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Le riserve di Biden per abbassare il prezzo della benzina agli americani
La Casa Bianca rilascia lo stock strategico di petrolio per non perdere le elezioni: 15 milioni di barili già annunciati e si prospettano quote aggiuntive per aggiudicarsi il consenso degli elettori statunitensi
Joe Biden ha annunciato il rilascio di 15 milioni di barili di petrolio dalla riserva strategica degli Stati Uniti, promettendo di essere pronto a rilasciare quote aggiuntive e introdurre altre misure per abbassare il prezzo della benzina degli americani in vista delle elezioni di midterm dell’8 novembre. La mossa di Biden arriva due settimane dopo l’annuncio dell’Opec+ (il cartello dei produttori allargato alla Russia) di una riduzione di 2 milioni di barili al giorno per tenere alti i prezzi globali, una decisione che per Biden rappresenta un tradimento dell’Arabia Saudita, paese leader dell’Opec.
La decisione conclude la direttiva di marzo per il rilascio di 180 milioni di barili della riserva strategica (finora ne sono stati rilasciati 165 milioni), il più grande in quasi cinquant’anni di storia delle riserve istituite per rispondere alla crisi petrolifera del 1973. Tuttavia, secondo i dati dell'Energy Information Administration (Eia) i 15 milioni di barili che verranno immessi sul mercato a dicembre sono una quantità pari a un giorno di consumo negli Stati Uniti, mentre la riserva strategica è scesa a 409 milioni di barili da una capienza massima di 714 milioni, il livello più basso dal 1984. Con queste premesse non è il caso di aspettarsi grandi risultati rispetto a quelli già conseguiti. Gli analisti consultati dal Financial Times affermano che il rilascio mira a influenzare le dinamiche che decidono i prezzi della benzina per gli americani, ma avrà un impatto limitato sugli equilibri globali. Nonostante l’annuncio la produzione di petrolio statunitense rimane circa 1 milione di barili al giorno al di sotto del picco raggiunto nel 2019, il che significa che l’offerta statunitense paga la carenza una produzione inferiore alle sue capacità. Le società preferiscono staccare dividendi grazie ai prezzi alti piuttosto che investire in costose campagne di trivellazione per estrarre più petrolio.
I prezzi globali sono ancora alti, ma relativamente stabili rispetto ai picchi dei primi mesi dell’invasione russa dell’Ucraina. L’annuncio del taglio dell’Opec+ e le reazioni della Casa Bianca hanno scatenato un rally sui mercati che ha portato il Brent a sfiorare i 100 dollari al barile, ma dopo due settimane le quotazioni si stanno stabilizzando intorno ai 90 dollari desiderati dall’Arabia Saudita. Sono i prezzi di febbraio, prima della guerra.
Il mercato globale però è ancora minacciato da rischi dirompenti: le conseguenze indesiderate dell’embargo dell’Unione europea al petrolio russo trasportato via mare, che potrebbero compromettere la logistica e causare vuoti di offerta; e la contrazione delle economie occidentali (causata dalla guerra) e dell’economia cinese (causata dalle restrizioni della politica zero Covid), che potrebbero causare un calo della domanda.
Ma per Biden il problema immediato è il prezzo alla pompa per i consumatori americani. Attualmente un gallone di benzina (3,7 litri) costa meno di 4 dollari, un prezzo il 60 per cento più alto da quando Biden è entrato in carica a gennaio 2021. Nello stesso periodo l’inflazione è salita dall’1,4 per cento al picco del 9 per cento di giugno 2022 (ora è all’8,2). I candidati repubblicani hanno gioco facile ad accusare Biden e i democratici di incapacità, mentre i sondaggi mostrano che l’andamento dell’economia è la questione di principale interesse per gli elettori. Biden viene anche accusato di prosciugare le preziose riserve strategiche senza riuscire né a convincere le società petrolifere ad aumentare la produzione nazionale, né a limitare i loro corposi extra-profitti. Fra tre settimane arriverà il verdetto degli elettori e probabilmente sarà severo. Sarà anche la dimostrazione che le conseguenze economiche dell’invasione russa dell’Ucraina non riguardano solo gli europei, ma anche gli alleati di oltreoceano.