L'ACCORDO
Il G7 dice sì al price cap sul petrolio. Da domani stop al Nord Stream 1
I ministri delle Finanze trovano l'accordo per limitare i guadagni di Putin. Von der Leyen torna sul metano: "È ora di definire un tetto al prezzo del gas trasportato in Europa dai gasdotti". A sorpresa il gasdotto che collega Mosca alla Germania domani non tornerà operativo
I ministri delle Finanze dei paesi del G7 hanno trovato l'accordo per introdurre un tetto al prezzo del petrolio russo. L'obiettivo della misura è duplice: inviare un netto messaggio politico alla Russia, che sta utilizzando come arma economica i beni energetici che esporta, e abbassare i prezzi dell'energia, che sono la causa primaria dell'elevata inflazione in occidente. Poche ore dopo questo annuncio, Gazprom ha fatto sapere che i flussi di gas nel Nord Stream 1 non riprenderanno domani, giorno in cui era invece previsto il ritorno all'operatività del gasdotto dopo 3 giorni di chiusura per manutenzione.
Oltre ad alcune agenzie di stampa, la conferma dell'intesa è stata data su Twitter da Paolo Gentiloni, Commissario europeo all'economia. Nel suo tweet si legge che nessuna quantità di petrolio russo potrà entrare nei paesi del G7 sopra “quel prezzo”. Il prezzo cui si riferisce Gentiloni però non è ancora stato reso noto.
Questa misura è la seconda sanzione sul petrolio russo, che già nei mesi scorsi era stato colpito da un embargo da parte della maggior parte dei paesi occidentali. Gli Usa infatti hanno scelto di rinunciare al petrolio russo già a inizio marzo, nello stesso mese il Regno Unito ha avviato un percorso per farne a meno entro fine anno. L'Unione europea si è unita a questa iniziativa, annunciandola a maggio nel sesto pacchetto di sanzioni alla Russia, ma limitandola al petrolio importato via mare, a causa della resistenza dell'Ungheria che potrà così continuare a ricevere il petrolio russo via oleodotto. La decisione dell'Ue diventerà attiva a dicembre.
Dei paesi del G7 tutti avevano già introdotto un embargo o avviato la riduzione dell'import da Mosca. Il Canada, ad esempio, ha annunciato l'embargo ma non importa petrolio da Mosca dal 2019 e il Giappone, una nazione estremamente dipendente dall'estero, aveva già detto di voler ridurre gli acquisti da Mosca, che è comunque soltanto il quinto fornitore del paese con una quota del 3,9 per cento. L'Italia vive una situzione particolare perchè sostiene l'embargo russo (Draghi è stato tra i primi a parlare di tetto al prezzo del gas, ad esempio) ma ha di molto aumentato le importazioni di petrolio russo negli ultimi mesi.
L'accordo trovato oggi sul petrolio crea una cornice di convergenza politica, che potrebbe facilitare la discussione dei membri dell'Ue anche in relazione al prezzo del gas. Proprio su questo tema, oggi la presidente della Commissione europea Ursula Von der Leyen si è espressa in modo molto diretto: “Credo fermamente che sia ora di definire un tetto al prezzo del gas trasportato in Europa attraverso i gasdotti russi". Una prima decisione sul gas potrebbe essere discussa venerdì prossimo, quando ci sarà un Consiglio europeo energetico.
A Von der Leyen ha prontamente risposto il governo russo, tramite Dmitry Medvedev, vicepresidente del Consiglio di sicurezza della Federazione russa. Il gas russo "non ci sarà in Europa se l'Ue deciderà di introdurre un price cap. Sarà come con il petrolio. Semplicemente non ci sarà gas russo in Europa". Il prolungamento dello stop al Nord Stream 1 è stato dovuto, dice Gazprom, a una perdita di olio all'interno di una turbina di pompaggio del gas. L'azienda ha detto che il flusso riprenderà a danno riparato e che al momento non sono note le tempistiche.
Per comprendere l'effetto reale sul prezzo del petrolio della decisione del G7 sarà fondamentale osservare se Cina e India vorranno in qualche modo attenersi al prezzo che stabilirà il G7. I due paesi importano grandi quantità di petrolio dalla Russia, finora hanno scelto di unirsi alle sanzioni ma hanno approfittato della situazione per chiedere (e ottenere) uno sconto sulle forniture a Mosca, che oggi comprano a circa 30 dollari al barile.
tra debito e crescita