industria italiana, per la quale sarebbe insensato abbandonare i motori endotermici, pagati letteralmente a peso d'oro per i modelli più esclusivi. Un esempio su tutti è la Ferrari, che pure ha in progetto di presentare il primo modello elettrico nel 2025. Dall'altra, gli effetti del provvedimento su tutta l'industria l'Automotive europea, già soffocata dai colli di bottiglia che oggi strozzano la produzione, tra difficoltà nell'approvvigionamento di materiali e costi in aumento. Il rischio concreto è che senza una filiera europea di componentistica per le auto elettriche - a partire dalle batterie - una conversione forzata e accelerata renda ancora una volta l'industria dipendente dai mercati esteri. In questo caso asiatici. Con prezzi finali per i consumatori difficilmente prevedibili in questo momento.