editoriali
Meloni ha un problema con Bruxelles: alzare il tetto sul Pos è contro il Pnrr
L'innalzamento a 60 euro del limite di esenzione per i pagamenti previsto dalla legge di Bilancio rischia di compromettere l'impegno che l'Italia ha preso con la Commissione. Palazzo Chigi corregge il tiro: "Sono in corso interlocuzioni"
In attesa di capire se a fine anno riuscirà a conseguire tutti gli obiettivi del Pnrr, sarebbe intanto buona cosa se il governo evitasse di smantellare le riforme già conseguite sul dossier Next Generation Eu. Richiesta solo apparentemente banale, visto che l’innalzamento a 60 euro del limite di esenzione per i pagamenti col Pos rischia di compromettere un impegno che l’Italia ha preso con la Commissione, e per il quale l’esecutivo Draghi aveva varato il provvedimento opportuno. E forse per questo, con l’aria di chi si accorge solo in ritardo del danno che sta combinando, Palazzo Chigi ha diramato una nota per spiegare che nulla è deciso. Nel capitolo che riguarda la riforma dell’amministrazione fiscale, del resto, la milestone è indicata in modo chiaro: “Definizione di efficaci sanzioni amministrative in caso di rifiuto di accettare pagamenti elettronici da parte dei fornitori privati”. La scadenza era prevista per giugno scorso. E l’ex premier aveva inserito già nel decreto Pnrr di novembre 2021 un provvedimento ad hoc, rivendicato poi nella relazione condivisa con Bruxelles alla fine di giugno: “Si prevede, a decorrere dal 1° gennaio 2023, una sanzione amministrativa pecuniaria di 30 euro, aumentata del 4 per cento del valore della transazione oggetto del rifiuto, nei casi di mancata accettazione di un pagamento, di qualsiasi importo, effettuato con una carta”. Poi, con un nuovo intervento a maggio scorso, l’introduzione della misura fu anticipata addirittura di sei mesi, proprio per andare incontro alle richieste della Commissione: sanzionare, cioè, anche il rifiuto a concedere il Pos in caso di modeste transazioni. Ora il governo pare imboccare un direzione opposta: il raddoppio, da 30 a 60 euro, della cifra minima per l’obbligo di pagamento elettronico, il tutto in violazione di una norma concordata con Bruxelles. E il bello è che a proporre questa contromisura è quel ministero dell’Economia, guidata da Giancarlo Giorgetti, che è diretto responsabile della missione interessata, quella relativa alla riforma dell’amministrazione fiscale.