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il caso

I benzinai rilanciano lo sciopero mentre l'Antitrust indaga sui prezzi

Maria Carla Sicilia

Le ispezioni dell'autority nelle sedi di Eni, Esso, Italiana Petroli, Kuwait e Tamoil agitano le acque alla vigilia dell'incontro con il ministro Urso. I gestori sul piede di guerra per i nuovi obblighi, sanzioni e controlli

La pace tra il governo e i benzinai è durata il tempo di un fine settimana. I sindacati dei gestori hanno infatti deciso di confermare lo sciopero indetto per il 25 e il 26 gennaio, dopo aver valutato nel merito il decreto per la trasparenza dei prezzi dei carburanti che è stato pubblicato sabato in Gazzetta Ufficiale. L'intenzione era quella di sciogliere la riserva domani, alla luce degli impegni che avrebbe assunto il governo durante il tavolo tecnico convocato alle 14,30 al ministero delle Imprese e del Made in Italy. E invece, nelle stesse ore in cui l'Antitrust ha condotto alcune ispezioni nelle sedi delle società Eni, Esso, Italiana Petroli, Kuwait e Tamoil, i gestori hanno comunicato che la trattativa così non va.

 

A commentare i fatti è il sindacato Fegica. “Non può dire oggi che i gestori si sono comportati correttamente e domani evocare l’intervento della Guardia di Finanza e dell’Autorità garante della Concorrenza e del Mercato”, dice in una nota il presidente Roberto Di Vincenzo: “L’incontro previsto per domani non nasce certamente sotto i migliori auspici, né ci mette in uno stato d’animo sereno”.

 

Le indagini che si sono svolte questa mattina nelle sedi delle compagnie petrolifere nascono dai controlli che l'Antitrust ha condotto sulle violazioni riscontrate dalla Guardia di Finanza. Ai danni dei consumatori non c'è alcun cartello per distorcere il mercato ma l'omessa comunicazione del prezzo praticato al sito del Mimit, prezzo che finisce nel database dell'Osservaprezzi consultabile online. In alcuni e più sporadici casi si riscontrano anche la mancata esposizione o la difformità dei prezzi praticati rispetto a quelli indicati. Entrambe le violazioni sono imputabili a chi gestisce la pompa di benzina e non al marchio, ma l'Agcm vuole verificare che le imprese petrolifere abbiano “adottato misure o iniziative idonee a prevenire e a contrastare queste condotte illecite a danno dei consumatori”.

 

La situazione è “grave se non forse ridicola”, ha commentato il presidente di Fegica Di Vincenzo, con l'Autority che “indagherebbe sui petrolieri non per le loro eventuali responsabilità ma perché non avrebbero sorvegliato i benzinai evidentemente rei di aver speculato sui prezzi”.

 

I numeri dell'operazione restano comunque molto limitati. Rispetto a una rete di quasi 22mila punti vendita, sono circa mille quelli coinvolti dalle verifiche dell'Antitrust. Più nel dettaglio sono 376 pompe di benzina di Eni, 40 di Esso, 383 di Ip, 175 Kuwait e 48 Tamoil. Secondo i dati che la Guardia di Finanza ha condiviso con l'Antitrust le violazioni commesse sarebbero 2.809 su 5.187 controlli effettuati e i fatti contestati riguardano per più di 2.000 casi l’omessa comunicazione settimanale dei prezzi al ministero e il resto la mancata esposizione o la difformità dei prezzi praticati rispetto a quelli indicati.

 

Il nuovo decreto aggiungerà altri obblighi a quelli finora in vigore. La comunicazione dei prezzi al ministero diventa quotidiana, mentre fino a ieri i gestori dovevano far sapere i prezzi solo in caso di variazione e almeno una volta a settimana. Ci sarà poi da esporre un nuovo cartello con il prezzo medio regionale. I benzinai hanno 15 giorni di tempo per adeguarsi alle nuove misure, che ritengono inutili dal punto di vista dell'effetto sui prezzi e potenzialmente dannose. “Si moltiplicano le possibilità di errore e dunque di essere sanzionati”, spiegano addetti ai lavori.

 

Domani sarà il ministro Adolfo Urso a ricevere i rappresentanti della filiera, dai gestori alle imprese della distribuzione, della logistica e della raffinazione. Ma dopo il polverone dell'Antitrust i sindacati vorrebbero che a intervenire fosse direttamente la premier Giorgia Meloni: “Al presidente del Consiglio facciamo appello direttamente perché riassuma alla responsabilità collegiale del governo la direzione del negoziato e perché cessi questo continuo stillicidio di iniziative e provvedimenti assunti da singoli esponenti, i quali sembrano giocare ciascuno una propria partita”, dice Di Vincenzo. Lo sciopero al momento resta confermato.

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  • Maria Carla Sicilia
  • Nata a Cosenza nel 1988, vive a Roma da più di dieci anni. Ogni anno pensa che andrà via dalla città delle buche e del Colosseo, ma finora ha sempre trovato buoni motivi per restare. Uno di questi è il Foglio, dove ha iniziato a lavorare nel 2017. Oggi si occupa del coordinamento del Foglio.it.