Governo, Bce e gas russo. Una settimana decisiva per l'Italia
Mercoledì si vedrà se Draghi resta, giovedì come sarà accolto lo scudo anti-spread della Bce, venerdì se Putin riaprirà i rubinetti del gas. In pochi giorni si definirà la stabilità politica, finanziaria ed energetica dei prossimi mesi
Diceva Lenin che “ci sono decenni nei quali non succede nulla e settimane in cui accadono decenni”. Non siamo di certo all’alba della rivoluzione bolscevica, per fortuna, ma all’inizio di una settimana decisiva per la stabilità politica, finanziaria ed energetica. Sono tre le questioni che nei prossimi giorni potranno determinare, in senso positivo o negativo, lo scenario politico ed economico dei prossimi mesi in Italia e in Europa: il futuro del governo Draghi, la politica monetaria della Bce, le forniture di gas dalla Russia.
La prima data importante è quella di mercoledì 20. Prima al Senato e poi alla Camera, ci sarà un voto di fiducia sulle comunicazioni del presidente del Consiglio dimissionario e si scoprirà se e con quale formula politica Mario Draghi continuerà a guidare l’esecutivo. I cittadini, gli operatori economici e gli osservatori internazionali capiranno cioè se l’Italia avrà un governo guidato da una delle persone più autorevoli in Europa con alle spalle una solida maggioranza, oppure se l’Italia precipiterà in una fase di instabilità politica e, molto probabilmente, verso elezioni anticipate in un autunno che sarà molto complicato sul piano economico. L’esito della giornata parlamentare si rifletterà sui mercati finanziari, come si è visto nei giorni scorsi con lo spread salito oltre i 220 punti per la crisi di governo.
E questo conduce alla seconda data importante, giovedì 21, quando la Bce comunicherà le sue decisioni di politica monetaria. Christine Lagarde farà due importanti annunci, il primo riguarderà il rialzo dei tassi per contrastare l’inflazione e il secondo la definizione del cosiddetto scudo anti spread, ovvero il nuovo strumento che dovrebbe contrastare la frammentazione finanziaria nell’Eurozona che ostacolerebbe la trasmissione della politica monetaria. Sul primo aspetto, è già acquisito da parte degli investitori un rialzo dei tassi di 25 punti base. Anche se in questi giorni sono molte le voci, pure all’interno della Bce, che riflettono sulla necessità di un rialzo più deciso, di 50 punti, per dare un segnale più forte contro l’inflazione in crescita, il crollo dell’euro sotto la parità con il dollaro e la sensazione che la banca centrale intervenga in ritardo. In senso contrario operano altri argomenti, come il fatto che la Bce ha già preannunciato ai mercati un rialzo di 0,25 punti, che le prospettive di crescita sono al ribasso e che a differenza degli Stati Uniti in Europa l’inflazione è spinta prevalentemente dall’offerta e dai prezzi energetici. Questi elementi dovrebbero far propendere verso un rialzo di 25 punti. C’è invece più attesa sull’annuncio del nuovo strumento anti frammentazione, che dovrebbe contrastare un aumento dei rendimenti dei titoli di stato non giustificato dai fondamentali. Si tratta, in sostanza, di uno scudo anti spread pensato soprattutto per l’Italia. È lo strumento che consentirebbe alla Bce di occuparsi del suo obiettivo principale, la stabilità dei prezzi, senza che il rialzo dei tassi per contrastare l’inflazione faccia crollare i paesi più indebitati. C’è però contrasto, nella Bce, sul funzionamento di questo scudo che i paesi del nord, secondo la linea espressa dalla Bundesbank, dovrebbe essere attivato solo in circostanze eccezionali e con condizionalità stringenti. Naturalmente le decisioni prese a Roma e quelle prese a Francoforte interagiscono. Il precipitare della crisi di governo potrebbe portare a una tensione sui titoli di stato, a sua volta alimentata il giorno dopo dai possibili contrasti nel Consiglio direttivo della Bce sullo scudo anti spread. La crisi politica può trasformarsi in crisi finanziaria. Viceversa, l’annuncio da parte della Bce di uno scudo anti spread in un contesto di stabilità politica del governo Draghi può avere un effetto stabilizzante anche sui mercati finanziari.
L’altra data importante della settimana è venerdì 22. Il giorno dopo il meeting della Bce, infatti, si capirà qualcosa di più su cosa intende fare Vladimir Putin con il gas. Il 21 luglio termina il periodo di 10 giorni di manutenzione del gasdotto Nord Stream e il giorno successivo si scoprirà se ripartiranno le forniture di gas dalla Russia o se, come molti temono, Gazprom userà qualche scusa tecnica per tenere ancora i rubinetti chiusi. Il 24 luglio poi dovrebbe essere restituita alla Russia la turbina che era rimasta bloccata in Canada per le sanzioni, indicata da Gazprom come la giustificazione tecnica della riduzione del 60% del flusso di gas verso l’Europa. Il prolungamento del blocco del gas da parte di Putin vorrebbe dire che dovremo prepararci a gestire mesi di razionamento energetico e, quindi, di aumento dei prezzi e rallentamento della crescita.
La carenza di gas è, ovviamente, una questione che non viene decisa né a Roma né a Bruxelles e Francoforte, ma a maggior ragione per l’Italia sarebbe preferibile affrontare l’inverno in una situazione di stabilità politica e finanziaria. Questa settimana non accadranno dieci anni, come diceva Lenin, ma almeno dieci mesi sì.