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Piombino è il Nimby di Meloni

Maria Carla Sicilia

Rigassificatore sì, ma non a Piombino. Per il braccio destro della leader di Fratelli d'Italia Giovanni Donzelli "se saremo al governo, avremo il dovere di vagliare alternative migliori"

Rigassificatore sì, ma non a Piombino. Dopotutto è esattamente questo il senso di chi protesta in nome del Nimby, su cui alla fine rischiano di scivolare buona parte dei partiti in campagna elettorale. A partire dai favoriti nei sondaggi. Il tono è quello di chi sa che potrebbe avere la responsabilità di guidare il paese. Ma se dovesse essere Fratelli d’Italia a capo del prossimo governo, l’impegno è di “valutare alternative migliori” rispetto al porto toscano, l’unico adatto secondo gli studi incaricati dal ministro della Transizione ecologica Roberto Cingolani a ospitare la nave da cui dipende buona parte della sicurezza energetica del paese. Al Foglio lo spiega Giovanni Donzelli, uno dei consiglieri più stretti di Giorgia Meloni e responsabile del partito in Toscana: “FdI non mette in discussione la scelta di fare due rigassificatori in Italia. Abbiamo preso un impegno perché è necessario essere indipendenti dal gas di Putin. Su questo non c’è alcun tentennamento. Ma quando, anzi, se saremo al governo, avremo il dovere di vagliare alternative migliori rispetto a quella di Piombino, senza perdere tempo”. Ecco il Nimby di Meloni. 

 

“Non sappiamo se sono state valutate tutte le altre possibilità e per questo ci metteremo a studiarle. Non possiamo pagare decisioni che non abbiamo condiviso”, dice dunque il numero tre del partito. Mettendo così fine al botta e risposta dei giorni scorsi tra Ignazio La Russa, colonnello di FdI, e il sindaco di Piombino Francesco Ferrari, meloniano anche lui. Il primo aveva detto sì, per Fratelli d’Italia il rigassificatore dev’essere fatto lì dove c’è il progetto. Il secondo aveva replicato che no, i vertici nazionali del partito sono dalla sua parte e sostengono i cittadini che si oppongono. 

 

La questione, osserva Donzelli che veste i panni dell’opposizione, è tutta politica. “Su Piombino sono stati fatti degli errori. Le modalità con cui il governo ha gestito il dossier hanno complicato la realizzazione dell’opera. Adesso la città si è chiusa a riccio perché è stata umiliata e scavalcata e non è semplice realizzare un’opera con la comunità locale contro”. Il colpevole, se così si può dire, sarebbe il titolare del ministero della Transizione energetica (Mite): “Credo che Cingolani sia stato mal consigliato dal Pd, che a livello locale tra l’altro si oppone al rigassificatore. Come siamo arrivati a scegliere Piombino senza coinvolgere la cittadinanza e senza fornire alcuna spiegazione tecnica? Perché è stato scavalcato il sindaco nominando commissario il presidente della regione Eugenio Giani?”, si chiede Donzelli mettendo in ordine i fatti.

 

I fatti dicono anche che la Golar Tundra, la nave capace di portare allo stato gassoso cinque miliardi di metri cubi di gas liquefatto che importeremo grazie alle missioni diplomatiche dell’Eni e del governo, è stata già acquistata. Lo stesso vale per l’unità galleggiante destinata a Ravenna, stessa capacità e stessa funzione. Dal Mite assicurano che l’impatto sul porto non sarà invalidante per le altre attività. Il ministro Cingolani ha anche spiegato in più occasioni che la scelta del luogo è vincolata ai punti di connessione della rete nazionale del gas e che i margini per valutare alternative non esistono. D’altra parte, dare per scontato che altrove  si organizzino comitati di accoglienza è un esercizio di wishful thinking. Quando si è ipotizzato di verificare la fattibilità in Puglia, anche a Taranto si sono levati gli scudi. Soprattutto, è il tempo a essere tiranno. Il piano con cui il governo conta di sostituire il gas russo si regge su equilibri delicati e pochi margini di errore: la quantità di metano che importeremo da ogni paese produttore, i metri cubi da risparmiare, le rinnovabili da installare e l’entrata in esercizio dei due rigassificatori: il primo entro la primavera del 2023, il secondo entro l’estate del 2024. 

 

Di fronte a questo complicato puzzle, su cui si riflette la preoccupazione per i prezzi alle stelle, i partiti camminano bendati. Alla coerenza opposta di Terzo Polo da un lato e Si/Verdi dall’altro, si affianca l’ambiguità di tutti. Il Pd locale manifesta contro la nave in Toscana, a Roma la linea è che i rigassificatori si devono fare (ma non si dice dove). La Lega fa lo stesso.  Forza Italia – la cui senatrice Licia Ronzulli ha imparato ieri che un rigassificatore non serve a estrarre gas nazionale, come aveva scritto lei o chi per lei sui suoi profili social – si posiziona sulla linea di Fratelli d’Italia e apre a nuove collocazioni. E’ come se in questa coda d’estate i problemi dell’inverno che verrà fossero ancora lontani. E sotto il cielo di Piombino è grande la confusione della campagna elettorale.

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  • Maria Carla Sicilia
  • Nata a Cosenza nel 1988, vive a Roma da più di dieci anni. Ogni anno pensa che andrà via dalla città delle buche e del Colosseo, ma finora ha sempre trovato buoni motivi per restare. Uno di questi è il Foglio, dove ha iniziato a lavorare nel 2017. Oggi si occupa del coordinamento del Foglio.it.