Girotondo aziendale
Le imprese del Veneto puntano su Meloni: “Porta novità e un governo forte”
Lega dimenticata, fiducia nella nuova squadra e quel fil rouge con Draghi: “Giorgia darà seguito alla stagione di riforme”, concorda il tessuto produttivo del nordest. “Crisi energetica? Combattere la speculazione e scegliere una diversificazione intelligente”
Altro che effetto panico delle destre. “Ho scritto a Giorgia Meloni per complimentarmi del risultato elettorale”, dichiara Renzo Rosso, fondatore della casa di moda Diesel e colosso dell’imprenditoria veneta. “Siamo tutti curiosi di vedere la prima donna premier”, gli fa eco Mariacristina Gribaudi, amministratore unico di Keyline, che da Conegliano produce chiavi verso tutto il mondo. Mentre Andrea Campello, numero uno dell’omonimo gruppo automobilistico veneziano, si dice “sollevato di avere finalmente un esecutivo con i numeri per governare”. Insomma, a sentire il suo tessuto produttivo sembra che il nordest sia da sempre la terra promessa di Fratelli d’Italia. E la Lega, chi se la ricorda più.
Nel nostro girotondo aziendale, la parola ricorrente è fiducia. “Ovviamente c’è apprensione per il quadro internazionale e le relative ripercussioni sulla nostra economia”, concede Gribaudi. “Ma è giusto augurare buon lavoro a chi ha vinto. Gli elettori cercavano leader forti e credibili: per coerenza dei contenuti Meloni lo è stata. E l’Italia, alle urne, è sempre stata attratta dalla novità”. E Salvini, invece? Nisba. Nessuno osa nemmeno nominarlo, manco portasse sfiga. “A livello regionale però, assicuriamo che la stima per il nostro governatore resta altissima e inalterata da parte di tutto il mondo imprenditoriale. E va al di là del suo partito: Zaia è Zaia”. Da Campello Motors, un messaggio ancora più perentorio: “La Lega sappia che c’è una sola possibilità per riconquistare consensi: governare in maniera saggia, senza mettere i bastoni fra le ruote. Già la situazione è fin troppo critica”.
Prima del voto, Matteo Zoppas di Acqua San Benedetto ci metteva in guardia sul rischio deindustrializzazione. “La crisi energetica richiede misure urgenti”, la conferma dal settore metalmeccanico. “Sento sempre più spesso di aziende prossime alla chiusura, di altre che hanno portato i libri contabili in tribunale. Dopo due anni di pandemia ci eravamo illusi di ripartire: un governo forte ora è necessario anche per valorizzare il lavoro di Draghi, dal piano di riforme ai fondi del Pnrr. Chiediamo un fisco per la competitività, una finanza per lo sviluppo e ammortizzatori efficaci contro l’inflazione record. Potenziando i servizi di un welfare equo”. Gribaudi è anche presidente dei Musei civici di Venezia e membro dell’Advisory board di Confindustria Veneto, con delega all’inclusione sociale. “Cultura e industria devono andare a braccetto. Mi ha colpito che nessun partito in campagna elettorale abbia messo al centro la formazione dei giovani. Una risorsa per i cittadini di domani, anche perché le nuove generazioni dispongono di una sensibilità preziosa: si continui sulla via della transizione ecologica, trovando l’equilibrio fra crescita economica e sostenibilità ambientale”.
Con quali interventi, sotto il pressing del caro bollette? “C’è molta speculazione”, risponde Andrea Campello, “perché i prezzi dell’energia stanno aumentando in modo smisurato e indistinto. Ma a seconda della tipologia – chi lavora col green non è esposto quanto gli approvvigionatori di gas naturale – i costi a carico del produttore cambiano significativamente. Dunque è essenziale garantire opzioni più economiche anche al consumatore finale. Questo vale in ogni settore: fra le aziende di auto molte si arricchiscono producendo meno, annacquando i costi fissi a partire dal personale e mantenendo il prezzo di vendita inalterato. E intanto i capitali si spostano verso gli agglomerati multinazionali, a discapito della filiera al dettaglio e delle piccole e medie imprese. Occorrono maggiori controlli, una revisione del cuneo fiscale a loro tutela”. Più un piano ben definito sulle fonti energetiche da perseguire. “Tappate le falle, tocca alla visione di lungo periodo. Magari senza slogan: annunciare zero emissioni entro il 2035 è fallace e frettoloso. L’elettrico è congeniale alle aree urbane, biocarburanti e veicoli ibridi funzionano meglio altrove e inquinano poco, l’idrogeno è una risorsa per autocarri e grandi navi. Insomma, meglio un approccio olistico”. E il nucleare? “Da valutare con convinzione: o si punta su centrali di ultima generazione anche in termini di sicurezza, o lasciamo perdere. Certo è che maggiore l’autonomia energetica, minori i rischi esogeni. È insostenibile dipendere dalla Russia”.
Di quanto sopra, non c’è nulla che cozzi con l’agenda Draghi. Anzi. “Noi imprenditori ci aspettiamo un team di ministri qualificato”, sottolinea Renzo Rosso, “quindi meno figure politiche e più profili manageriali: al paese servono esperti della materia di ciascun ministero rappresentato. Se FdI riuscirà in questo, davanti a noi si prospetta un grande governo”. Gribaudi rafforza l’insospettabile fil rouge. “Draghi ha svolto un lavoro eccellente, è importante che Meloni vi dia seguito. E sono convinta che lo farà: guai a mettere in discussione la centralità dell’Alleanza atlantica e il nostro ruolo in Europa”. Campello puntualizza il nuovo lessico. “D’accordo l’Ue. Però, con educazione, faremmo anche bene a dire la nostra: mica può gravare tutto sulle spalle degli italiani”. È già il paese di Giorgia.