Mervyn King alla Mansion House il 19 giugno 2013 (foto di Oli Scarff - Pool/Getty Images) 

Ottimismo inglese sulla crescita italiana. Parla l'ex governatore della Bank of England

Fabiana Giacomotti

Secondo Lord Mervyn King, il sistema delle Pmi l’avrà vinta sulla concorrenza cinese. Dovremmo sfruttare meglio il rialzo dei tassi di interesse. “Sviluppare un’economia di mercato a fronte di tassi di interesse negativi o zero” non è possibile

La resilienza e la creatività delle piccole e medie imprese italiane l’avrà vinta su due decenni di concorrenza cinese che, anzi, è destinata ad attraversare un lungo periodo di rallentamento. “La storia, vedi la Corea e il Giappone, ci insegna che nessun paese può crescere a doppia cifra indefinitamente e in genere che non vincono le grandi imprese, i pachidermi, ma le piccole aziende ad alto tasso creativo capaci di adattarsi ai cambiamenti”, dice al Foglio Lord Mervyn King, già governatore della Banca di Inghilterra e professore della London School of Economics, dove negli anni Ottanta fondò il gruppo Financial Markets, davanti a un caffè in una fredda mattina romana: “A questo proposito”, aggiunge, “la storia dell’industria dei computer è molto istruttiva. Pensiamo a Microsoft, a Apple: ho i miei dubbi che resteranno le industrie di successo che sono oggi fra vent’anni. Se vai nella Silicon Valley e guardi allo stato attuale del venture capital, ti rendi conto che sono tutte piccole società”. 

 
Dopo aver ricevuto il Premio Bancor 2022, istituito due anni fa dall’Associazione Guido Carli con il patrocinio di Banca Ifis e del suo presidente Ernesto Fürstenberg Fassio, Lord King si è fermato in città per qualche giorno, un po’ per godersi l’atmosfera pre-natalizia di una città che ama molto (per anni è stato un habitué di piazza Farnese, dove si intratteneva in lunghe conversazioni con Tommaso Padoa Schioppa “lui con un sigaro, io con un brandy”), un po’ per permettere alla moglie, la designer di interni finlandese Barbara Melander, di “curiosare” nel paese a cui riconosce l’assoluta primazia nello stile; probabilmente anche per acquistare tessuti: non si è mai capito perché l’Inghilterra, la nazione che, attraverso la manifattura tessile, ha dato vita alla Rivoluzione industriale rendendo l’abbigliamento una commodity e il Vittorianesimo un secolo di frange e tappezzerie, abbia tuttora i tessuti più cari d’Europa. 

 
“Per molti versi, Inghilterra e Italia si assomigliano. Entrambi siamo molti bravi nel creare cose. Probabilmente, l’Inghilterra è più forte nelle scienze e l’Italia nei prodotti della bellezza e della creatività, ma nessuno di noi è stato bravo nel trasformare queste idee in multinazionali. Però non credo che dovremmo essere pessimisti su questo punto”. Piuttosto, osserva, dovremmo sfruttare meglio il rialzo dei tassi di interesse. “Sviluppare un’ economia di mercato a fronte di tassi di interesse negativi o zero” non è possibile, dice. Anzi, proprio questa situazione ha consentito a “imprese zombie”, inefficienti e improduttive, di sopravvivere, limitando la crescita di aziende e settori più redditizi: “E’ ora che chi ha investito in aziende poco profittevoli e dinamiche possa spostarsi altrove, e parlo anche di dipendenti e manager”.

 
 Lord King prevede un Grande Repricing, una revisione dei prezzi di tutti gli asset, finanziari e reali a seguito della correzione dei tassi di interesse, che può essere l’inizio di un ritorno a una migliore allocazione delle risorse e a una crescita più rapida. Come ovvio, questo recupero potrebbe essere più rapido, più efficace, se il mondo, ma in particolare l’Europa, riuscissero a mettere la parola “fine” sulla guerra in Ucraina; una guerra per la quale, ricorda Lord King il G7 si è trovato peraltro “e sorprendentemente” abbastanza isolato nel suo sostegno al popolo governato da Volodymyr Zelensky. “Non mi piace fare previsioni, però è possibile che l’aumento dei prezzi dei generi alimentari e dell’energia seguito all’invasione dell’Ucraina da parte dei russi si stabilizzi o diminuisca ai livelli antecedenti all’invasione dell’Ucraina. Questo significa che l’inflazione primaria crollerà entro i prossimi dodici mesi. La vera sfida per le banche centrali europee non è quello che accadrà al prezzo dell’energia e degli alimentari, questo possono controllarlo, ma lavorare per (favorire un migliore controllo) delle componenti domestiche dell’inflazione. L’economia italiana non cresce da vent’anni”, puntualizza: “Questo è inusuale, ed è molto dannoso, perché significa che lo standard di vita degli italiani è arretrato rispetto a quello dei cittadini dei paesi del nord Europa. Una delle sfide che ha dovuto sostenere l’Italia è stata la concorrenza della Cina che ha dominato i mercati, danneggiando le famosissime piccole e medie imprese che formano la spina dorsale dell’industria italiana, realizzando i prodotti iper-specializzati che al resto del mondo piace comprare. Non è stato un periodo facile, ma credo che si stia iniziando a vederne la fine, e sono convinto che se si andasse verso un mondo di tassi di interesse più normali potrebbe iniziare un periodo di ripresa. Non c’è ragione per la quale l’Italia dovrebbe essere pessimista: tutti adorano venire qui, che sia per l’architettura, la musica, lo stile, la moda. E per la qualità della vita, che è fattore rilevante almeno quanto la quantità. Nel Nord America gli standard di vita sono più alti, ma la qualità della vita è più elevata in Italia sotto molti aspetti”. 

 
Ed è anche questo punto, la qualità della vita in Europa, “facilmente verificabile su uno smartphone” a rappresentare per Lord King la principale spinta all’immigrazione illegale che rappresenta una questione seria anche in Inghilterra dove, anzi, anche al netto dei visti dati agli ex cittadini inglesi di Hong Kong e agli ucraini accolti per ragioni umanitarie, l’immigrazione ha riguardato circa mezzo milione di persone.  “L’immigrazione è un problema per tutti i paesi in Europa. In Inghilterra siamo stati sinceramente stupiti, quasi scioccati dalle tensioni fra la Francia e l’Italia sulla gestione dei flussi migratori ma non riesco a vedere una soluzione a meno che l’Europa lavori unita: il problema è infatti destinato ad aumentare di molto nei prossimi cinquant’anni, in particolare dall’Africa. E’ necessario che promuoviamo iniziative di sviluppo in Africa in cambio della cooperazione nella gestione dei flussi da parte dei governi africani”. 
 

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