l'autunno che verrà
Sulle tariffe del gas Arera avverte: “Non c'è tempo da perdere”
Parla il presidente dell’Autorità di regolazione dell’energia Stefano Besseghini: “La morosità delle aziende è l’aspetto più preoccupante”
Nella giornata dell’aggiornamento delle tariffe elettriche il presidente di Arera, Stefano Besseghini, si ritaglia il tempo per un colloquio con il Foglio. Per prima cosa, con le tariffe riviste all’insù e il mar Baltico che ribolle, gli chiediamo che autunno ci attende.
“Sarà un autunno delicato – risponde secco il numero uno dell’Autorità di regolazione dell’energia – L’impatto della guerra sulla nostra economia dipenderà molto dalla scelta o dalla possibilità che effettivamente i flussi di gas si interrompano. In condizioni climatiche normali e a flussi stabili ancorché bassi dalla Russia, la situazione ci permette di guardare al prossimo futuro con una certa tranquillità. Naturalmente è positivo che la campagna degli stoccaggi sia stata efficace”.
Il ministro della Transizione ecologica, Roberto Cingolani, ha ringraziato pubblicamente Snam, Eni, Gse e Arera per il risultato raggiunto: il 90 per cento di riempimento con un mese di anticipo. “Esatto, è stato un gioco di squadra”. Al Consiglio dei ministri dell’Energia, che si tiene oggi (30 settembre), si dovrebbe tornare a parlare di “price cap”. L’ad di Enel, Francesco Starace, suggerisce di porre un tetto alla “volatilità fuori controllo” dell’indice Ttf. “In effetti, il Consiglio può dare delle indicazioni positive al settore, cominciando anche a delineare suggestioni operative che finora non sono andate oltre il titolo. Mi pare interessante che alcune proposte, anche italiane, assumano maggiore consistenza. L’esigenza di un tetto alle fluttuazioni del prezzo dell’indice Ttf adesso viene evidenziata anche dagli organismi di controllo europeo delle Borse.
Naturalmente molto dipenderà dal consenso politico che si raccoglierà intorno a queste proposte”. Il “decoupling” tra il mercato del gas e quello dell’elettricità prodotta da fonti rinnovabili avrebbe un effetto immediato sulle bollette? “Il disaccoppiamento è molto importante, e lo era anche prima di questa fase critica. Gli addetti ai lavori si confrontano da tempo su come rendere il mercato compatibile con un sistema in cui la penetrazione delle rinnovabili è cresciuta nel tempo, anche per effetto degli obiettivi che l’Europa si è data.
Oggi questa sollecitazione è diventata vieppiù pressante. Non perché sia aumentata la penetrazione delle rinnovabili, ma perché è cresciuto drammaticamente il costo del gas. I meccanismi di estrazione della rendita, che anche l’Italia ha già implementato con qualche difficoltà, vanno esattamente in questa direzione: intercettare le situazioni contingenti cercando di restituire ai consumatori il più rapidamente possibile, sulle bollette, le risorse recuperate attraverso questi meccanismi. Sono tutti interventi di natura emergenziale e transitoria, sullo sfondo rimane la riflessione a medio e lungo termine su come costruire un modello di mercato che sia in grado di implementare questo tipo di realtà valorizzando la capacità delle rinnovabili di fornire energia a basso costo”.
Le impennate del prezzo del gas alla Borsa di Amsterdam sono un fenomeno puramente speculativo? “La grande volatilità del prezzo del gas è certamente alimentata anche da meccanismi finanziari, specie nel breve termine, ma non dimentichiamo la straordinarietà di una guerra che mette in dubbio la disponibilità di materia prima. Esiste oggettivamente un’incapacità di dare un valore al rischio di un’effettiva interruzione della fornitura dalla Russia. Si stanno cominciando a delineare meccanismi di controllo delle oscillazioni e meccanismi interni alle Borse, che dovrebbero poi conciliarsi con meccanismi di tetto. A mio giudizio, esiste la possibilità di intervenire sul lato della domanda, mediante una riduzione dei consumi e una gestione della modalità con cui ridurli strutturalmente, dando al mercato segnali in controtendenza. Ormai siamo su livelli di prezzi in grado di attivare una reazione della domanda. Più la reazione della domanda è ordinata e organizzata, più benefici ci possono essere”.
