Bankitalia dixit
Il Mose ha fatto aumentare il valore degli immobili di Venezia del 4,5%. Alla faccia di Cacciari
Altro che opera inutile. Secondo uno studio di Banca d'Italia, grazie al sistema di dighe mobili gli edifici della Laguna hanno risentito di un aumento di valore pari a circa 670 milioni di euro
Venezia. Il giorno dopo una marea di oltre 170 centimetri normalmente a Venezia è il momento della conta dei danni alle abitazioni e alle attività commerciali. Nel novembre 2019, quando l’intera città finì sotto acqua, si parlò di circa 150 milioni di euro. Ieri i veneziani, da consumati commercianti, hanno invece potuto iniziare a chiedersi quanto possono valere quelle 78 paratoie gialle del MOSE e come poterle valorizzare non solo in termini di protezione dalle acque alte eccezionali. E in loro soccorso è appena arrivato uno studio dal titolo “Do house prices reflect climate change adaptation? Evidence from the city on the water”, pubblicato nella collana “Questioni di Economia e finanza” della Banca d’Italia, sull’impatto delle politiche pubbliche di adattamento al cambiamento climatico sui prezzi delle case.
Proprio Venezia è il caso di studio scelto dagli autori: Matteo Benetton, Simone Emiliozzi, Elisa Guglielminetti, Michele Loberto e Alessandro Mistretta. Gli economisti, attraverso un'analisi econometrica, hanno valutato i benefici derivanti dall’attivazione del MOSE sui valori degli immobili residenziali, sfruttando l'eterogeneità degli appartamenti in termini di esposizione al rischio di inondazione. E i numeri possono far brillare gli occhi di chi a Venezia possiede un appartamento o anche semplicemente un magazzino al piano terra, gli immobili fino ad oggi meno richiesti sul mercato perché a rischio allagamento in caso di acque alte straordinarie.
Si stima che l'entrata in funzione del MOSE abbia determinato, nelle zone più basse della città, una rivalutazione del 7% degli immobili posizionati al piano terra rispetto a quelli posti ai piani superiori. Mentre questi ultimi, a loro volta, si sono rivalutati del 3%. Complessivamente, scrivono gli autori, il sostanziale venir meno del rischio alluvione ha comportato, per le abitazioni residenziali, un aumento di valore di circa 670 milioni di euro che corrisponde a circa il 4,5% del valore del totale patrimonio edilizio residenziale a Venezia.
La rivalutazione del mercato immobiliare non era mai stato un elemento preso in particolare considerazione nella più che quarantennale disputa sul MOSE. Ma se, come afferma lo studio pubblicato dalla Banca d’Italia, in un anno il valore delle abitazioni è aumentato in maniera così sensibile non è escluso che la prova data lunedì dalle barriere possa ulteriormente far crescere le valutazioni. E va detto che l’analisi non prende in considerazione l'impatto su altre fondamentali attività economiche, come negozi, ristoranti o alberghi.
Gli autori poi si spingono anche oltre giungendo a conclusioni che ai veneziani potrebbero però non piacere. “I nostri risultati”, scrivono, “mostrano che i prezzi degli immobili traggono beneficio dagli investimenti del governo per ridurre i danni causati dal clima, suggerendo che aumenti mirati delle tasse sulla proprietà potrebbero rappresentare proprio un modo per finanziare le politiche di adattamento al cambiamento climatico”. Una proposta che farà certamente inorridire Matteo Salvini che si era opposto addirittura alla semplice riforma del catasto. E proprio dal ministro delle Infrastrutture dipendono ora decisioni fondamentali per il futuro del sistema Mose e della laguna. Su tutte l’indicazione al Presidente del Consiglio Giorgia Meloni del presidente dell’Autorità per la laguna, tra i cui doveri ci sarà proprio la gestione e la manutenzione delle dighe mobili. Grazie ad una legge approvata dal governo Draghi serve l’intesa con il Comune per l’individuazione della figura più adatta e i nomi che circolano sono quelli del prefetto Vittorio Zappalorto, dell’ex provveditore Fabio Riva e del dirigente del ministero Ilaria Bramezza.
E ancora ieri il MOSE è stato azionato per proteggere il centro storico lagunare da una marea misurata in 145 centimetri alla bocca di porto del Lido mentre alla Punta della Salute, all’interno della laguna, l'acqua ha invece raggiunto 46 centimetri, lasciando la città all'asciutto. Le barriere mobili sono state alzate alle 5.30, prima quelle di Lido e Malamocco e quindi quelle di Chioggia, per permettere l'uscita in mare della flotta di pesca. Per oggi si prevede un altro picco eccezionale a 140 centimetri intorno alle 10 e venerdì un altro di 125 centimetri. Poi le condizioni meteomarine dovrebbero concedere alle 78 paratoie del Mose una tregua di una decina di giorni.