Gazprom taglia il gas all'Italia del 15 per cento. Senza dare spiegazioni
Nuovo taglio del 33 per cento da Nord Stream all'Europa dopo quello di ieri del 40 per cento. Una "mossa politica", dice il ministro tedesco dell'Economia. il ministro Cingolani: "Per ora nessuna criticità"
"Eni ha ricevuto comunicazione di una limitata riduzione dei flussi dal proprio fornitore russo relativamente all'approvvigionamento di gas verso l'Italia". La società guidata da Claudio Descalzi dice che continuerà a monitorare l'evoluzione della situazione e comunicherà eventuali aggiornamenti. Un portavoce di Eni ha confermato all'Ansa che Gazprom ha comunicato una limitata riduzione delle forniture "per la giornata di oggi, pari a circa il 15 per cento. Le ragioni della diminuzione non sono state al momento notificate".
Anche il ministro della Transizione ecologica Roberto Cingolani comunica che l'andamento dei flussi di gas è costantemente monitorato in
collaborazione con gli operatori e che al momento non si riscontrano criticità".
"Non c'è alcuna indicazione al momento di rischi sulle forniture energetiche", ha detto Tim McPhie, portavoce della Commissione Ue, rispondendo a una domanda sui possibili effetti delle riduzioni di gas annunciate da Gazprom ieri sul Nord Stream 1 e oggi sui flussi diretti a Eni.
Il taglio da Nord Stream. Berlino: un atto "politico"
Nel pomeriggio di oggi, 15 giugno, è arrivata poi la notizia che il gigante russo del gas interromperà il funzionamento di un'altra turbina di Siemens alla stazione di compressione di Portovaya, che alimenta i flussi del gasdotto Nord Stream, la cui produzione quotidiana passerà così da domani da 100 a 67 milioni di metri cubi al giorno, tagliando un altro 33 per cento dopo la riduzione annunciata ieri. Già martedì, infatti, i flussi di gas attraverso quel gasdotto erano stati abbassati da 167 a 100 milioni di metri cubi al giorno. Ieri la multinazionale controllata dal Cremlino aveva infatti comunicato una riduzione del 40 per cento delle forniture di gas naturale attraverso Nord Stream, il gasdotto che, attraverso il Mar Baltico, trasporta direttamente il gas proveniente dalla Russia in Europa occidentale, passando per la Germania. Il taglio di ieri, ha detto Gazprom, è dovuto a interventi di manutenzione e alla necessaria "riparazione" delle unità di compressione. Quello di oggi alla fine del periodo di revisione prima della manutenzione completa della turbina. È stata una "decisione politica", ha risposto invece oggi il ministro tedesco dell'Economia e della Protezione del clima, Robert Habeck. La mossa di tagliare le consegne "non è stata una decisione tecnicamente giustificabile". Con riferimento a possibili limitazioni da parte di Mosca delle esportazioni di energia dirette verso Berlino, Habeck ha avvertito che "non è ancora finita e forse siamo solo all'inizio". Insomma, il taglio di ieri e quello di oggi sono un segnale ai vertici dell'Europa che in questi giorni stanno incontrando il governo ucraino e paesi produttori come Israele e il Qatar, per cercare fonti alternative all'energia russa.
Gli stoccaggi. A che punto siamo in Italia?