Contro il rischio di default tra le società che erogano gas e luce, l’Arera ha esaurito la cassetta degli attrezzi a sua disposizione? “L’intervento dell’Autorità, in questi mesi, in un clima di collaborazione istituzionale, è stato molto attento nel costruire le condizioni affinché le difficoltà finanziarie o strutturali non fossero un vincolo all’operatività. Gli interventi sono stati realizzati nell’ottica di rendere il sistema più flessibile e più attento alle necessità di operatori e consumatori. In questo momento, il tema dell’equità è centrale come quello della liquidità per le imprese. Tutti i governi europei stanno affrontando questa fase con interventi più o meno invasivi, anche rispetto all’assetto proprietario delle società”.
La Germania ha annunciato un piano da 200 miliardi per famiglie e imprese. Lei insiste affinché sia l’attuale governo a intervenire perché “non c’è tempo da perdere”. Non stiamo facendo abbastanza? “Si è fatto molto e si sta tutt’ora facendo molto. E’ la dinamica dei problemi, con dimensioni mai riscontrate nel passato, che rende questo settore particolarmente esposto, soprattutto nel periodo di avvicinamento all’inverno. Il periodo di grazia, con condizionatori spenti e termosifoni non ancora attivati, si avvia ormai a conclusione, esattamente come avviene simmetricamente in primavera. Il mio ‘non c’è tempo da perdere’ vuol dire che è necessario intervenire ora, se si devono prendere decisioni con tempismo necessario per attuarle nell’inverno. Anche in una fase di transizione democratica come quella attuale, è bene riuscire a presidiare settori come quello energetico, che attraversano situazioni emergenziali”.
A proposito del rischio di default per le società erogatrici, risulta che Acciaierie d’Italia non abbia saldato pagamenti verso Eni per un totale di 285 milioni di euro al 30 giugno. Sul tema “morosità”, tanto più a poche ore dall’inizio del nuovo anno termico (primo ottobre, ndr), quali sono le vostre previsioni per i prossimi mesi? “E’ una questione assai delicata. Sia il consumatore industriale sia il consumatore privato possono trovarsi oggi in una situazione finanziaria imprevista. I prezzi straordinariamente alti spingono verso la direzione di una morosità involontaria. In fondo, il motivo per cui l’Autorità presta particolare attenzione al contenimento delle tariffe, anche in questa fase di aggiornamento, è proprio riconducibile all’obiettivo di evitare di alimentare un processo già stimolato da prezzi eccessivi. Molto ha fatto e può fare il meccanismo dei bonus sociali, perché riesce a intervenire in quelle situazioni in cui la morosità è incolpevole e più strutturale. Oggi però c’è preoccupazione rispetto ad alcune fasce di popolazione che tradizionalmente non erano interessate da interventi di bonus. Così come accade per le imprese: le difficoltà economiche oggi non si riflettono solo sulle imprese energivore ma su tutte quelle per le quali l’energia ricopre un ruolo di supporto importante”.
Lei insiste sulla riduzione dei consumi. Dobbiamo prepararci al razionamento? “No. Credo che non dovremo prepararci al razionamento, soprattutto se si verificano le condizioni positive e minime che ho cercato di descrivere. Il punto è richiamare l’attenzione sul risparmio energetico e, ove possibile, sugli investimenti in efficienza energetica o nella capacità di soddisfare il proprio fabbisogno in termini di autoconsumo”. Quali suggerimenti darebbe al nuovo esecutivo che si insedierà nei prossimi giorni? “Dare consigli è sempre complicato. Certamente le aree di attenzione sono quelle della liquidità nel sistema, quindi la disponibilità di risorse finanziarie per il sistema, naturalmente da declinare in una visione di efficienza, valutando strumenti per riuscire a intercettare anche in maniera più efficace gli elementi di supporto alle fasce di popolazione in difficoltà o alle tipologie di soggetti industriali che non rientrano nelle fattispecie classiche. Bisogna proseguire con decisione nella semplificazione e nello sviluppo dei processi e delle procedure”.
Che idea si è fatto del rigassificatore di Piombino? La Sovrintendenza ha contestato anche il colore della nave… “Il rigassificatore di Piombino è un tassello di una strategia, più articolata e completa, di diversificazione che abbiamo intrapreso. Sarebbe un paradosso avere i contratti di approvvigionamento e non la capacità di rigassificare. L’interazione con i territori nella realizzazione di infrastrutture energetiche è un percorso complesso che richiede sempre un tempo lungo. Oggi una risorsa che ci manca è proprio il tempo”.