L'inflazione come nell'86 penalizza la domanda. Occhi puntati su turismo e salari
L'indice dei prezzi al consumo a giugno è all'8 per cento su base annua. L'aumento, spinto dai beni energetici, si sente soprattutto sull'alimentare e si allarga ai servizi. Per non bastonare i consumi va affrontato il taglio del cuneo fiscale
Nel vivace dibattito sul vero andamento dell’economia reale, che ha conosciuto anche una baruffa tra Confindustria e Istat, ha fatto irruzione, come il più classico degli elefanti in cristalleria, l’indice dei prezzi al consumo. Alias l’inflazione. Nel mese di giugno è cresciuta dell’1,2 per cento e misurata anno/su anno sta viaggiando alla velocità dell’8 per cento. La stessa andatura misurata un mese fa dava 6,8 per cento. Per trovare un precedente bisogna tornare indietro nel calendario fino al gennaio 1986. In sostanza l’inflazione partita dai beni energetici e dagli sconvolgimenti legati alla guerra si sta propagando, e se tutto sommato finora lo aveva fatto a velocità più contenuta anche rispetto a Germania, Spagna e Stati Uniti, ora ci stiamo riallineando verso l’alto.
Il carrello della spesa costa l’8,3 per cento in più e l’inflazione di fondo al netto della bolletta energetica è salita dal 3,6 al 4,2 per cento. Guardando più in dettaglio i settori, la propagazione non è omogenea perché mentre spicca l’alimentare (soprattutto frutta e verdura) in altri settori le aziende non hanno aumentato i prezzi e stanno ancora facendo muro comprimendo i margini o addirittura lavorando in perdita. L’impennata dell’inflazione finisce però per bastonare la domanda, proprio quella che finora ha lubrificato il sistema dando respiro alla produzione industriale e mostrando alcuni picchi di consumi nei servizi (autostrade, ristorazione, intrattenimento dal vivo).
Incassato l’uppercut dei prezzi, l’attenzione si sposta nell’immediato su due capitoli: il turismo e i salari. L’estate sembra tutta prenotata nonostante l’aumento dei prezzi dell’ombrellone e degli altri servizi, così come sembra fuori discussione il flusso dei turisti stranieri annunciati in gran numero. Probabilmente i soggiorni marini e montani disegneranno una cartina sociale del paese con forti disparità, chi potrà attingere ai risparmi da lockdown e chi no. Sul fronte dei salari, invece, c’è da anticipare la discussione con il Mef sulla quota di taglio del cuneo fiscale compatibile con le esigenze del bilancio pubblico. Fornirebbe un’utile bussola al confronto tra le parti sociali.