"Gli stoccaggi stanno procedendo, i prezzi li stanno rallentando un po’. Io vedo le autorità e il ministro Cingolani molto focalizzati proprio per poter spingere tutto il sistema a riempirli. Noi stiamo facendo il nostro, siamo quelli che hanno messo più gas", ha detto una settimana fa l'ad di Eni Claudio Descalzi al Giornale d'Italia. "Siamo un pochino più avanti della media europea, ma siamo un pochino più indietro di quello che eravamo abituati a fare. Io sono ottimista: non so se riusciremo a raggiungere il 90 per cento, ma credo che con quello sta mettendo in piedi il governo e l’autorità per l’energia riusciremo nei prossimi tre o quattro mesi a colmare il gap". Come ricorda il Corriere, ieri il presidente di Arera, Stefano Besseghini, in un’audizione alla commissione Industria del Senato, ha evidenziato come il riempimento degli stoccaggi nelle ultime settimane sta rallentando a causa dell’andamento dei prezzi. "Abbiamo anche approvato nuove misure — ha detto il vertice dell’Authority — e definito i criteri per il ‘contratto a due vie’ da associare alla capacità di stoccaggio e alcune misure per favorire l’uso della capacità nazionale di rigassificazione, alla luce dell’attuale contesto di mercato". Besseghini si riferisce al premio di giacenza, di circa 5 euro a megawattora, concesso agli operatori per spingere gli accumuli di metano per il prossimo inverno. Al momento "tali misure hanno ad oggi portato a una giacenza di circa 9,5 miliardi di metri cubi, pari a circa il 52 per cento della capacità complessiva". Entro fine settembre però bisogna arrivare al 90 per cento per avere la sufficiente disponibilità per i consumi domestici e industriali della prossima stagione invernale.
Su Repubblica Luca Pegni spiega che il taglio del 15 per cento a Eni al momento non ha conseguenze dirette sulla vita degli italiani, poiché "la domanda odierna è pari a circa 160 milioni di metri cubi, contro una disponibilità di 200 milioni di metri cubi. Per entrare nel dettaglio, solo dal Tap, il gasdotto che porta in Italia il gas dall'Azerbajian, e dall'Algeria sono previsti 100 milioni di metri cubi, altri 50 milioni dai tre rigassificatori in attività (La Spezia, Livorno e Rovigo), il resto dal Mare del Nord al passo Gries e al Tarvisio. Quest'ultimo accesso è utilizzato per l'importazione del gas russo e già da qualche giorno stava lavorando poco". Nessuna conseguenza, per ora, neppure per il riempimento degli stoccaggi, "perché i 40 milioni di differenza tra domanda e offerta possono essere utilizzati proprio per riempire i depositi per l'inverno. Diverso sarebbe, ovviamente, il taglio alle forniture venisse mantenuti fino all'autunno, ma questo potrebbe comportare anche una violazione dei contratti da parte di Gazprom".
Il pagamento del gas in rubli
Un decreto firmato il 31 marzo da Vladimir Putin prevede che le aziende che acquistano gas russo debbano saldare il pagamento in rubli. Il 17 maggio scorso, Eni aveva illustrato la procedura che ha avviato per onorare con Gazprom i pagamenti in scadenza. Come altre aziende europee, anche quella guidata da Descalzi aprirà due conti correnti denominati "K" presso Gazprombank, uno in euro e uno in rubli. Sulla carta questo non vìola le linee guida della Commissione europea, dal momento che l’unico divieto chiarito è quello di pagare in rubli. Eni non pagherà infatti nella moneta di Mosca, ma verserà quanto dovuto in euro. La conversione in rubli avverrà tramite la Borsa di Mosca entro 48 ore dall’accredito e senza coinvolgere la Banca centrale russa, attualmente sotto sanzioni. Lo stesso decreto del Cremlino contempla grandi margini di discrezionalità: il pagamento in rubli non è obbligatorio ma è una delle richieste, soggette comunque a deroghe.
Per approfondire
Geopolitica, affari, spregiudicatezza, influenza sui governi e debiti mostruosi che ora espongono il gigante del gas russo alle sanzioni dell’occidente. Quanto resisterà Putin alla sua economia al collasso? Indagine
Gas in rubli, veti ungheresi, freni tedeschi e proposte italiane
La teoria economica insegna che i singoli importatori non possono individualmente tenere testa a Gazprom, controllata dal Cremlino. È invece l’Unione europea che può e deve contrastare la forza di Mosca nel mercato dell’energia
tra debito e crescita