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l'analisi

In Italia si va verso un parco auto di 40 milioni di unità: l'elettrico non basta

Antonio Sileo 

Il mercato va male: si vendono meno vetture sia nuove sia usate e si riducono anche le rottamazioni. Per stada restano veicoli vecchi e la maggior parte hanno motori endotermici. Per decarbonizzare non bastano incentivi, serve lavorare sui carburanti 

Dopo un 2020 atterrato dalla pandemia e un 2021 senza recupero, anche quest’anno il mercato dell’auto sta andando piuttosto male. Succede tanto in Italia quanto nel resto d’Europa, dove nel primo semestre 2022 le immatricolazioni sono state inferiori del 14 per cento  rispetto al 2021. Nei primi sette mesi in Italia il crollo è stato superiore al 20 per cento  rispetto all’anno scorso e di quasi il 36 per cento  rispetto al 2019, anche se a luglio  per la prima volta da inizio anno si le vendite si sono mosse quasi in terreno positivo (-0,8 per cento). Ma non è solo la vendita di auto nuove a ridursi: diminuiscono anche le compravendite dell’usato e le rottamazioni. Continua dunque ad aumentare il numero di auto con motore endotermico, alimentate a benzina, gasolio, Gpl e metano (quest’ultimo però è in difficoltà), ancora in piccola parte ibride, mentre ancora irrilevante è la penetrazione di ibride plug-in ed elettriche. 


Il mercato dell’usato è in grande difficoltà. Sono meno di 227 mila i  passaggi di proprietà annotati dal Pubblico Registro Automobilistico (Pra) nel mese di luglio: -18,6 per cento rispetto a luglio del 2021, mentre  quasi del 12 per cento è la contrazione da inizio anno, come si legge nell’ultimo bollettino “Auto-Trend”, pubblicato dall’Aci. Brutti numeri, pessimi se si guardano le serie storiche per le autovetture nuove, che hanno  un impatto negativo anche sulle casse di stato e regioni: rispettivamente meno Iva  e meno imposte regionali di trascrizioni e meno entrate per il bollo (le auto nuove sono mediamente più potenti di quelle che sostituiscono e dunque pagano di più). Ma che certamente non dispiaceranno agli ambientalisti che auspicano una demotorizzazione di massa. Tuttavia, questi numeri non bastano per sostenere che gli italiani abbiano intrapreso un percorso di rinuncia all’automobile, come dimostrano i dati sui consumi di benzina e gasolio, positivi nonostante i prezzi decisamente alti. Probabilmente troppo, e per troppo tempo, siamo stati limitati negli spostamenti dal dilagare della pandemia.  Nel disastro generale anche il numero delle auto rottamate è diminuito. Nel mese di luglio le radiazioni dal Pra sono diminuite di quasi il 33 per cento, fermandosi a poco più di 86 mila. Da inizio anno la flessione è invece del 30,7 per cento.  Per ogni 100 vetture nuove arrivate su strada ne sono state tolte 76 a luglio e 81 nei primi sette mesi del 2022. Un valore, quest’ultimo, decisamente inferiore a quelli registrati negli ultimi tre anni che hanno manifestato tassi unitari di sostituzione ben maggiori: addirittura 98 auto radiate per ogni 100 iscritte al Pra lo scorso anno. Ciò nonostante, negli ultimi tre anni il parco circolante – nei cui confronti ci si dovrebbe rapportare con lo stesso rispetto e timore che merita il debito pubblico – ha continuato inesorabilmente a crescere. Come pure è ulteriormente cresciuta l’età media delle autovetture in circolazione:  arrivando a 12 anni e 2 mesi, nel 2011 era di solo 8 anni e 6 mesi. Le automobili uscite dal parco nel 2021 avevano mediamente un’età di 17 anni e 5 mesi. Gli italiani insomma, oggi ancor più di ieri, molto probabilmente più per bisogno che per passione, l’auto se la tengono finché possono. Le auto del resto, per fortuna, non sono (ancora) elettrodomestici o telefonini che invecchiano più o meno programmaticamente. Sono moltissimi infatti coloro che acquistano soltanto sul mercato dell’usato, dove le auto più vendute sono le ultradecennali, e che ci sono tutti i prodromi perché le tendenze su descritte possano consolidarsi.


Basti citare le fiacche, fiacchissime vendite delle ibride plug-in e delle elettriche, che diminuiscono nonostante gli incentivi e un’offerta di modelli accresciuta, anche con prezzi più abbordabili. Le prime sono in flessione da inizio anno del 4,3 per cento, le seconde del 19,1 per cento, con il mese di luglio addirittura a -29,2 per cento.


Cosa fare allora? Molti sono gli indizi che ci portano a prevedere che da qui a fine 2022 il parco auto italiano supererà i 40 milioni di unità. Di queste, ben meno di 200 mila (neanche lo 0,05 per cento) saranno elettriche. Premettendo che non tutte le auto iscritte al Pra circolino davvero in maniera apprezzabile e che coloro che ne posseggono più di una non possono certo usarle contemporaneamente, se si vuole decarbonizzare davvero la mobilità privata in un tempo finito non si può solo puntare sul nuovo (tanto più solo elettrico, come a tendere si cercherebbe di fare in Europa), ma lavorare necessariamente anche sui carburanti. E’ questa la strada per rendere molto meno inquinanti le autovetture endotermiche, di qualsiasi alimentazione, che non per anni, ma per decenni restano quelle numericamente più diffuse nel parco circolante.

 

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