l'audizione
Per abbassare i prezzi della benzina serve concorrenza, non esporre il prezzo medio
Finora le critiche alla misura introdotta dal decreto Trasparenza erano arrivate dai benzinai. Ora anche l'Antitrust spiega al governo perché il nuovo cartello da installare nei distributori di carburanti rischia di essere inutile e controproducente
Inutile e controproducente. La sintesi stringata di quello che l’Antitrust pensa riguardo all’esposizione del prezzo medio regionale nei distributori di benzina è più o meno questa. Il presidente dell’Autorità, Roberto Rustichelli, l’ha spiegato oggi ai deputati della commissione Attività produttive che nel corso della settimana sono stati impegnati in una serie di audizioni sul decreto per la Trasparenza. Il provvedimento approvato dal governo nel pieno delle polemiche sull’aumento dei prezzi dei carburanti, lo scorso 10 gennaio, introduce tra gli altri l’obbligo di aggiungere un cartello in ogni pompa di benzina con il valore medio regionale calcolato dal ministero delle Imprese e del Made in Italy sulla base dei prezzi comunicati dai gestori. Sulla misura – “di buon senso”, secondo la presidente del Consiglio Giorgia Meloni – s’erano avvitate le trattative con i benzinai che alla fine per protesta hanno chiuso per un giorno gli impianti.
Le polemiche, stabilisce in un certo senso l’Antitrust oggi, non erano poi così infondate. Intanto perché “la media aritmetica del prezzo regionale risulta molto poco rappresentativa dell’effettivo contesto competitivo in cui un impianto di distribuzione di carburanti opera”, ha detto Rustichelli ai deputati. Il motivo è che in questo mercato le dinamiche che fanno il prezzo sono determinate da costi differenti, logistica, densità di distributori e livello della domanda che hanno senso solo se si prendono in considerazione micro contesti. Non solo. Un nuovo cartello “potrebbe perfino indurre in confusione alcuni consumatori”, come ripetono da settimane i sindacati dei gestori.
Il rischio probabilmente peggiore è però un altro. E cioè quello di ammazzare la concorrenza, vera garanzia di risparmio per gli automobilisti. La misura “rischia di ridurre la variabilità di prezzo”, spiega l’Autorità, perché potrebbe spingere le imprese a “convergere automaticamente su un ‘prezzo focale’ seguito da tutti i distributori concorrenti”. Un rilievo, questo, mosso da diversi rappresentanti del settore che assume però un valore diverso ora che a metterlo nero su bianco è l’Antitrust. Ciò che è utile per i consumatori è invece scegliere consapevolmente. Quindi “bene il potenziamento della visibilità del prezzo praticato, anche attraverso strumenti informatici, ma non è necessario introdurre un meccanismo di calcolo e di diffusione dei prezzi medi”. Con queste considerazioni in mano tocca ora ai deputati valutare possibili emendamenti. Uno arriverà sicuramente da Forza Italia, che proporrà di sostituire il cartello con un Qr code collegato al sito dell’Osservaprezzi.