Sure sì o no?
La Germania apre al debito comune per la crisi energetica, ma restano dubbi sull'Italia
Non si sa quanto l'indiscrezione di Bloomberg sulla disponibilità tedesca sia vera visto che altre fonti l'avrebbero già smentita. Inoltre il governo l'incertezza su quello che sarà il governo italiano pesa
Berlino. Ora Olaf Scholz è a favore di un debito comune europeo contro la crisi energetica. Forse. I leader europei avevano discusso al vertice della Comunità politica europea a Praga del contestato pacchetto di aiuti da 200 miliardi di euro della Germania che rischia di alterare la competitività europea a favore delle imprese tedesche. E il cancelliere aveva detto ai giornalisti di aver chiarito i “malintesi” spiegando che gli aiuti saranno distribuiti su più di due anni, in linea con ciò che stanno facendo altri paesi. Tuttavia, secondo Bloomberg, fonti vicine al cancelliere dicono che Scholz avrebbe segnalato ai colleghi la disponibilità ad abbandonare la linea della fermezza tedesca per un’emissione di debito comune per affrontare la crisi energetica, a patto che il denaro venga erogato agli stati membri sotto forma di prestiti, non sovvenzioni. Il modello da replicare potrebbe essere quello del Sure, usato durante la pandemia per finanziare al cassa integrazione.
Una proposta già avanzata da Mario Draghi e dai commissari europei Paolo Gentiloni e Thierry Breton. Non si sa quanto l’apertura sia fondata, dato che in serata altre “fonti” del governo tedesco, dopo le prime reazioni, hanno smentito la notizia. Una nuova emissione di debito comune rappresenterebbe un netto dietrofront del governo tedesco, che, insieme ai paesi cosiddetti “frugali” (in primis l’Olanda), ha sempre respinto l’introduzione di repliche del Recovery fund.
Un altro motivo per cui Scholz è cauto, sempre secondo Bloomberg, è l’incertezza sul governo italiano. Prima di impegnarsi il cancelliere vuole capire come va a finire a Roma, e discuterne con la nuova premier. Giorgia Meloni ha detto più volte di voler essere giudicata senza pregiudizi, ma dovrà cercare di essere convincente e credibile nella nuova versione “responsabile”. Per Scholz dire “nein” a lei è più facile che dirlo a Draghi.