La crescita economica rallenta in tutto il mondo: le stime al ribasso del Fondo monetario internazionale
Per motivi diversi si arresta la crescita negli Stati Uniti, in Cina e in Europa. Per l’Italia il problema continua ad essere la sostenibilità del debito, ma nel 2022 il pil è visto in crescita del 3 per cento
Rispetto alle precedenti stime rilasciate ad aprile, il Fondo monetario internazionale nel suo aggiornamento del report “World Economic Outlook” ha tagliato le stime di crescita dell’economia globale e aumentato le proiezioni di inflazione. “Una timida ripresa nel 2021 è stata seguita da sviluppi sempre più cupi nel 2022, quando i rischi hanno cominciato a materializzarsi”, si legge nel documento pubblicato oggi.
Per quanto appaiono duri i termini usati nel testo, non si tratta certo di una notizia inattesa. Le difficoltà delle economie occidentali legate agli effetti della guerra in Ucraina e allo scontro tra Europa e Russia per i rifornimenti di gas che potrebbe causare grossi problemi il prossimo inverno, l’aumento del prezzo dei beni alimentari e le difficoltà dei banchieri centrali a sedare l’inflazione, sono tutti elementi presenti da vari mesi. Le stime del Fondo non sono però da leggere come sentenze: molto, in senso positivo e negativo, potrebbe cambiare nei prossimi mesi.
A livello globale, Il Fondo monetario internazionale calcola che la crescita rallenterà a 3,2 per cento nel 2022, 0,4 punti percentuali in meno delle stime di aprile, quasi la metà del tasso di crescita registrato lo scorso anno (6,1). Nel 2023, invece, prevede un tasso di crescita ancora minore, pari al 2,9 per cento. Il rischio di un’inusuale bassa crescita è definito “alto”.
Queste cifre, scrive il Fondo monetario internazionale, riflettono l’arresto della crescita nelle tre economie più grandi del mondo: negli Stati Uniti si è ridotto il potere di acquisto e la stretta di politica monetaria farà diminuire la crescita economica al 2,3 per cento nel 2022; in Cina i nuovi lockdown e il peggiorare della crisi del settore immobiliare spingeranno al ribasso la crescita fino al 3,3 per cento, il livello più basso negli ultimi quarant’anni (escludendo la pandemia); anche nell’Area Euro l’espansione economica è stata corretta al ribasso, quest’anno è prevista al 2,6 e l’anno prossimo al 1,2 per cento per via degli effetti dell’invasione russa dell’Ucraina e di una politica monetaria restrittiva.
Nonostante le economie di tutto il mondo rallentino, i livelli attesi di inflazione sono stati modificati al rialzo, sintomo che le difficoltà economiche sono ben lontane dall’essere superate. Infatti, gli aumenti dei tassi di interesse, avviati ormai diversi mesi fa da moltissime banche centrali occidentali ma solo la settimana scorsa dalla Banca centrale europea, non sono ritenuti sufficienti per contrastare l’incremento dei prezzi causato dei beni energetici e da quelli alimentari.
Nelle economie avanzate l’inflazione dovrebbe superare quest’anno il 6,6 per cento, un incremento di quasi un punto percentuale rispetto alle precedenti stime di aprile. Inoltre un tale livello dei prezzi dovrebbe restare elevato per un prolungato livello di tempo.
Il giudizio espresso dal Fondo è molto netto: “I rischi sono orientati prevalentemente verso il basso a causa di una possibile interruzione dei flussi di gas dalla Russia verso l’Europa, un’inflazione che potrebbe essere più complessa del previsto far diminuire e più rigide condizioni di finanziamento sui mercati globali potrebbero causare difficoltà nella sostenibilità dei debiti sovrani”. Questa frase del report, in realtà, è rivolta in maniera diretta ai paesi emergenti, ma è un avviso che vale anche per tutti gli altri paesi che hanno una forte esposizione del debito pubblico, come l’Italia. L'incertezza politica legata alla caduta del governo Draghi può causare un aumento del costo del finanziamento sostenuto dallo stato italiano, la cui economia, secondo il Fondo, crescerà del 3 per cento nel 2022 - una delle migliori performance fra le grandi economie - ma solo dello 0,7 per cento nel 2023, un punto in meno rispetto alle previsioni di aprile.