Impalcature montate sulle facciate di palazzi in ristrutturazione (Ansa)

Slogan mistificatori

Cosa c'è di ridicolo nell'indignazione contro l'edilizia verde europea

Oscar Giannino

La destra italiana e le associazioni della proprietà immobiliare fingono che la direttiva arrivi dal Parlamento europeo, mentre se ne parla da anni. Perché le urla sul miglioramento energetico sono infondate

"La casa delle famiglie italiane è sacra”, “no con tutte le forze all’attacco che l’Europa porta agli italiani”, “Bruxelles vuole imporci la patrimoniale, giù le mani dalle nostre case”. Nelle due ultime settimane la destra italiana e le associazioni della proprietà immobiliare scandiscono a gote piene slogan mistificatori patriottard-nazionalistici mistificatori. L’atto barbarico da sventare sarebbe la direttiva comunitaria sul miglioramento energetico del patrimonio immobiliare. Senonché le urla sono del tutto infondate per tre ragioni. Si finge di scoprire la questione ora che la direttiva arriva al Parlamento europeo, mentre se ne discute da anni. L’Italia ha sperperato un Perù in bonus edilizi in questi anni, non mirati bene come avveniva altrove. Infine, se si legge la direttiva, essa non dice affatto ciò che si strepita in Italia. Il dibattito europeo sul contenimento delle emissioni climalteranti del patrimonio immobiliare vetusto inizia addirittura 13 anni fa, non c’era bisogno di aspettare il pazzo terrorista Putin. Solo che la politica italiana ha preferito far finta di niente. Malgrado che tra i suoi 12 milioni di unità immobiliari ben il 73,7 per cento si collochi nelle tre fasce più basse di prestazione energetica, cioè la E, la F e la G, e che solo il 26 per cento sia nelle classi dalla A alla D. 

 

Come si sono comportati altri grandi paesi europei? La Francia dal 2019 ha incentivato oltre 1 milione di interventi. Le famiglie beneficiarie sono state individuate per classe di reddito e per diverse aree territoriali di reddito-costi medi, il primo scaglione entro 21.760 euro fino all’ultimo entro i 56.130 euro. Il fine era la riqualificazione energetica, individuando un prezzo massimale sussidiato per ogni tipo diverso di intervento.  Per i condomini, la detrazione era entro il 25 per cento dell’importo dei lavori. In Inghilterra, dove già da aprile 2018 non si possono stipulare nuovi affitti per unità che non siano almeno in classe E, e che da aprile 2020 ha esteso il limite a tutti i contratti in essere anche precedenti, non sono mai stati introdotti incentivi statali a fondo perduto. Solo prestiti a tasso agevolato. C’è un limite preciso di spesa per il lavoro necessario all’innalzamento di ogni classe, ed è stato favorito l’accesso dei proprietari alle Energy Service Company specialiste in tali interventi, per le quali è più agevole accedere ai prestiti statali del Green Deal Finance Plan. Anche nel caso tedesco l’efficientamento energetico era unico scopo primario del bonus, attribuito con detrazione pari al 20 per cento delle spese ammesse per ristrutturare.

 

In Italia abbiamo varato il Bonus ristrutturazione con detrazione al 50 per cento entro i 96 mila euro; il Bonus verde per giardini con detrazione al 36 per cento; il Bonus facciate con detrazione al 60 per cento; il Bonus immobili ristrutturati  per l’acquisto di unità in cui l’intervento è già avvenuto o in corso con detrazione pari al 50 per cento della spesa d’intervento o del 25 sul costo d’acquisto; il Sisma Bonus; l’Ecobonus con detrazioni dal 50 al 75 per cento in caso di condomini a seconda degli interventi realizzati; e naturalmente il Superbonus con detrazione al 110 per cento, l’unico ad avere come fine la risalita certificata verso classi energetiche più efficienti. Per quasi tutti si è prevista la cessione del credito o lo sconto immediato in fattura. Senza identificare classi di reddito dei beneficiari, senza l’unica priorità dell’innalzamento di classe energetica, con agevolazioni così elevate da impedire ogni contrasto tra proprietari e aziende per il contenimento dei prezzi. Abbiamo speso più di 3 punti di pil a carico dello stato, abbiamo rilanciato l’edilizia, ma abbiamo alimentato frodi e inefficienza. La Banca d’Italia, in un occasional paper già richiamato sul Foglio da Luciano Capone, ha bocciato radicalmente il Superbonus, visto che nella migliore delle ipotesi si ripaga al 2100. La stragrande maggioranza degli interventi ipersussidiati ha riguardato infissi e serramenti e cappottature di edifici, non sistemi avanzati di caldaie a condensazione e pompe di calore (in tutto, l’8 per cento). 

 

La direttiva europea, poi, non prevede affatto il divieto di vendita-affitto per classi energetiche inefficienti. Né che al 2030 tutte le unità immobiliari debbano essere nelle tre classi più efficienti. Poiché è una direttiva e non un regolamento, va recepita da un piano ad hoc di ogni paese membro, deciso da ogni parlamento. L’obiettivo minimo è cominciare dal 15 per cento delle unità meno efficienti, nel nostro caso cioè almeno dal 15 per cento del 34 per cento totale di immobili in classe G, cioè partire da interventi su un primo blocco pari al 5 per cento dell’intero patrimonio immobiliare italiano. Chi urla in Italia su questo tema, o lo fa per ignoranza, e passi, o è in malafede. Scegliete voi.