Il settore aereo è in crisi, ma la notizia della morte delle low-cost è esagerata
La situazione è complessa a causa dell'aumento dei prezzi del carburante, della stagione turistica, dei licenziamenti post-pandemia che non riesce a colmare il ritorno della domanda. L'Italia è organizzata ma vive di riflesso il problema europeo
No, il modello delle compagnie low cost non è morto. In realtà questo modello è andato modificandosi nel corso degli anni tanto che molte delle compagnie low cost hanno un modello di business non così distante dalle compagnie tradizionali. Esiste una certa differenziazione per quanto riguarda la connettività delle compagnie aeree tramite l’utilizzo di hub o meno, ma tutte le società nel corso degli anni sono andate verso una maggiore efficienza operativa.
E’ vero però che non sarà facile tornare nel prossimo futuro a una tipologia di viaggio in cui i prezzi dei biglietti sono molto bassi, e questo avviene per via di alcuni cambiamenti strutturali che si stanno riscontrando nel trasporto aereo.
Ad esempio, la guerra di aggressione della Russia all’Ucraina ha fatto raddoppiare i costi del carburante aereo da inizio febbraio a oggi e questo si ripercuote in parte oggi sui prezzi dei biglietti. E’ infatti importante ricordare che il costo del carburante vale il 30/40 per cento dei costi complessivi di una compagnia aerea, e nonostante i vettori si coprano dai rischi di oscillazione dei prezzi del carburante con delle opzioni, questo aumento si ripercuoterà nei prossimi trimestri su tutti i conti delle compagnie e sui prezzi dei biglietti finali per il viaggiatore. Oltretutto, l’estate è il periodo in cui i prezzi tendono ad aumentare in maniera maggiore vista la forte domanda, e questo fattore non è cambiato rispetto al periodo pre-pandemico.
Il forte incremento del prezzo dell’energia ha un forte impatto sia sui prezzi dei biglietti aerei, come dicevamo, ma anche sulla marginalità delle compagnie aeree. Non è un caso che proprio ieri abbia chiesto il “chapter 11” la Scandinavian Airlines (Sas), operatore storico nel nord Europa, certificando il dissesto finanziario. Un altro motivo di tensione è indubbiamente legato alla scarsità del personale e al conseguente aumento dei costi per trovare nuovi addetti, sia per le compagnie aeree che per gli scali aeroportuali. Diversi aeroporti del nord Europa sono in forte difficoltà per via del fatto che dopo i licenziamenti durante il periodo pandemico, si ritrovano ora con uno staff ridotto che non riesce a gestire il forte e improvviso ritorno della domanda. In molti casi, la domanda è tornata in maniera prepotente, a circa il 90 per cento dei livelli pre-pandemici, senza però che si riesca a trovare il personale specializzato negli aeroporti. Lo stesso vale per tutte le compagnie che hanno anche una forte conflittualità per l’incremento dei salari a causa dell’inflazione.
Le compagnie aeree che sono tornate più velocemente ai livelli pre-crisi sono state proprio le low cost, anche grazie al loro focus sul mercato domestico ed europeo (i due mercati che si sono meglio ripresi). Esistono delle criticità operative per tutte le compagnie e alcune grandi aziende hanno deciso di fare dei cambi al vertice per via della gestione dell’operatività in questo momento di difficoltà. Il “chapter 11” di Sas ci indica che il settore continua a soffrire e che non saranno mesi facili per le compagnie aeree e probabilmente potremmo vedere altri fallimenti all’orizzonte.
C’è però da sottolineare che in Italia, il problema negli aeroporti è quasi inesistente per via delle misure prese dal governo e per l’utilizzo della cassa integrazione durante la crisi da parte degli scali stessi, ma è chiaro che il trasporto aereo è un sistema fortemente interconnesso. Se si hanno problemi nei principali scali europei e per le principali compagnie europee, è chiaro che un aeroporto italiano si trova nel dover gestire molti passeggeri che subiscono cancellazioni, magari all’ultimo momento, nel proprio scalo.
La situazione è dunque complessa per il settore aereo, proprio dopo due anni veramente difficili per la mancanza di domanda, dove compagnie e aeroporti hanno perso miliardi di euro. E’ necessario, tuttavia, fare tutto il necessario per far comprendere alla politica l’importanza del settore e degli aeroporti come porta d’entrata del turismo internazionale, che così tanto ci è mancato negli scorsi anni. Il ritorno alla normalità è un’illusione per questa estate che rimarrà estremamente complessa.