Nel 2021 l'Economia della bellezza ha rappresentato il 24 per cento del Pil nazionale
Le imprese del settore beauty l'anno scorso si sono dimostrate più resilienti rispetto a quelle di altri settori, nonostante il biennio difficile dovuto al Covid
Le aziende del settore della bellezza hanno rappresentato nel 2021 il 24,1 per cento del Pil nazionale, dimostrandosi più resilienti rispetto a quelle di altre aree, aprendosi inoltre al concetto di responsabilità sociale. Per il 58 per cento degli italiani infatti i valori dell’azienda sono un parametro “decisivo” nella scelta di brand e prodotti e per il 33 per cento sono “importanti”, evidenziando quanto le tematiche Esg abbiano acquisito centralità per i consumatori. Questi sono alcuni dei dati rilevati dal Market Watch Economia della bellezza, realizzato dall’ufficio studi di Banca Ifis e giunto alla sua seconda edizione: il biennio 2020-2021 preso in considerazione ha acceso un faro sull’importanza della responsabilità sociale e su come, di conseguenza, si sia evoluto il concetto stesso di bellezza proteso verso i concetti dell'etica e della “giustizia”.
Gli elementi di grande novità è che quest'anno il concetto stesso di Economia della bellezza si evolve e si arricchisce del cosiddetto “purpose-driven”. ll concetto dello scopo, del purpose, legato a un’attività di business, diventa parte integrante del processo generativo di un'impresa in senso più ampio. Per le aziende e i brand rappresenta l'insieme di idee, valori e propositi che ne caratterizzano l'essenza. La scelta di costruire un'attività fondata sui valori oltre che sul profitto non è un fenomeno esclusivo degli ultimi anni ma l'89 per cento delle imprese purpose-driven sono già consolidate sul mercato.
Sono sei gli ambiti principali su cui è usualmente incentrato il purpose di un’impresa: parità di genere; sostenibilità sociale, economica e ambientale; partecipazione e democratizzazione; diversità generazionale; benessere dei lavoratori; territorio e comunità locale. Dallo studio è emerso anche che la diffusione dei modelli di business purpose-driven non è una moda ma una richiesta dei clienti. Inoltre un altro aspetto emerso dall'analisi è la necessità di nuove competenze: quasi il 50 per cento dei percorsi formativi saranno da creare ex novo. Quindi, il modo con cui oggi è impostato il modello formativo non sarà più funzionale in un prossimo futuro.