I problemi del price cap europeo
La Germania ha aperto alla possibilità del tetto al prezzo del gas e la Commissione europea lavora a una riforma del mercato dell'energia elettrica. Ma i tempi della burocrazia europeo devono essere accorciati
L’Unione europea sta lavorando a un intervento di emergenza e a una riforma strutturale del mercato dell’elettricità per affrontare le conseguenze dell’impennata dei prezzi, e scongiurare il rischio di una spirale negativa che travolga l’economia del vecchio continente. Tra le cancellerie degli stati membri starebbe emergendo una posizione di convergenza sulla possibilità di introdurre un price cap temporaneo al prezzo del gas naturale importato e usato dalle centrali elettriche, per arrivare a una riforma strutturale per il disaccoppiamento (decoupling) del prezzo del gas da quello dell’energia elettrica sui mercati all’ingrosso.
La questione non è emersa nelle ultime settimane, il disaccoppiamento è sui tavoli di Bruxelles da circa un anno. In seguito alla prima impennata delle quotazioni delle materie prime per l’energia causata dalla ripresa economica post-Covid, diversi paesi hanno dovuto fronteggiare aumenti spropositati della bolletta elettrica pur avendo nel mix energetico solo una quota marginale di gas. Secondo uno studio del think tank Bruegel citato da Bloomberg, dall’inizio della crisi energetica, a settembre dell’anno scorso, fino ad ora i paesi dell’Ue hanno speso circa 280 miliardi di euro in sussidi alle bollette: solo l’Italia ha speso circa 50 miliardi, il 2,8 per cento del pil, in proporzione molto più della Germania (1,7 per cento), della Francia (1,8 per cento) e del Regno Unito (1,6 per cento).
A rendere grave e urgente l’allarme è stata la riduzione dei flussi di gas naturale russo verso l’Europa, che ha spinto i prezzi dell’energia all’ingrosso ad aumenti di oltre dieci volte la media stagionale negli ultimi cinque anni e che stanno mettendo sotto pressione le imprese e i consumatori, alle prese con un aumento del costo della vita che nell’Eurozona non si era mai visto. Un risultato negativo determinato dai limiti di un meccanismo messo a punto negli anni Novanta in concomitanza con il processo di liberalizzazione dei mercati europei dell’energia.
All’epoca il meccanismo fu progettato per mantenere bassi i prezzi e ha funzionato per decenni, ora però – tra le conseguenze del Covid e soprattutto della guerra in Ucraina – il sistema si è inceppato e sta producendo l’effetto opposto. Parte del problema è che il prezzo dell’elettricità è ancorato al prezzo del carburante più costoso necessario a soddisfare la domanda giornaliera, chiamato “ordine di merito”, di recente quel carburante è il gas. Da quando Gazprom ha iniziato a ridurre o interrompere i flussi, il prezzo del gas è aumentato vertiginosamente facendo salire di conseguenza i prezzi dell’energia elettrica.
Una proposta discussa a Berlino dalla presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen e dal vice-cancelliere e ministro dell’Economia tedesco Robert Habeck si basa sul “price cap” di Spagna e Portogallo, in base al quale i governi limitano e sovvenzionano il prezzo del gas per le centrali elettriche. L’idea è che mantenendo il gas più economico, le centrali elettriche rinnovabili e nucleari non possono aumentare i prezzi dell’energia come hanno fatto nei mesi scorsi, e sta funzionando. Il problema però è che sussidi, tasse e massimali di prezzo non possono risolvere la discrepanza fondamentale tra domanda e offerta. Al contrario, le misure per sovvenzionare i consumatori aumenteranno la domanda, come è successo in Spagna da giugno. E alla base dell’aumento di prezzo c’è comunque la scarsità di gas.
Tuttavia, nonostante la presa di consapevolezza della gravità della situazione e i proclami, le intenzioni della Commissione non sono chiare. Un portavoce ha detto che le misure annunciate vedranno la luce entro le prossime settimane, una proposta “dovrebbe arrivare prima del Consiglio straordinario”, sottolineando però che i governi nazionali hanno forti competenze in materia e quindi bisogna sondare tutte le posizioni. Per quanto riguarda invece le riforme strutturali del mercato dell’elettricità “si andrà all’inizio del prossimo anno”. I tempi della burocrazia europea continuano a non conciliarsi con quelli della crisi energetica.