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Accise e rialzi: come stanno le cose sul prezzo dei carburanti

Lorenzo Borga

La speculazione non c'entra, diesel e benzina hanno superato i due euro solo in casi isolati. Da Fratoianni a Pichetto Fratin, le polemiche intorno al taglio degli sconti sono inutili. Un fact checking

Gli automobilisti italiani ci avevano fatto l’abitudine al taglio delle accise. D’altronde l’Italia è il secondo paese in Europa per peso delle imposte sul pieno di benzina e diesel, che arrivano a superare il costo netto della materia prima. Dopo tante promesse di tagliarle lasciate cadere nel vuoto, agli italiani non sembrava vero che il governo Draghi le avesse finalmente alleggerite, per 500 milioni di euro al mese. E il fatto che ad aver invece cancellato lo sconto sia stato un esecutivo guidato da partiti che a parole hanno promesso innumerevoli volte di cancellare le odiose tasse sul carburante è frutto dell’ironia che il destino riserva ai populisti quando devono fare i conti con il realismo di governo.

Ma non tutti i tagli delle tasse vengono col buco, se così si può dire. La riduzione del prezzo per oltre 30 centesimi al litro – 25 cent di accise e il restante di Iva – introdotto a marzo dal governo Draghi aveva senso di esistere quando le quotazioni del carburante avevano raggiunto il valore mensile più alto addirittura dal 1996. Un record che sarebbe stato superato dopo poche settimane, visto che la benzina tornò a giugno stabilmente sopra i 2 euro nonostante il taglio di oltre 30 centesimi: a immaginare quanto sarebbe costata senza alcun intervento vengono ancora i brividi. Tuttavia nel corso dell’anno grazie alla caduta del prezzo del petrolio e al parziale recupero dell’euro sul dollaro il prezzo alla pompa è sceso, fino a raggiungere a fine novembre in media 1,65 euro per la benzina e dieci centesimi in più per il diesel. Da allora il governo Meloni ha deciso di non rifinanziare dunque lo sconto, che è passato a 18 centesimi a dicembre e col nuovo anno è stato azzerato. La prima riduzione i prezzi di mercato non l’hanno quasi percepita, visto che sono continuati a scendere ugualmente. Da gennaio invece il trend appare invertito, anche se ancora siamo in attesa della nuova rilevazione settimanale dei prezzi del carburante del ministero dell’Ambiente.

E così la polemica sui 18 centesimi in più al litro, tra i 5 e gli 8 euro a pieno, circa 20 euro di rincaro al mese per chi utilizza l’automobile tutti i giorni, ci ha accompagnato nei primi giorni dell’anno. Quando la politica deve alzare il tono delle polemiche per farsi sentire dai cittadini distratti dalle festività. Su alcuni giornali sono comparsi gli allarmi sulla benzina “tornata sopra i 2 euro”, mentre secondo la rivista di settore Staffetta Quotidiana questo sarebbe vero solo per alcuni distributori – Eni e Ip – sul servito, mentre il self service rimane decisamente più economico vicino a 1,8 euro a litro. Insomma, inutile benzina sul fuoco.

Tra i più polemici critici della mossa del governo Meloni c’è poi Nicola Fratoianni, che ha postato su Twitter una foto con prezzi del diesel a 2,179 e della benzina addirittura superiore: 2,209 euro a litro. Viene da chiedersi quanto sia recente lo scatto visti i prezzi molto più alti della media (e la foto sembra scattata in un tratto urbano, non in autostrada) ma in ogni caso a Fratoianni converrebbe cambiare benzinaio e chiarirsi anche le idee. Lo sconto sulle accise sul carburante non era propriamente un’idea leninista: ne godevano tutti allo stesso modo, ricchi e poveri, proprietari di Panda e di Ferrari. L’Ufficio parlamentare di Bilancio calcola che i più ricchi abbiano beneficiato del taglio oltre sei volte più che il 10 per cento più povero degli italiani. Per non parlare degli effetti ambientali per uno come Fratoianni eletto in Parlamento assieme al partito dei Verdi.

Ma il premio per la polemica più inutile se la aggiudica quella sulla speculazione. Dietro al recente rincaro dei prezzi ci sarebbero malvagi operatori privati, che sfruttando il rialzo delle accise avrebbero incrementato ulteriormente i prezzi ai danni dei poveri automobilisti vessati. Ad alimentare questa narrazione è lo stesso ministro dell’Ambiente, Gilberto Pichetto Fratin, che ha dichiarato: “Con i livelli attuali di prezzo del gas e del petrolio, io credo che un eventuale sforamento dei 2 euro sarebbe solo speculazione”. Basterebbe fare due conti: rispetto ai prezzi rilevati da Staffetta Quotidiana a fine anno, le quotazioni del 5 gennaio sono più alte esattamente di quei 18 centesimi di accise in più. Certo, c’è stata qualche variazione anche in altre componenti, ma evidentemente è stata compensata dal calo del prezzo del petrolio sceso ulteriormente durante la settimana. Ma qui sorge un dubbio: anche la speculazione che ha riportato i prezzi dell’energia al pre-invasione è cattiva?