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Tante rinnovabili e divieto di estrarre gas nazionale. Ricette energetiche dal M5s
Ecco la risposta del Movimento 5 stelle alle domande che il Foglio ha rivolto ai principali partiti sul tema della politica energetica in vista delle elezioni del 25 settembre
Lo scorso 22 agosto in questo articolo del Foglio abbiamo posto ai partiti cinque domande sulla politica energetica italiana, da cui dipende il futuro del nostro paese. Ospitiamo qui una prima replica all’articolo di Carlo Stagnaro.
Le motivazioni pressanti che costringono i partiti politici ad affrontare un tema, quello dell’energia, che rappresenta in questo momento storico una esigenza sociale e ambientale, dovrebbero essere inquadrate nell’idea di sviluppo, crescita e democrazia di una società che si intende perseguire. Una idea che, secondo noi, deve essere inserita nel solco della ecologia integrale, cioè quell’approccio che affronta contestualmente la crisi economica, sociale e ambientale, così come del resto proposto (e imposto) dall’Europa e dalle Nazioni Unite. L’ecologia integrale dà la misura di una impostazione progressista e innovatrice della società.
Nella grave situazione attuale, definita dal cambiamento climatico e dalla guerra ucraina, ogni istituzione, ogni impresa e ogni individuo devono fare la loro parte. Sul tema dell’energia, parte più significativa della grave crisi climatica, occorre definire alcuni punti fissi. Uno di questi riguarda la considerazione che non possono esserci sovranità e libertà se si dipende da forniture estere di energia usate come strumenti di limitazione della democrazia e della pace. Per questo occorre assicurare il più ampio accesso all’energia pulita. E’ evidente allora il ruolo fondamentale delle fonti rinnovabili e dell’efficienza energetica per un modello energetico distribuito, autonomo, locale, e di una transizione più veloce possibile verso di esso. L’impegno deve andare verso il processo di eliminazione di tutte le fonti fossili secondo quanto prospettato dall’Ue e che vede il nostro paese in ritardo.
E’ ancora possibile raggiungere l’obiettivo di una riduzione delle emissioni al 2030 del 55 per cento (FitFor55 europeo), di una percentuale di rinnovabili nel mix complessivo del 40 per cento e di una penetrazione elettrica delle rinnovabili del 75 per cento? Secondo noi sì, se nelle revisioni urgenti del Piano nazionale integrato di energia e clima si introducessero alcune azioni che esprimano la vera volontà di perseguirli. Innanzitutto, semplificazioni per le autorizzazioni coerenti con il processo di riduzione delle emissioni, con un’attenta riflessione sul significato di paesaggio, senza per questo aggredire le aree sottoposte a tutela, ma liberalizzando in linea di principio tutte le altre.
Poi il divieto di esplorare e utilizzare nuove risorse fossili nazionali che oltretutto sono risibili (tutto il gas disponibile risulta sufficiente a malapena per un anno di consumi). Tutto questo con la definizione del tipo di mercato da proporre per il nostro futuro. Sarebbe una proposta, da concordare in Europa, di un mercato dell’energia diverso da quello esistente, nel quale anche il sistema di formulazione dei prezzi non consenta degenerazioni e speculazioni come quelle di questi giorni. Un mercato dell’energia che valorizzi le rinnovabili (per esempio anche attraverso una carbon tax), che penalizzi le fonti fossili (tassazione extraprofitti fossili ed eliminazione dei loro sussidi).
Un mercato in cui neutralità tecnologica del sistema scientifico significhi consentire l’esplorazione di nuove soluzioni in riferimento all’uso di fonti rinnovabili e non di altro. Un mercato che permetta l’avvio di un piano di transizione industriale sostenibile che raccordi in maniera organica rinnovabili, economia circolare e mondo delle imprese. La revisione delle regole del mercato dell’energia deve essere svolta con la valorizzazione di strumenti ancora poco sviluppati e che diventeranno soluzioni del nostro futuro energetico: la contrattazione a lungo termine e il pieno accesso delle rinnovabili al mercato dei servizi ancillari ora riservati a quelli fossili.
Le decisioni circa la sostenibilità sociale della transizione devono avere fondamenti scientifici, con incentivi delle modificazioni inerenti il salto tecnologico e l’individuazione dei dati corretti riguardanti il tasso di nuove occupazioni sia temporanee che stabili, senza demagogia e approssimazione. Tali decisioni devono inoltre includere provvedimenti contro la povertà energetica, individuale e industriale. Accanto alle misure strutturali devono essere previste misure emergenziali. E qui l’elenco diventa lungo, ma non per questo meno urgente: l’eliminazione dei vincoli europei per gli aiuti energetici a famiglie e imprese; la definizione delle aree idonee per l’installazione delle rinnovabili; lo sblocco urgente di 6 GW di autorizzazioni pronti da parte della presidenza del Consiglio dei ministri; la verifica di un eventuale impegno europeo e nazionale per un price cap del gas, l’emanazione di tutti i decreti inspiegabilmente impantanati riguardanti le rinnovabili.
Livio de Santoli, M5s, candidato alla Camera dei deputati