dirigismi europei
Non basta produrre auto elettriche: c'è bisogno che qualcuno le compri
Il bando ai motori termici rischia di accentuare la distanza tra l'offerta e la domanda, rallentando ancora di più la sostituzione dei veicoli vecchi. Perché è importante considerare le esigenze di chi acquista per raggiungere l'obiettivo decarbonizzazione
Il 55 per cento degli europarlamentari è convinto che per soddisfare la domanda di mobilità dell’intero continente basti una sola tecnologia. Almeno questo è quello che emerge dal voto di mercoledì, con cui il Parlamento europeo ha approvato la proposta della Commissione che impone alle case automobilistiche la produzione esclusiva di auto elettriche nel 2035, escludendo tutti i motori termici. Un voto che finisce per decidere oggi le tecnologie di domani, ignorando qualsivoglia legge di mercato in nome di un bene superiore – la decarbonizzazione – che però ha i contorni di una rischiosa e costosissima scommessa. Non solo perché è del tutto improbabile che al 2036 tutta l’energia elettrica consumata, in tutti i paesi dell’Unione europea, sia prodotta con fonti rinnovabili. Ma anche perché le auto vanno anche acquistate, non basta metterle in vendita. E qui le cose si complicano.
Come ha fatto notare anche l’associazione europea dei concessionari, il tipo di offerta che oggi viene sostenuta dalle scelte politiche non incontra la domanda, nonostante il marketing spinto, con pubblicità e campagne stampa che propongono auto e furgoni elettrici, ma anche ibridi plug-in. Le vendite di questi modelli in Italia e Spagna sono inferiori al 10 per cento per le autovetture e al 2 per cento per i veicoli commerciali leggeri, mentre in paesi come Svezia o Danimarca sono al di sopra del 30 per cento per le auto e del 5 per cento per i furgoni. Il punto è – e i concessionari dovrebbero chiarirlo – che la somma delle automobili circolanti in Svezia e Danimarca rappresenta appena il 33 per cento del parco circolante spagnolo e neanche il 20 per cento di quello italiano, anche perché la popolazione italiana, per quanto in flessione, è ancora quasi sei volte quella svedese.
A questo bisogna aggiungere che all’aumentare delle vetture elettriche vendute, in Italia come nel resto d’Europa, si è ridotto, e di parecchio, il totale venduto. Sommando i mercati dei singoli paesi europei, si è passati dagli 11,9 milioni del 2017 ai 9,1 del 2021; in Italia, nei primi cinque mesi del 2022 il totale delle auto vendute è pari ad appena il 5 per cento delle sole vetture diesel acquistate da gennaio a maggio del 2017. Una dinamica impietosa, che non trova sufficiente giustificazione nella carenza di chip e altri guai congiunturali e che peraltro ha fatto ridurre anche l’offerta di vetture non elettrificate. Ci si dovrebbe chiedere come mai le autovetture a Gpl, che rappresentano la metà dei modelli elettrici offerti, vendono ben più del doppio delle elettriche e senza neppure beneficiare degli incentivi.
I fatti, insomma, dimostrano senza troppe ambiguità che oggi le auto elettriche incontrano le preferenze solo di una piccola parte di consumatori. Dare per scontato, come ha fatto la Commissione e ha avallato il Parlamento, che le auto elettriche di domani possano piacere a tutti i consumatori è un grande rischio. Difficile, infatti, escludere che prevarrà la tendenza (o la convenienza) a mantenere l’auto che già si possiede, e che può tranquillamente durare decenni, come suggerisce l’età media del parco circolante italiano. Non è un caso del resto che alcune case automobilistiche si stiano attrezzando per riconvertire i propri stabilimenti al fine di ricondizionare le auto circolanti: da Toyota a Renault, che sta trasformando la sua più grande fabbrica di utilitarie per rimettere in sesto anche le auto di altri costruttori.
Per agire sulla domanda, sulla scia dirigista di quanto fatto per l’offerta, non resterebbe dunque che introdurre da qui al 2035 nuove limitazioni all’utilizzo delle auto non elettriche nelle grandi città, nella speranza che così i consumatori siano costretti a rinunciare oppure a rottamare le proprie automobili. Tali politiche, tuttavia, sono già applicate oggi con risultati molto modesti sul parco circolante, anche perché la maggior parte degli italiani non abita nelle grandi città. Un bene sempre più costoso e durevole come l’automobile, come storia ed economia insegnano, viene acquistato solo se soddisfa dei bisogni. Non certo perché lo impone la legge.