Foto di Olivier Matthys, via LaPresse 

il vertice europeo

Niente intesa a Bruxelles sul price cap sul gas. Tutte le delegazioni contro

David Carretta

I ministri dell'Energia non hanno trovato un accordo: i paesi favorevoli ritengono la misura inutilizzabile, i contrari sono invece convinti che il tetto potrebbe danneggiare la sicurezza energetica e la stabilità dei mercati. Nuova riunione il 13 dicembre

Bruxelles. I ministri dell’Energia dell’Unione europea non sono riusciti a trovare un’intesa sul meccanismo per introdurre un price cap sul gas in caso di nuove impennate sui prezzi, mettendo in dubbio la loro capacità di approvare un pacchetto di misure considerate essenziali per mettere al sicuro l’Europa nell’inverno 2022-23. “Non apriamo ancora lo champagne. Lo rimettiamo in frigo”, ha detto Jozef Síkela, il ministro della Repubblica ceca che ha presieduto il Consiglio straordinario Energia, anticipando una nuova riunione straordinaria il 13 dicembre.

 

La proposta della Commissione di introdurre il price cap sotto la forma di un “meccanismo di correzione del mercato”, da far scattare solo quando il prezzo del gas supera i 275 euro al Ttf di Amsterdam per due settimane e con uno spread di 58 euro rispetto ad altri indici, ha avuto l’effetto contrario a quello voluto: praticamente tutte le delegazioni si sono espresse contro. Il gruppo di 15 paesi favorevoli al price cap, guidato dall’Italia, ritiene la misura inutilizzabile e dunque inutile (non si sarebbe potuta usare nemmeno lo scorso agosto, quando il gas aveva raggiunto quota 350 euro).

 

Il gruppo dei paesi contrari al price cap, tra cui Germania e Paesi Bassi, ritiene che le salvaguardie proposte dalla Commissione siano insufficienti per limitare i rischi per la sicurezza degli approvvigionamenti e la stabilità finanziaria. “La discussione è stata abbastanza surriscaldata”, ma “è servita come punto di partenza per l’accordo che vogliamo raggiungere in dicembre”, ha spiegato Síkela: sul price cap il negoziato “è estremamente complicato perché ci sono visioni molto diverse di come dovrebbe funzionare e di quanto profondo dovrebbe essere l’intervento”. 

 

Un accordo sul “meccanismo di correzione del mercato” in appena tre settimane appare quasi impossibile alla luce dei toni della discussione di giovedì. La proposta della Commissione è “uno scherzo di cattivo gusto”, ha detto il ministro spagnolo dell’Energia, Teresa Ribeira. “Fissare il prezzo massimo a 275 euro a megawattora non è davvero un tetto”, ha spiegato il ministro greco, Kostas Skrekas. La ministra polacca Anna Moskwa ha accusato la Commissione di “condurre trattative nascoste con la Germania” invece di essere “al fianco della maggioranza degli stati membri”. Il gruppo dei 15 paesi favorevoli al price cap avrebbe la maggioranza qualificata in Consiglio. Teoricamente sarebbe in grado di modificare la proposta della Commissione, magari abbassando in modo consistente il tetto di 275 euro.

 

Ma non è questa l’intenzione della presidenza ceca dell’Ue. “La posta in gioco è troppo alta”, ha spiegato Síkela. Rinunciare al consenso significherebbe inviare un segnale di divisione. Passare in forza contro Germania e Paesi Bassi sull’energia è impensabile. Il problema è che il campo contrario al price cap non ha cambiato idea. C’è “un grande rischio di danneggiare la sicurezza energetica degli approvvigionamenti e anche la stabilità dei mercati finanziari”, ha detto il ministro olandese, Rob Jetten. “Dobbiamo essere certi che non vi sia razionamento e che le salvaguardie siano in vigore”, ha detto invece quello tedesco, Sven Giegold. La commissaria all’Energia, Kadri Simson, ha avvertito che se verrà toccato il tetto a 275 euro significa aumentare “i rischi” del “meccanismo di correzione del mercato”.

 

Per la Commissione, con il ritorno della domanda di gas naturale liquefatto della Cina, l’anno prossimo ci saranno tensioni ancora più forti sulle forniture e sui prezzi: con un price cap troppo basso i cargo di Gnl destinati all’Europa potrebbero essere dirottati in Asia. Per ora, il gruppo di 15 paesi ha bloccato l’adozione formale di altre due misure considerate prioritarie dalla Germania, su cui è già stato raggiunto un accordo politico: acquisti congiunti per gli stoccaggi e condivisione del gas in caso di penurie provocate dal taglio delle forniture. L’Italia “ha chiesto che non ci fosse lo spacchettamento” dal price cap, ha detto il ministro, Gilberto Pichetto Fratin, assicurando che “le approvazioni arriveranno insieme su tutti e tre i fronti”.

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