(foto di Troy Mortier su Unsplash)

Guai di crescita

In Italia circa 33 mila aziende rischiano di fallire per i crediti

Un appello di Confartigianato per salvare il settore dell'edilizia. Due strade da percorrere: interventi straordinari e apertura del mercato ad altri attori

Cantieri bloccati e migliaia di imprese di costruzione che non riescono a pagare dipendenti e fornitori. Almeno 33 mila aziende rischiano addirittura di fallire per troppi crediti. E’ il fenomeno paradossale che si sta verificando nelle riqualificazioni del patrimonio immobiliare. I lavori, incentivati dal superbonus e dai bonus edilizia, rischiano di fermarsi per il blocco del sistema della cessione dei crediti a causa della stretta adottata dalla maggior parte delle banche e degli intermediari finanziari. Siamo all’ultimo capitolo di una storia infinita che da novembre 2021 ha visto il governo intervenire ben sette volte con modifiche normative sul meccanismo della cessione dei crediti.

 

“I continui cambiamenti delle regole – continua Granelli – hanno gettato nell’incertezza gli operatori e reso estremamente prudente l’atteggiamento degli intermediari finanziari che avevano garantito l’acquisto dei crediti. In molti hanno chiuso gli acquisti per raggiunta capacità fiscale. Risultato: le imprese non riescono a recuperare i crediti presenti nei propri cassetti fiscali per lavori già eseguiti e non possono pagare dipendenti, fornitori, tasse e contributi. Tutto questo  è ancora più assurdo se si considera che il settore delle costruzioni è il driver della ripresa economica e, in questo periodo di congiuntura negativa, ha giocato un ruolo anticiclico. Secondo le nostre rilevazioni, in Italia nel 2021 il valore della produzione nelle costruzioni è cresciuto del 24,1 per cento rispetto all’anno precedente, un incremento  che vale quasi 40 miliardi. I bonus edilizia hanno favorito la ripartenza post Covid dell’economia, ma, dopo aver generato un’enorme aspettativa in cittadini e imprese, le ripetute modifiche del decisore pubblico ne hanno depotenziato l’efficacia. Se la situazione non si sbloccasse, per il resto dell’anno sono a rischio 7,1 miliardi di investimenti”.

 

Per uscire dall’impasse, Confartigianato indica due strade. La prima riguarda quanto avvenuto finora. Per le tante imprese che hanno concesso lo sconto in fattura e non riescono a cedere i crediti occorre un intervento straordinario da parte dello Stato. Hanno agito sulla base di contratti con i cittadini, stipulati nel rispetto delle regole allora vigenti, successivamente mutate. Ora non riescono a cedere i crediti che hanno maturato ed è a rischio la loro capacità di continuare a operare. “Bisogna salvaguardare le situazioni in essere – sostiene Granelli –  evitando crisi sistemiche che metterebbero a repentaglio la tenuta sociale”.

 

Per il futuro, Confartigianato sostiene la necessità di aprire il mercato dei crediti ad altri acquirenti, sempre però vigilando con attenzione per evitare il rischio di truffe e riciclaggio di denaro. Le modifiche introdotte con il decreto legge Aiuti non sono sufficienti a garantire il regolare assorbimento dei crediti che scaturiscono dalla “monetizzazione” delle detrazioni per i bonus fiscali. Sempre per il futuro, una volta terminati gli attuali incentivi, sarà necessario stabilizzare i differenti bonus con livelli di intensità adeguati affinché le tante imprese che hanno effettuato investimenti per assorbire la domanda proveniente dal mercato non entrino in difficoltà e possano continuare a garantire occupazione e sviluppo.

 

Confartigianato contesta anche l’obbligo di certificazione Soa introdotto a maggio con la  norma del decreto legge Taglia prezzi che impone, anche per le imprese che operano in subappalto, il possesso delle attestazioni Soa per i lavori che danno diritto alle detrazioni edilizie di importo superiore ai 516 mila euro. “Questo adempimento – spiega il presidente di Confartigianato – rappresenta una barriera di accesso alle opere di valore elevato a favore di un piccolo numero di imprese certificate Soa (circa 23.000, di cui solo 17.000 per le categorie interessate) a scapito delle quasi 500.000 imprese operanti nel comparto delle costruzioni. Condizionare non solo sconto e cessione dei crediti, ma anche la fruizione della stessa detrazione al fatto che il lavoro sia eseguito solo da imprese certificate Soa, esclude arbitrariamente dal mercato soggetti qualificati che costituiscono la vera ossatura del comparto delle costruzioni. Il requisito, peraltro, provocando la drastica riduzione del numero delle imprese che potrebbero eseguire gli interventi, impedisce la realizzazione degli obiettivi di riqualificazione del patrimonio edilizio anche in un’ottica green, precludendo la conseguente crescita economica del paese.

Di più su questi argomenti: