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La proposta di Cna

La rete delle Pmi è il modello da seguire per il governo che verrà

Sergio Silvestrini

La rappresentanza del mondo degli artigiani e della piccola impresa offre una presenza capillare sul territorio che significa capacità di ascolto e un patrimonio di credibilità e responsabilità: per consentire all’Italia di uscire dalle logiche emergenziali e dal disagio dell’incertezza

Dal 2008 ci sono stati otto governi diversi (e oltre 200 provvedimenti con la fiducia) e solo un premier indicato dagli elettori. Tra il 2006 e il 2028 l’Italia avrà avuto soltanto due presidenti della Repubblica. In appena 25 anni quattro leggi elettorali (con il primato del precedente Parlamento che ha approvato due riforme) oscillando dal proporzionale puro al maggioritario con quota proporzionale per tornare a un sistema proporzionale corretto da un premio di maggioranza. Da questa istantanea emerge la difficoltà delle forze politiche davanti a profonde trasformazioni economiche e sociali, a choc improvvisi e profondi. Sono state disciolte le categorie storiche del pensiero politico, senza sostituirle con alcuna idea di futuro ma con le leadership personali e l’astrattismo di formule quali il riformismo moderato.

 

C’è stato il tentativo di emarginare i corpi intermedi e di archiviare la mediazione come strumento di gestione dei conflitti per affidarsi alla verticalizzazione e al centralismo decisionale. Il bilancio è fortemente negativo. La rappresentanza sociale talvolta è stata considerata un intralcio, trascurando il suo ruolo che supera la dimensione delle relazioni economiche e di lavoro e riguarda anche la salute della democrazia.

 

La pandemia e poi la guerra nel cuore dell’Europa hanno evidenziato i limiti dei partiti in perenne scomposizione, lo scollamento tra politica e opinione pubblica. Due crisi che hanno dilatato lo spazio vuoto nel sistema delle relazioni economiche e sociali. E’ palpabile il bisogno di scrivere un innovativo patto per lo sviluppo e la coesione sociale. Per la politica è l’occasione di uscire da una forma di auto-isolamento. Per le parti sociali la sfida è calibrare interessi legittimi con quelli generali. Un esercizio che richiede soggetti intermedi realmente rappresentativi e capaci di misurarsi con le aspettative offrendo proposte e progetti. Si tratta di affrontare come sistema processi complessi per la transizione di intere filiere tenendo conto che è cambiata la matrice: la sostenibilità ambientale, la digitalizzazione, il declino demografico delimitano il nuovo campo di gioco entro il quale creare un ambiente favorevole al fare impresa, migliorare il potere d’acquisto dei cittadini, riattivare l’ascensore sociale.

 

Il quadro macroeconomico è in deterioramento a ogni latitudine, le tensioni inflazionistiche e l’emergenza energetica stanno impattando su imprese e famiglie imponendo di non deviare rispetto al percorso di sostegno. Ma il paese dimostra anche di possedere risorse e capacità di adattamento come dimostra la crescita superiore al 20 per cento del Made in Italy. Tra le principali economie, l’Italia è l’unica a veder migliorate le previsioni di crescita per il 2022 da parte del Fondo monetario, a un ritmo del 3 per cento, quasi tre volte la velocità della locomotiva tedesca e superiore anche al tasso degli Stati Uniti. Dopo decenni non siamo più il fanalino di coda nella classifica della crescita e non sarebbe una sorpresa se l’Italia affrontasse meglio di altri la recessione in arrivo.

 

Al nuovo governo che verrà, la rappresentanza del mondo degli artigiani e della piccola impresa offre una presenza capillare sul territorio che significa capacità di ascolto e un patrimonio di credibilità e responsabilità per consentire all’Italia di uscire dalle logiche emergenziali e dal disagio dell’incertezza che scandisce il tempo da quasi 30 anni. Ma offre anche un modello di creatività, flessibilità e reattività rispetto a scenari mutevoli, nonché l’architrave del tessuto produttivo. Caratteristiche quanto mai determinanti per completare il cantiere delle riforme, modulare il Pnrr alle priorità del tema energetico sul quale la piccola impresa può e deve avere un ruolo da protagonista. Ma anche nella riqualificazione urbana per città più sostenibili e inclusive, nel colmare i divari territoriali ed economici, nel potenziamento del sistema della formazione.

 

Il modello della piccola impresa si fonda sulla forza della proliferazione e sull’insediamento diffuso ma occorre un contesto favorevole. Il potenziamento delle infrastrutture materiali e immateriali, la diffusione dell’innovazione tecnologica e il sistema del credito devono essere un supporto di questo modello che genera quasi il 50 per cento del valore aggiunto e contribuisce al 63 per cento dell’occupazione. I corpi intermedi non sono antagonisti o alternativi alle forze politiche, e un patto sociale fondato sul mutuo riconoscimento e il pieno coinvolgimento non è una cessione di sovranità o una compressione della democrazia, bensì è uno spazio per trovare risposte quanto più condivise alle grandi sfide che ci attendono.

Sergio Silvestrini, segretario generale Cna

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