Mario Draghi (Ansa)

verso un nuovo provvedimento

Caro bollette, il rebus dei fondi per finanziare un nuovo intervento

Alberto Chiumento

I prezzi aumentano, ma le risorse pubbliche scarseggiano. Il governo conta di recuperare parte del gettito mancato dalla tassa sugli extraprofitti delle società energetiche, che hanno versato poco più di un miliardo su 10,5 

Il governo dimissionario di Draghi è alla ricerca di risorse con cui finanziare il prossimo intervento per alleggerire gli aumenti delle bollette che da vari mesi colpiscono le famiglie e le imprese. Il governo puntava molto sul gettito della tassa sugli extraprofitti delle società energetiche introdotta a marzo, la cui aliquota è stata aumentata dal 10 al 25 per cento a maggio. Entro il 30 giugno doveva essere pagata una prima parte del gettito, ma gli introiti raccolti sono stati molto più bassi dato che la cifra ottenuta è stata poco superiore al miliardo su circa 10,5 previsti dallo stato. Per inasprire le regole, il governo ha imposto una mora che sarà pari al 15 dell'importo dovuto fino il 31 agosto, per poi salire al 60 per cento. Secondo le stime di Repubblica, se tutte le società pagassero l'acconto dovuto entro fine mese lo stato raccoglierebbe 3,5 miliardi di euro, sanzioni incluse.

La reticenza a versare quanto dovuto è probabilmente legata alla presunta incostituzionalità della norma: molte compagnie hanno presentato ricorso al Tar del Lazio, che si esprimerà l’8 novembre. Un caso simile fu quello della Robin Hood tax che tassava le rendite petrolifere, dichiarata incostituzionale nel 2015.

Il gettito dalla tassa sugli extraprofitti tuttavia non sarebbe sufficiente per coprire totalmente l'intervento a cui sta lavorando il governo, che ha molte difficoltà nel reperire le risorse sufficienti e non vuole eseguire uno scostamento di bilancio. L'idea del governo di Draghi sembra quella di alleviare un'ultima volta gli effetti degli aumenti dei prezzi, senza pesare eccessivamente sui conti pubblici, e di lasciare la gestione del problema al prossimo governo, che avrà la possibilità e i tempi di intervenire in modo più strutturale.

 

Al momento non sono note le cifre che il governo pensa di utilizzare, ma i due decreti Aiuti, eseguiti a maggio e agosto, hanno sfruttato circa 15 miliardi di euro di risorse ciascuno. Altri fondi potrebbero provenire dal gettito fiscale che nei mesi scorsi si è rivelato maggiore delle aspettative per via dell'inflazione e del buon momento economico vissuto dal paese. Inizialmente si pensava che il governo potesse intervenire già questa settimana, però la necessità di attendere la scadenza del pagamento delle società energetiche e la difficoltà nel reperire le risorse potrebbe posticipare fino a un paio di settimane il nuovo intervento, che potrebbe anche avere la forma di un emendamento al decreto Aiuti bis.

 

Tra le misure al vaglio ci sono la proroga agli sconti sul prezzo della benzina, che al momento scadono il 20 settembre, e che costano circa un miliardo al mese, anche se forse potrebbe essere il momento di dirottare questi fondi all'abbattimento del costo del gas; l'espansione dei crediti di imposta straordinari sulle bollette delle imprese; la conferma degli sconti sulla componente fiscale della bolletta e della possibilità di pagare in modo dilazionato le bollette per le famiglie con bassi redditi. 

 

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