L'intervista
L'aumento dei tassi contro l'inflazione: perché la Bce fa bene. Parla Tabellini
Per l'ex rettore della Bocconi quella della presidente della Bce è una scelta che "cerca giustamente di scongiurare il pericolo di un’escalation dell’inflazione com’è successo negli anni Settanta”. Anche Mario Draghi all'Osce parla della decisione di chi lo ha succeduto a Francoforte
“Capisco la delusione dei mercati, ma la Banca centrale europea sta facendo quello che deve e cioè porre fine alla fase espansiva della politica monetaria di fronte a un’inflazione forte e, a mio avviso, destinata a persistere. Per l’Italia vuol dire un brusco richiamo alla realtà. Con un debito pubblico che ha raggiunto il 150 per cento del pil, l’unica strada è accelerare la crescita economica. Se la crescita resta limitata, il nostro paese avrà un problema di sostenibilità del debito”. Guido Tabellini, economista ed ex rettore dell’Università Bocconi, commenta a caldo la riunione della Bce seguita dalla conferenza stampa della presidente Christine Lagarde, la quale si è mostrata particolarmente scrupolosa nel ripercorrere, fogli alla mano, i passaggi della comunicazione ufficiale dell’Eurotower quando ha risposto alle domande dei giornalisti. Precauzione superflua visto che la decisione di avviare la manovra restrittiva, con un primo aumento dei tassi a luglio dello 0,25 per cento e un ulteriore incremento a settembre (anche dello 0,50 se le prospettive d’inflazione dovessero peggiorare), ma senza dire in che modo si intende supportare i paesi periferici dopo la fine degli acquisti di obbligazioni governative, ha comunque provocato un’ondata di vendita di Btp. La flessibilità del programma di reinvestimento Pepp sembra essere, almeno per ora, l’unico sostegno per contrastare il rischio di frammentazione della zona euro che la Bce dice di non voler tollerare. Ma sullo scudo anti spread che avrebbe in preparazione non si è pronunciata. Un messaggio considerato, nel suo insieme, poco rassicurante dagli investitori come si è visto dai vistosi ribassi delle borse un po’ in tutta Europa.
Il Ftse Mib ha chiuso in calo di quasi il 2 per cento e il differenziale con i Bund tedeschi ha ripiegato a 216 punti base dopo aver toccato quota 225. “Non credo si possa incolpare la Bce per l’allargamento degli spread dei paesi periferici ed è comprensibile che per mettere a punto strumenti tanto delicati e complessi ci voglia il giusto tempo – prosegue Tabellini – del resto se la manovra fosse stata più severa del previsto avremmo registrato un rafforzamento dell’euro sul dollaro, mentre oggi è avvenuto il contrario. Certamente, può essere utile una misura che aiuti l’Eurozona ad affrontare una fase di transizione come quella attuale e il nostro paese a recuperare stabilità. Ma nel frattempo la Bce cerca giustamente di scongiurare il pericolo di un’escalation dell’inflazione com’è successo negli anni Settanta”.
Ieri mattina, mentre il board si riuniva ad Amsterdam, il premier Mario Draghi, che della Bce è stato presidente prima di Lagarde, ricordava alla riunione dell’Ocse quanto l’aumento dell’inflazione in Europa, rispetto a quanto sta avvenendo negli Stati Uniti, non rappresenti del tutto un segnale di surriscaldamento dell’economia, ma l’effetto di una serie di choc dell’offerta. E spiegava che introdurre un tetto al prezzo del gas sarebbe anche un modo per frenare la corsa dei prezzi dovuta in buona parte alla crescita dei valori delle materie prime e dell’energia. “Nel frattempo, però, la politica monetaria deve fare la sua parte nel cercare di mantenere un equilibrio tra una fase congiunturale difficile e la stabilità dei prezzi che è il suo obiettivo. Chi, in proposito, ricorda l’errore di Trichet del 2008, che fu quello di aumentare i tassi in uno scenario di recessione, sbaglia perché allora il mondo attraversava una crisi finanziaria senza precedenti che oggi non c’è, mentre oggi lo choc di offerta provoca una spinta inflattiva che potrebbe durare anche più di quanto si pensi”. Per l’Italia esiste un rischio elettorale che può ampliare lo spread con i Bund tedeschi? “Certo, l’incertezza politica non aiuta mai la stabilità finanziaria”.
tra debito e crescita