l'intervista
I sindacati: "Il governo cambi la norma sui carburanti o sarà sciopero"
Nel settore c'è già trasparenza e le nuove norme aggiungono balzelli e criticità senza fornire soluzioni sui prezzi, ci dice il presidente di Figisc che rappresenta i benzinai. Domattina l'incontro a Palazzo Chigi. Senza modifiche i gestori resteranno chiusi il prossimo 25 e 26 gennaio
Con lo sciopero annunciato oggi per il 25 e 26 gennaio un primo risultato i benzinai l'hanno già ottenuto. Domattina alle 11,30 i rappresentanti di Faib-Confesercenti, Fegica e Figisc-Confcommercio saranno ricevuti a Palazzo Chigi dai ministri Adolfo Urso e Giancarlo Giorgetti insieme al sottosegretario Alfredo Mantovano. Al centro dell'incontro c'è il decreto approvato dal Consiglio dei ministri sulla trasparenza nel settore. Ai gestori sembra una beffa: "Non credo ci sia un settore più trasparente del nostro – dice al Foglio Bruno Bearzi, presidente di Figisc – i prezzi sono pubblicati ovunque, i fondamentali internazionali sono consultabili facilmente. Tutto quello che serve sapere è pubblico". Dal governo, Bearzi e i suoi colleghi si aspettano soluzioni. "Andiamo per ascoltare e spiegare le nostre richieste, vogliamo verificare se è possibile venirci incontro ed evitare un disagio agli utenti", dice il presidente di Figisc. Ma l'auspicio è che il decreto cambi completamente.
Cosa c'è che non va nel provvedimento? "È l'impianto generale che è sbagliato, perché impone ulteriori balzelli e criticità a una categoria che di oneri burocratici ne ha a bizzeffe. Anche l'inasprimento dei controlli con il mandato alla Guardia di Finanza può essere un problema: nessuno è controllato come noi. Se ci deve essere più trasparenza bene, ma si può fare in altri modi". Quali? "Per esempio pubblicando il prezzo medio nazionale ogno giorno sul sito dell'Osservaprezzi del ministero: non c'è bisogno di un nuovo cartello negli impianti".
In base al decreto gli impianti dovranno infatti esporre il prezzo medio nazionale, oltre a quelli praticati in modalità self e servito per diesel e benzina. "Diventa un ginepraio che non dà alcun vantaggio al cliente", sostiene Bearzi, "con il rischio che si generi ulteriore confusione o magari il presupposto per contrasti verbali, se non peggio. Siamo noi i front end della filiera, quelli che poi si prendono le maledizioni da tutto il mondo pur non avendo nessuna responsabilità sul prezzo finale. Ricordo che oltre il 60 per cento è fatto da tasse e quindi forse il maggiore responsabile dei prezzi è il governo".
Già oggi, ogni volta che il prezzo praticato varia, i gestori devono comunicarlo all'Osservatorio del ministero delle Imprese e del Made in italy – che pubblica poi sul suo sito il database consultabile da tutti – e se il prezzo resta uguale la comunicazione deve essere fatta comunque una volta a settimana. "A che serve farlo ogni giorno, anche quando il prezzo non cambia?", chiede Bearzi. "Oltrettutto con questo decreto vengono inasprite le sanzioni che già oggi costano 1.032 euro. Per un gestore che ha circa 3 centesimi di margine per ogni litro di carburante significa vendere 34mila litri, cioè il pieno di un autobotte, per ripagare una multa".
La proposta dei gestori al governo per tenere sotto controllo i prezzi è il ripristino dell'accisa mobile, uno strumento facilmente attivabile con decreto che consente di variare la componente fiscale sul prezzo in base all'andamento delle quotazioni internazionali che fanno il prezzo industriale dei carburanti. "Quando i fondamentali internazionali aumentano si riduce in maniera paritaria la quota di accisa, viceversa quando scendono si riduce anche l'accisa, mantenendo in questo modo un prezzo lineare nel tempo. Potrebbe essere uno strumento utile per reagire alle variazioni di prezzo che potrebbero esserci quando entrerà in vigore l'embargo del gasolio russo il mese prossimo".
Ma era proprio necessario proclamare lo sciopero? "Non potevamo fare diversamente, non abbiamo altri modi e strumenti per farci ascoltare. Da questo governo non abbiamo nemmeno ricevuto risposta alla richiesta di un incontro. Eppure siamo sempre stati disponibili al confronto. Ci sono una serie di problematiche che affliggono la rete a partire dalla sua ristrutturazione, siamo circa 22 mila impianti, il doppio di quelli che ci sono negli altri paesi con lo stesso numero di abitanti e abbiamo una rete spesso obsoleta con erogati molto bassi. Chiediamo che sia fatta un'azione concreta per contrastare l'illegalità che c'è in questo settore. Non sono problemi nati oggi ma la situazione è abbastanza emergenziale e la base associativa è arrabbiatissima".
Le accuse di speculazione mosse dal governo nei giorni scorsi hanno gettato "benzina sul fuoco", è il caso di dire. "Sono rimasto basito. Ci sono stati personaggi importanti del governo che hanno fatto dichiarazioni che si possono definire quantomeno azzardate. Capisco che per chi non conosce il settore sia una materia complicata, ma un ministro della Repubblica prima di dire certe cose avrebbe il dovere di informarsi meglio ed evitare figuracce", dice Bearzi riferendosi alle parole di Pichetto Fratin. "Temo che questo decreto nasca proprio per giustificare queste affermazioni. Aver alzato le accise non è un'operazione che ripagherà in termini di voto e questo sembra un tentativo per non perdere del tutto la faccia".