L'incubo fasullo dell'energia e la corsa pazza al sussidio
Prima la campagna sulle bollette del gas e elettriche, ora il carburante, che sembra schizzato a livelli fantastilionici. Gli italiani sono preoccupati, ma non nella misura indicata dai notiziari dell’apocalisse economica
Furiosi per l’energia. La mania della bolletta gratuita e eguale per tutti, come un punto di scala mobile pagato dallo stato. Prima c’è stata la campagna sulle bollette del gas e elettriche, famiglie e imprese strozzate da aumenti da paura. In tempi di inflazione e di guerra, si sa, scattano incrementi di prezzo, che riguardano sia le merci di importazione sia quelle di esportazione, esplodono costi e profitti, lievitano salari e bonifici di vario conio, il 110 per cento è simbolo della corsa pazza al sussidio, ma non l’unico simbolo. Una specie di precario equilibrio dei costi rampanti diventa l’incubo del dissesto generale, si chiude, non si arriva a fine mese. Ci sarà anche un po’ di speculazione, come sempre sono sospettati i borsisti di Amsterdam, il gioco dei tulipani che dura dal Seicento.
Ma il fenomeno diventa subito da noi romanzo, racconto nero, incubo. Immani risorse vengono dirottate a coprire i costi impossibili dell’energia. La gara del consenso non prevede eccezioni.
Si dà la caccia in modo maniacale al riscontro d’opinione, ti pago la bolletta, ti metto in grado di fronteggiare a spese della fiscalità generale l’inflazione e la guerra, l’informazione non parla d’altro. Finché si scopre, ma con un poco di buona volontà era chiaro da subito, che l’energia non può essere gratuita e compensata dallo stato per tutti, che i bilanci delle imprese e delle famiglie, salvo casi davvero eccezionali, sono compatibili con il costo del gas e dell’elettricità, tanto più che in valori relativi questi costi così come sono aumentati in modo abnorme, ecco che decrescono in modo altrettanto rapido e significativo.
Però si procede per inerzia. E viene il momento in cui il carburante per auto e autotrasporto sembra essere schizzato a livelli fantastilionici, e invece non è vero, la media del prezzo, fatta salva la fine dello sconto su alcune accise, questione di centesimi al litro, derubricato il differenziale con certe stazioni di pompaggio e rifornimento sulle autostrade, è più o meno quello di prima. Dicono: il paese reale. Ma chi vive una vita normale sa che non c’è alcun incubo nell’animo degli italiani, dei consumatori, di chi con il carburante ci lavora, non nella misura indicata dai servizi dei telegiornali e dai notiziari vari dell’apocalisse economica. C’è preoccupazione, sì, con toni e ragionamenti normali.
Nel frattempo, si parli di rigassificatori o di ricerche sulla geotermia, ci permettiamo il lusso di diffidare del commercio delle materie prime energetiche, delle fonti nuove e diversificate di approvvigionamento, e quel bisogno di energia a basso costo per far marciare il sistema produttivo, per far quadrare i bilanci familiari, ecco che si vanifica e trasfigura nell’altro incubo, quello ambientalista. Ci permettiamo anche il lusso di lamentarci di un inverno relativamente mite, chiave di volta insieme alle decisioni dell’Unione europea del calo dei prezzi che ci avevano incantato come una favola, come un fantasy assassino, terroristico. Ci prendiamo in giro da soli, ci esponiamo al ridicolo, e per tanti che gemono sotto il peso di un’economia scarsamente produttiva, di salari ridicolmente troppo bassi, di sindacati che da decenni non fanno il loro mestiere, di imprenditori miopi e taccagni, tanti altri fanno i giocolieri d’opinione con bollette, gas, fonti energetiche varie. Tanto ci pensa lo stato e per lui il governo di turno, e ora c’è anche un governo che non vede l’ora di scaricare il barile dell’energia, delle tasse, dell’ambiente, sulla iper-regolamentazione imposta dalla convivenza europea. Bè, continuiamo così, continuiamo a farci del male.