L'intervento
Serve un patto per sostenere i “piccoli giganti” di Confartigianato
L'appello di Marco Granelli, presidente dell'organizzazione delle piccole e medie imprese dell'artigianato: "Occorre liberare i nostri imprenditori dai tanti vincoli e costi che si trasformano in 'tasse' sulla competitività"
Le consultazioni elettorali devono essere l’occasione per ricostruire un patto di fiducia tra imprenditori, politica e istituzioni. A chi si candida a guidare il paese Confartigianato chiede di saper guardare e ascoltare la realtà produttiva rappresentata da 4,4 milioni di artigiani e di micro e piccole imprese con 10,8 milioni di addetti. Tradotto in peso sull’economia, significa il 99,4 per cento del nostro tessuto imprenditoriale e il 64 per cento del totale degli occupati. In altre parole, siamo la più grande impresa italiana che vuole continuare a creare sviluppo e lavoro e a portare l’eccellenza del Made in Italy nel mondo.
Quello dell’artigianato e delle Mpi è un sistema di impresa diffusa che nel proprio Dna incorpora i valori della sostenibilità economica, sociale e ambientale. E’ un mondo multiforme, composto da decine di settori e attività differenti, espressione della preziosa biodiversità imprenditoriale italiana, ma accomunati dal possedere le radici ben piantate nelle tradizioni manifatturiere dei territori italiani e contemporaneamente proiettati sulle traiettorie dello sviluppo globale.
In questa delicata e complessa fase economica, gli artigiani e i piccoli imprenditori hanno sfoderato coraggio e passione, mostrando grandi capacità di resilienza nell’affrontare la crisi pandemica e le conseguenze della guerra in Ucraina. Oggi vogliono contribuire al rilancio del paese e a dare prospettive alle nuove generazioni, pronti come sempre a fare la loro parte con senso di responsabilità e coscienza civica. Alle forze politiche che rappresenteranno le istanze dei cittadini nei prossimi quattro anni, Confartigianato chiede di ascoltare questi “piccoli giganti” coraggiosi che si battono per restare competitivi e per fare del nostro paese la seconda manifattura d’Europa.
Serve un contesto legislativo, economico, infrastrutturale e culturale nel quale le imprese possano crescere di più e meglio, riacquistare fiducia ed esaltare le loro energie. Perché il problema del nostro paese non è la taglia delle aziende, ma l’ambiente che le circonda. E’ tempo di una svolta, di un impegno concreto per liberare i nostri imprenditori dai tanti vincoli e costi che si trasformano in “tasse” sulla competitività. Vogliamo un ambiente in cui poter esprimere il nostro talento, che permetta agli imprenditori, e ai giovani che desiderano diventarlo, di affrontare le sfide della complessità. A coloro che guideranno il paese chiediamo di considerare l’artigianato e la piccola impresa centrali rispetto agli interventi per rilanciare lo sviluppo e di ri-orientare l’attenzione su coloro che hanno dimostrato di saper creare occupazione, benessere economico, coesione sociale.
Confartigianato ha elaborato un documento di proposte che invieremo ai partiti e ai candidati sui territori per costruire insieme il futuro del paese. Nel documento è sviluppata un’idea di paese, premessa alle legittime richieste formulate con uno sguardo all’interesse generale. Per garantire la certezza e la sostenibilità del prelievo fiscale, per semplificare le complessità della burocrazia, per ridurre il costo del lavoro, per riformare il sistema di istruzione e formazione e favorire la trasmissione di competenze, per facilitare l’accesso dei piccoli imprenditori a innovazione tecnologica, digitalizzazione, ricerca, internazionalizzazione, credito a condizioni eque, per ricostruire un welfare a misura delle nuove esigenze dei cittadini e degli imprenditori.
Tutto ciò significa esercitare una sana democrazia economica, avvicinando la politica e le istituzioni alla reale composizione sociale e produttiva del nostro paese. Noi artigiani, noi piccoli imprenditori – con la concretezza e la determinazione con le quali ogni giorno, senza alcun “paracadute”, affrontiamo i rischi del mercato – crediamo nella politica capace di riconoscere il nostro ruolo, di investire sulle nostre capacità e di offrire risposte efficaci alle nostre aspettative di sviluppo.
Basta con le promesse non mantenute, con gli annunci senza fatti. Le nostre imprese hanno bisogno di concretezza, hanno bisogno di uno stato che dia loro fiducia e che investa sui talenti del Made in Italy. Quel Made in Italy che mantiene posizioni di primo piano sui mercati mondiali grazie alla tenacia, alla passione, alla creatività, alla tradizione, all’innovazione di milioni di imprenditori italiani. L’Italia potrà riprendere a crescere se farà proprie, e saprà trasmettere ai giovani, la cultura d’impresa, la valorizzazione del rischio, del talento, del merito, la libera iniziativa, lo spirito di concorrenza e di innovazione, la passione tipicamente artigiana per la qualità e per il lavoro a regola d’arte.
Marco Granelli
presidente di Confartigianato
sindacati a palazzo chigi