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la compagnia di bandiera

Il governo tiene ancora un piede in Ita

Andrea Giuricin

Palazzo Chigi preferisce Certares a Lufthansa, ovvero il forte ruolo dello stato rispetto alla logica industriale. Cosa c'è dietro la scelta sul futuro dell'ex Alitalia

La decisione del ministero dell’Economia di scegliere la cordata Certares per l’inizio della trattativa di vendita di Ita Airways ha lasciato stupiti molti esperti del settore aereo. Il fondo americano ha avuto la meglio sulla cordata guidata da Msc-Lufthansa e c’è da chiedersi quale sia stata la ragione di questa scelta da parte del governo. Il fondo americano ha qualche esperienza nel settore del turismo e del trasporto aereo, ma per il momento i vettori Air France-Klm e Delta saranno solo partner commerciali.

 

Questo aspetto è molto differente rispetto all’offerta di Msc-Lufthansa che invece prevedeva un’integrazione di Ita nel network di Lufthansa, con la creazione di un hub su Roma Fiumicino specializzato per destinazioni americane (incluso il Sudamerica) e in futuro verso l’Africa. Il gruppo tedesco ha comprato diversi operatori, quali Swiss, Austrian Airlines e Brussels Airlines, sviluppando al contempo anche gli hub di riferimento come Zurigo, Vienna e Bruxelles. Lufthansa, quindi, prevedeva di entrare al 20 per cento nel capitale di Ita, lasciando a un grande gruppo marittimo a livello globale come Msc il 60 per cento e il controllo dell’azienda.

 

Msc avrebbe potuto sviluppare la parte logistica e merci, un aspetto che sta divenendo una normalità nel settore aereo, dato che diversi gruppi marittimi e della logistica stanno entrando nell’azionariato delle compagnie aeree tradizionali: Cma-Cgm che ha acquistato una quota di Air France-Klm e Kuehne+Nagel in Lufthansa. Si tratta, quindi di una tendenza di mercato. Lo stato in questa offerta avrebbe avuto un ruolo marginale, con un 20 per cento dell’azionariato e poco potere di scelta. 


L’offerta di Certares è completamente diversa, dato che il fondo americano prevede di entrare in solitaria, con un appoggio in un secondo tempo da parte di Air France-Klm e Delta. Queste due compagnie aeree non metterebbero quindi in un primo tempo dei soldi e non sarebbero azionisti di Ita, che vedrebbe un forte ruolo dello stato. Quest’ultimo terrebbe una quota azionaria importante, poco sotto al 50 per cento e due dei cinque membri del board di Ita con, inoltre, il potere di veto sulle decisioni rilevanti.

 

Questa è una scelta diametralmente opposta, dunque, all’integrazione in un grande gruppo aereo, ma rimane un accordo commerciale con dei partner rilevanti come Air France-Klm e Delta. Queste due compagnie sono state partner storiche della vecchia Alitalia, ma la compagnia franco-olandese nel prossimo futuro potrà acquistare solamente un 9,9 per cento di Ita Airways poiché vige per lei ancora il blocco sull’acquisto di compagnie aeree: finché non ridarà indietro i soldi prestati dal governo francese, Air France-Klm, non potrà acquistare quote rilevanti in altre compagnie (scadenza prevista: maggio 2025).


Per Ita Airways è difficile immaginare come possa riuscire a resistere da sola in un mercato estremamente complesso come quello aereo postpandemico, dato che nei primi otto mesi e mezzo di operatività la compagnia ha perso quasi mezzo miliardo di euro. Al momento si tratta, comunque, di una fase di inizio della trattativa in esclusiva e visto il panorama politico e la campagna elettorale in corso, questa scelta potrebbe essere quella che meno “infastidisce” i probabili vincitori delle elezioni lasciando allo stato un maggiore potere decisionale. 

 

Certares ha comunque compreso che il ruolo della politica è centrale nella partita Ita-Alitalia e che probabilmente poco cambierà in futuro. Ma il futuro per Ita rischia di essere molto complesso, così come per il contribuente, nonostante l’avvio del processo di privatizzazione.

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