Bankitalia, Mes e Bce. Gli sbotti del governo e il deficit di credibilità della destra
Fazzolari contro la Banca d'Italia, Giorgetti contro il Mes, Crosetto e Salvini conrto la Bce. In pochi giorni tre attacchi mostrano perché una personalità come Fabio Panetta abbia evitato di fare il ministro dell'Economia di Giorgia Meloni
Non è una notizia che Giorgia Meloni, dopo la vittoria elettorale, abbia a lungo “corteggiato” Fabio Panetta proponendogli di diventare ministro dell’Economia. Se il membro del Comitato esecutivo della Banca centrale europea avesse accettato quell’offerta si sarebbe trovato a vivere un mese di dicembre estremamente imbarazzante. Nel pieno della discussione della legge di Bilancio, avrebbe ad esempio sentito Giovanbattista Fazzolari – non un passante, ma il sottosegretario alla presidenza del Consiglio – attaccare la Banca d’Italia, di cui Panetta era direttore generale fino a poco tempo fa, per le critiche alla manovra su contanti e Pos dicendo che “Bankitalia è partecipata da banche private” e pertanto si esprime a favore della “moneta privata del circuito bancario”. A seguire, dopo l’uscita avventata di Fazzolari, Panetta avrebbe assistito al ministro dell’Agricoltura Francesco Lollobrigida, braccio destro della premier Meloni, che richiama all’ordine la Banca d’Italia dicendo che deve “rappresentare a pieno l’interesse nazionale” e i suoi vertici devono “estraniarsi dall’appartenenza politica”. In pratica, un’accusa di essere politicizzata o un invito ad allinearsi al governo o entrambe le cose.
Pochi giorni dopo, il ministro dell’Economia Panetta si sarebbe trovato a dover gestire il dossier del Mes con una maggioranza di governo apertamente ostile alla ratifica della riforma che aspetta solo il sì dell’Italia. Per uno come Giancarlo Giorgetti non c’è alcun turbamento nel dire prima di essere sulla stessa linea di Mario Draghi (ovvero a favore della ratifica del Mes), poco dopo di voler attendere la decisione della Corte di Karlsruhe sulla ratifica della Germania e, infine, dopo che la sentenza è arrivata respingendo il ricorso e con l’Italia unico paese dell’Eurozona inadempiente, affermare che il Mes è “un’istituzione in crisi” e che quindi non è affatto detto che l’Italia ratifichi il nuovo trattato. Uno come Panetta si sarebbe trovato profondamente a disagio, perché prima la Banca d’Italia quando era direttore generale e poi la Bce mentre è membro del Comitato esecutivo hanno giudicato la riforma del Mes un passo nella giusta direzione, in particolare per l’introduzione del backstop al Fondo di risoluzione unico che è fondamentale per il completamento dell’Unione bancaria. E il disagio sarebbe stato maggiore quando avrebbe dovuto spiegare agli altri ministri dell’Economia europei e alla Bce, dopo il richiamo di Christine Lagarde a un’approvazione rapida, le assurde ragioni per cui il governo italiano si rifiuta di procedere con la ratifica che tutta l’Eurozona attende da anni.
Ma non finisce qui. Perché il giorno successivo, l’eventuale ministro Panetta avrebbe assistito al suo collega ministro della Difesa Guido Crosetto attaccare via Twitter le decisioni di politica monetaria della Bce: “Non ho capito il regalo di Natale che la Presidente Lagarde ha voluto fare all’Italia”. E a ruota avrebbe appreso dalle agenzie l’attacco frontale, sebbene stravagante, del vicepremier Matteo Salvini: “È incredibile, sconcertante e preoccupante che mentre c’è un governo che sta facendo di tutto per aumentare stipendi e pensioni e tagliare le tasse, la Bce, in un pomeriggio di metà dicembre, approvi una norma che brucia miliardi di euro di risparmi in Italia e in tutta Europa facendo schizzare lo spread”. Salvini evidentemente non si rende conto che le politiche fiscali espansive da lui citate sono uno dei driver dell’inflazione, che quindi richiede un rialzo dei tassi, né che a distruggere i risparmi è per definizione l’inflazione e non la Bce.
Ma al di là dei contenuti delle contestazioni, ciò che sconcerta sono i modi. Nel merito, tutte le decisioni sono opinabili. Sulla politica monetaria della Bce c’è un serrato dibattito, tra chi ritiene che ci sia differenza tra l’inflazione negli Stati Uniti e nell’Eurozona e che quindi la Bce non debba seguire la politica restrittiva della Federal Reserve (su questa linea, peraltro, ci sono il governatore Ignazio Visco e la “colomba” Panetta) e chi invece ritiene che come negli Stati Uniti, soprattutto negli ultimi mesi, l’inflazione dell’Eurozona sia trainata non solo dal lato dell’offerta (crisi energetica) ma anche dal lato della domanda (surriscaldamento dell’economia). Ci sono buone ragioni, in una situazione eccezionale di inflazione, per sostenere entrambe le posizioni: il timore da un lato di provocare un’inutile recessione se troppo rigidi, la paura dall’altro lato di essere costretti a provocare una recessione più forte dopo se troppo morbidi ora.
Il problema, appunto, sono i modi. Appena c’è qualcosa che non va, nella destra italiana prevalgono l’aggressione e il vittimismo. Come se l’interesse nazionale si difendesse facendo gazzarra. Come se l’attaccamento alla maglia si dimostrasse insultando l’arbitro. In realtà questi sono i comportamenti che fanno perdere credibilità alla destra italiana, e che tengono molte persone credibili lontane dalla destra italiana. Il problema, però, è che quando la destra che fa così è al governo a rimetterci è l’Italia.